Le 3 ipotesi rimaste in Siria
di Michelangelo Severgnini
In opposizione alla slavina costituita dalla convinzione comune e frettolosa che vede la Turchia come mandante dell’operazione dell’HTS che ha portato alla caduta di Assad, da un paio di settimane sto riportando documenti ufficiali e non di rado correzioni di traduzioni dal Turco, sorprendentemente manipolate per far dire “ai Turchi” cose che non hanno detto.
L’ultimo episodio è avvenuto due giorni fa, quando il pensiero espresso da Erdogan in un discorso più ampio è stato arbitrariamente distorto per provare una tesi infondata quanto evidentemente cara a molti: il sostegno turco a HTS con l’obiettivo di annettersi parti della Siria, magari in accordo con Israele.
Questa la traduzione corretta.
“Se la Prima guerra mondiale ha ridefinito i confini della nostra regione, cosa sarebbe successo se le condizioni fossero state diverse? Molto probabilmente, le città che chiamiamo Aleppo, Idlib, Hama, Damasco e Raqqa sarebbero state le nostre province, proprio come Antep, Urfa e Hatay”.
Nella traduzione di molti siti russi ed occidentali la frase finale è diventata: “Aleppo, Idlib, Hama, Damasco e Raqqa saranno nostre province” e il titolo: “Erdogan annuncia il piano di annessione dei territori siriani”. Insomma, un periodo ipotetico relativo al passato (la parola “olacakt?” in Turco è condizionale passato) è diventato un futuro, quindi una promessa lanciata al mondo, l’annuncio di un piano.
A chi giova questo gioco? Chi lo promuove? A quale fine?
Tuttavia ragionando sui vari scenari possibili in Siria, a seconda delle varie ipotesi che si possono fare sulla posizione turca, ne emergono 3, al momento gli unici rimasti in piedi.
Evidentemente conoscere la posizione turca aiuta a spiegare di solito il resto. Ma qual è la posizione turca?
Ecco le 3 ipotesi.
1) La Turchia è a conoscenza del piano di HTS (tant’è che pubblicamente da mesi invita Assad a normalizzare le relazioni tra Turchia e Siria e a prendersi cura insieme della situazione al confine in vista di una soluzione definitiva), informa Russia e Iran, gli altri firmatari degli accordi di Astana, ma decide di non intervenire, se non per cominciare una guerra parallela sul campo contro le formazioni curde dell’SDF. In questa ipotesi Israele è un nemico.
2) La Turchia è a conoscenza del piano di HTS, anzi lo sostiene, lo finanzia, lo dirige. La Turchia è il mandante dell’operazione, o comunque tra i mandanti. Israele è un alleato.
3) La Turchia è a conoscenza del piano di HTS, è tra i mandanti dell’operazione, ma in questo caso Israele è nemico ed è in corso una competizione tra Turchia e Israele su chi sarà in grado di approfittare meglio della caduta di Assad.
Queste sono le 3 ipotesi rimaste in piedi all’oggi. Ipotizziamo ora come va a finire, nei tre diversi casi.
1) La Siria rimane integra, l’opposizione siriana prende le redini dello Stato non senza aperture nei confronti dei Ba’athisti di Assad. I Curdi rientrano a far parte della vita democratica del Paese, ma le SDF sono smantellate e il PKK espulso dalla Siria. Le basi russe restano al loro posto, Israele ridimensionato sul Golan, Trump ritira i militari americani e la sostanza degli accordi di Astana viene rispettata.
2) La Siria viene smembrata e, dal momento che Turchia e Israele sono alleati, le SDF devono essere smantellate e il PKK espulso dalla Siria, Israele si prende una consistente parte di territorio nel sud della Siria impedendo la continuità sciita tra Iran ed Hezbollah, mentre la Turchia si prende una consistente parte di territorio a nord della Siria, un terzo piccolo stato alawita nasce per consentire ai Russi la presenza delle loro basi.
3) La Siria viene smembrata, le forze curde dell’SDF danno origine al Kurdistan con il supporto di Israele che estende il territorio curdo fino ai propri confini in modo da assicurarsi una zona cuscinetto robusta e l’interruzione della continuità territoriale sciita. In questo caso la Turchia entra in guerra con Israele e il PKK, ne esce sconfitta ed Erdogan è costretto a lasciare, con le buone o con le cattive.
Questi sono i 3 scenari.
Se è vero che Erdogan è un mandante dell’operazione, non credo che abbia sottovalutato il possibile compiersi del terzo scenario: ritrovarsi abbandonato da Russia e America a fronteggiare Israele.
Pertanto, se Erdogan resta comunque un mandante dell’operazione di HTS all’interno di un’alleanza e in collaborazione con Israele, allora a saltare sarà il PKK e il sostegno di Israele alle forze curde al momento è solo di facciata.
Se però Erdogan non è un mandante dell’operazione di HTS e pertanto le parole del governo turco di queste settimane sono sincere, allora l’integrità della Siria è un valore per la Turchia in modo da evitare di spalancare le porte a un Kurdistan al confine sostenuto da Israele.
Quest’ultima, ovvero la n.1, è tra le 3 l’ipotesi che ritengo più plausibile.
Altri fatti vengono a irrobustire questa tesi.
Nel giugno del 2023 HTS stipula un accordo con le SDF per importare nel oro territorio il petrolio illegalmente estratto nelle zone da loro controllate e così dar vita ad un monopolio. La notizia non piace ai Turchi, che minacciano un intervento contro HTS. Tuttavia la disputa rimane sul piano diplomatico. Ma dietro ai Curdi ci sta Israele, questo la Turchia lo sa.
Il 22 settembre 2024 Erdogan lancia un appello pubblico sulla stampa ad Assad: "Non c’è un minuto da perdere”.
Il 23 ottobre Ankara subisce l’attacco terroristico di una cellula del PKK.
Il 13 novembre la Turchia rompe ogni relazione con Israele. Erdogan dichiara: “Il governo della Repubblica di Turchia, sotto la guida di Tayyip Erdogan, non continuerà né svilupperà le relazioni con Israele, la nostra coalizione al governo è risoluta nella sua decisione di tagliare i legami con Israele e manterremo questa posizione anche in futuro. Noi, come Repubblica di Turchia e il suo governo, abbiamo attualmente interrotto tutte le relazioni con Israele”.
Se l’ipotesi n.2 dunque perde forza, significa che tra PKK e Erdogan ne rimarrà uno solo. E l’unico modo che Erdogan ha per salvarsi è all’interno dell’ipotesi n.1. Cioè che la Turchia non sia un mandante e che per la Turchia l’integrità territoriale sia un valore.