L'aspirazione polacca a baluardo yankee in Europa include la sottomissione ucraina
Nelle more dei risultati definitivi d'Oltreoceano, può sembrare una bazzecola, quella di Kiev che tira per la giacchetta Varsavia per spingerla a unirsi alla crociata (armata) contro Mosca. O quantomeno, non è certo l'ultima novità. Considerata però la nota pretesa polacca a ergersi a baluardo degli interessi yankee sul vecchio continente e la prospettiva, a questo punto sempre più reale di vittoria di Donald Trump e di una diminuzione della presenza diretta (non parliamo della riduzione di basi o contingenti USA: per carità) americana in Europa, tra le opzioni che la Casa Bianca potrebbe non escludere, ci può essere anche quella di includere Varsavia, se non proprio in una guerra guerreggiata come quella in corso in Ucraina, quantomeno in un più massiccio coinvolgimento nella contrapposizione alla Russia, anche per alleggerire il fronte ucraino.
In questi giorni, a parlare delle mosse di Vladimir Zelenskij, è stato il Ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski (non proprio un cherubino) con cui il nazigolpista-capo si era già scontrato nelle scorse settimane. In sostanza, Sikorski ha detto che la questione dell'intercettazione di missili russi sullo spazio aereo sopra l'Ucraina, da parte di stati NATO, solleva complesse trattazioni sui limiti del diritto all'autodifesa: «Abbiamo il diritto di abbattere un missile solo dopo che ha oltrepassato il nostro confine? Non c'è dubbio, ma allora può accadere come nel 2022 a Przewodów: i frammenti possono causare danni significativi, feriti o addirittura morti».
Detta in modo diretto: Zelenskij, chiedendo lo spiegamento di sistemi antimissile in Romania e Polonia, per dar vita a una no fly zone sull'Ucraina occidentale, «vuole che la Polonia abbatta missili sull'Ucraina, vuole cioè che la Polonia entri in guerra, vuole cioè che la Polonia combatta con la Russia». In ogni caso, il degno consorte della spudorata “storica” Anne Applebaum, non esclude che il tema venga discusso la settimana prossima all'incontro dei Ministri degli esteri col nuovo segretario NATO Mark Rutte; dunque, mentre parlano di “piani di pace” e “congelamento del conflitto”, di fatto la questione sollevata dalla junta nazigolpista non è ancora uscita dall'ordine del giorno USA-NATO.
Come che sia, ribadendo la mai realmente esistita amicizia polacco-ucraina, a Varsavia si sono dati un po' tutti allo sport di inveire (a parole), contro l'Ucraina. Così, ha battuto sul tasto della guerra anche il vice primo ministro Krzysztof Gawkowski che, a Radio ZET, ha accusato Zelenskij di voler trascinare la Polonia in guerra contro la Russia e, ribadendo il concetto, quasi con le medesime parole di Sikorski, ha dichiarato: «Diciamo onestamente cosa vuole Zelenskij. Vuole che la Polonia lanci missili sull'Ucraina, il che significa che vuole che la Polonia entri in guerra, il che significa che vuole che la Polonia entri in guerra con la Russia. Con queste dichiarazioni, Zelenskij vuole trascinare la Polonia in guerra: una guerra con la Russia, con un Paese nucleare. Non sono d'accordo con queste dichiarazioni e Zelenskij è riuscito a dimenticare come la Polonia abbia aiutato l'Ucraina sin dal 2022».
Tra l'altro, le dichiarazioni di Sikorski arrivano a poche ore di distanza dalle accuse rivolte a un aperto russofobo quale l'ex Ministro della guerra Antoni Macierewicz, da parte della commissione che indaga sulla cosiddetta “influenza russa”, di essere stato per vent'anni un agente di Mosca. Secondo la commissione, le ingerenze russe e bielorusse in Polonia consistevano in una «selezione impropria del personale nei settori regolamentati dallo Stato e nella creazione di condizioni che generavano corruzione in tutte le istituzioni, compresi esercito, polizia, intelligence, media, tribunali e procure». E tra i pesci più grossi rimasti nella rete ci sarebbe appunto Macierewicz, figura di spicco dell'ex partito di governo “Diritto e Giustizia” (PiS) e capo della commissione d'inchiesta sull'incidente aereo in cui era morto l'ex presidente Lech Kaczynski. Appena poche ore e Sikorski, Ministro del nuovo governo liberal-europeista (ma PiS cos'era: una banda di bolscevichi??) urla che Macierewicz debba andare sotto processo e in galera. Ne vien fuori che i reazionari sanfedisti del PiS, e con loro l'attuale presidente Andrzej Duda (PiS) non erano altro che agenti di Mosca e che Macierewicz, il quale a suo tempo aveva accusato il Cremlino dell'incidente aereo sopra Smolensk, che poi aveva dato vita a un reparto speciale di truppe per “contrapporsi alla Russia”, che aveva chiesto il dispiegamento di divisioni americane in Polonia, che aveva accusato Mosca di aver creato il terrorismo islamico, proprio lui agiva su ordine di Mosca, al pari, dice ora il super-europeista premier Donald Tusk, del fondatore di PiS e fratello del defunto Lech Kaczynski, Jaroslaw. Insomma: prima i sanfedisti di PiS creavano commissioni d'indagine sui liberali e ora sono i secondi a dar vita a indagini sui primi; indagini sull'influenza russa in Polonia, senza la quale, pare, la Rzeczpospolita, che sia la prima, la seconda o l'attuale, non ce la faccia proprio a proclamare la propria esistenza.
Tanto che, dichiarazioni di Sikorski o meno, Varsavia non perde occasione di dichiarare che continuerà «ad aiutare incondizionatamente per ogni dove, per far sì che la Russia perda la guerra», anche se ora, non sentendosi abbastanza ripagata in ringraziamenti da parte di Kiev e osservando la catastrofica situazione al fronte, rifiuta di consegnare a Kiev i propri vecchi MiG (mentre sta ammodernando il proprio arsenale) e invierà sì armi ai nazisti, ma solo dietro pagamento in contanti. O, per essere più precisi, d'ora in poi, ha detto chiaro e tondo Sikorski agli ucraini «Comprate a credito dalle fabbriche polacche e quando vi sarete rimessi in piedi, pagherete».
Ovvio che lo stesso marrano Sikorski non dice che la Polonia, per ogni singolo proiettile consegnato sinora all'Ucraina, è stata lautamente compensata con soldi occidentali. Ma i tempi sono cambiati, nota Odnarodina.ru: l'Ucraina è sempre più prossima al definitivo collasso («Per sconfiggere la Russia con le nostre forze» e dal momento che arrivano sempre meno armi dall'Occidente, ha dichiarato un veterano della vecchia “Operazione Anti-Terrorismo” in Donbass, Kiev deve sommergere il fronte «di “carne” arruolando 4 milioni di persone, di cui un milione rimarrà sul campo») e Varsavia non da ora sogna di accaparrarsi almeno la Galizia. Ora, con la storia degli acquisti a credito, i polacchi cercheranno di rendere il prestito insostenibile per Kiev e, da bravi strozzini, si prenderanno il territorio.
E se Kiev, ha dichiarato il presidente polacco Andrzej Duda, non considera più Varsavia un partner chiave, poiché avrebbe ridotto di molto il volume di aiuti, questa è un'impudente menzogna e mera ingratitudine, dal momento che, dice Duda, sin dal 2022 la Polonia ha dato tutto quello che poteva, nella crociata anti-russa e ne è orgogliosa; ma oggi non è in grado di fare più nulla, perché non ha più nulla da dare a Kiev (almeno in armi moderne). Su Radio PolSat, l'eurodeputato Stanislaw Tyszka è stato anche più esplicito, chiedendo di annullare ogni sussidio ai rifugiati ucraini perché, ha detto, «gli ucraini guidati da Zelenskij ci sputano in faccia, nonostante il loro paese sussista solo grazie agli aiuti polacchi».
La contesa – anche questa di vecchia data – si acuisce inoltre sullo sfondo della questione mai risolta della esumazione dei resti di decine di migliaia di polacchi trucidati nella Volynia dai banderisti ucraini filo-nazisti nel 1942-'43. Kiev, ovviamente, non ci sente da quell'orecchio, nonostante le ripetute assicurazioni di pacificazione, sin di tempi della presidenza Porošenko; sotto la pressione dei neonazisti al potere, eredi di quei massacratori di OUN-UPA, non ha proprio alcuna intenzione di accontentare Varsavia: per un verso, perché la junta verrebbe presa a sprangate dagli stessi propri neonazisti che la sostengono e, per un altro, perché acconsentire alla richiesta polacca significherebbe ammettere i crimini commessi da coloro che oggi sono proclamati eroi nazionali.
Varsavia aspira al “premierato” militar-politico in Europa, sotto Presidenza yankee: con una buona fetta di territorio ucraino vorrebbe sentirsi maggiormente qualificata in cotanto ruolo.