Nativi. Come le riserve indiane ispirarono i campi di concentramento nazisti

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Nativi. Come le riserve indiane ispirarono i campi di concentramento nazisti


di Raffaella Milandri

La capacità dell'America di mantenere un'aria di robusta innocenza sulla scia della morte di massa dei Nativi Americani pare che abbia colpito Hitler come un esempio da emulare. Nel 1928, Hitler osservò, con approvazione, che i coloni bianchi in America avevano “ridotto i milioni di pellerossa a poche centinaia di migliaia”.

«L'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari», diceva Antonio Gramsci. Aveva ragione, la storia non ha scolari che acquisiscano insegnamenti positivi ma, come vedremo, sono le ispirazioni negative e tragiche, invece, che spesso vengono riprese, replicate e “implementate”. Secondo molti studiosi, è questo il caso del trattamento riservato ai Nativi Americani e, in generale, delle leggi razziali statunitensi, tra cui le Leggi Jim Crow, che avrebbero quindi influenzato il regime nazista nella formulazione delle Leggi di Norimberga del settembre 1935.

Andiamo a vedere come.

Innanzitutto, occorre accennare all’ampio movimento dell’eugenetica, iniziato alla fine del XIX secolo, emerso nel Regno Unito, per poi diffondersi in molti Paesi, tra cui gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia (paesi guarda caso in mano ai colonialisti), e la maggior parte dei Paesi europei (come Svezia e Germania). Le politiche eugenetiche, razziste, erano volte a migliorare la qualità del patrimonio genetico delle loro popolazioni e vi aderirono eminenti personaggi come Sir Winston Leonard Spencer Churchill e Dwight D. Eisenhower. La supremazia in tali politiche toccava agli Stati Uniti, come afferma James Q. Whitman, professore alla Yale Law School: “All'inizio del XX secolo, l'America era la principale giurisdizione razzista del mondo”.

È importante ricordare come oggi, anche nell’ultimo censimento del 2020, la popolazione statunitense sia stata divisa in Black or African American, Neri o Afroamericani, Asian, Asiatici, American Indian o Alaska native, Indiani Americani e Alaskani, Native Hawaiian and Other Pacific Islander, Nativi Hawaiani e altri Isolani del Pacifico, Some Other Race, altre razze e, infine Two or more Races. La maniacale cura con cui vengono riportate le “razze” la dice lunga su una mentalità erede delle famose Leggi Jim Crow, obbrobrio disumano di discriminazione razziale, sulla quale non mi soffermo in quest’articolo.

 Whitman esplora metodicamente come i nazisti si siano ispirati al razzismo americano della fine del XIX e dell'inizio del XX secolo per perpetrare i loro piani razziali. Egli osserva che, nel “Mein Kampf”, Hitler elogiava l'America come l'unico Stato che avesse fatto progressi verso una concezione principalmente razziale della cittadinanza, “escludendo alcune razze dalla naturalizzazione”. Quando Hitler elogiava le restrizioni americane sulla naturalizzazione, aveva in mente la Legge sull'Immigrazione statunitense, Immigration Act del 1924, che imponeva quote nazionali ed escludeva del tutto una parte di nazionalità ed etnicità.

Per gli osservatori nazisti, questa era la prova che l'America si stava evolvendo nella giusta direzione, nonostante la sua speciosa retorica sull'uguaglianza. La Legge sull'Immigrazione statunitense giocò un ruolo di facilitazione nell'Olocausto, perché le quote impedirono a migliaia di ebrei, tra cui Anna Frank e la sua famiglia, di raggiungere l'America. Il libro di Whitman “Il modello americano di Hitler: Gli Stati Uniti e la creazione della legge razziale nazista” (Hitler's American Model: The United States and the Making of Nazi Race Law) del 2017 ha ricevuto ampi consensi nel mondo accademico, diventando un punto di riferimento e sdoganando una serie di articoli su giornali e riviste prestigiose. Whitman dimostra la misura in cui le leggi razziali degli Stati Uniti, come abbiamo detto, abbiano influenzato il regime nazista nella formulazione delle Leggi di Norimberga. “Il modello americano di Hitler” di Whitman, con la sua analisi comparativa delle leggi razziali americane e naziste, si unisce a studi precedenti come “L'Occidente americano e l'Oriente nazista” di Carroll Kakel, una discussione fianco a fianco del Destino Manifesto e del Lebensraum; e “La connessione nazista” di Stefan Kühl, che descrive l'impatto del movimento eugenetico americano sul pensiero nazista.

“La legge razziale negli Stati Uniti”, uno studio del 1936 dell'avvocato tedesco Heinrich Krieger, cercò di risolvere le incongruenze nello status giuridico degli americani non bianchi. Krieger concludeva che l'intero apparato era irrimediabilmente opaco, nascondendo obiettivi razzisti dietro giustificazioni contorte. Perché non dire semplicemente cosa si intende? Questa era una delle principali differenze tra il razzismo americano e quello tedesco. Gli eugenisti americani non facevano mistero dei loro obiettivi razzisti, e le loro opinioni erano tanto diffuse che F. Scott Fitzgerald le presentò ne “Il Grande Gatsby”.

Vediamo alcuni punti.

Nel 1935, la Germania nazista approvò due leggi radicalmente discriminatorie ispirate alle leggi americane: la Legge sulla cittadinanza del Reich, Reich Citizenship Law e la Legge per la protezione del sangue e dell'onore tedesco, Law for the Protection of German Blood and German Honor. Insieme, queste furono conosciute come le Leggi di Norimberga e gettarono le basi legali per la persecuzione degli ebrei durante l'Olocausto e la Seconda Guerra Mondiale. Ma, come dicevamo, quando i nazisti decisero di privare legalmente dei diritti e di discriminare i cittadini ebrei, non si limitarono a proporre idee dal nulla.

Avevano studiato attentamente le leggi di un altro Paese. Secondo James Q. Whitman, quel Paese erano gli Stati Uniti. In particolare, i nazisti ammiravano le leggi Jim Crow che discriminavano i neri americani e li segregavano dai bianchi americani, e discutevano se introdurre una segregazione simile in Germania. Afferma Whitman: “Uno dei punti di vista nazisti più sorprendenti era che Jim Crow era un programma razzista adatto negli Stati Uniti, perché i neri americani erano già oppressi e poveri. Ma in Germania, al contrario, dove gli ebrei, secondo i nazisti, erano ricchi e potenti, era necessario adottare misure più severe”. Per questo motivo, i nazisti erano più interessati al modo in cui gli Stati Uniti avevano trattato i Nativi Americani, i filippini e altri gruppi come non-cittadini, che vivevano negli Stati Uniti o nei loro territori.

Le leggi contro i matrimoni misti: “L'America aveva, con un ampio margine, la legge più severa di questo tipo”, afferma Whitman. Esse proibivano i matrimoni interrazziali in trenta dei quarantotto Stati. “In particolare, alcune leggi statali minacciavano severe punizioni penali per i matrimoni interrazziali. Era qualcosa che i nazisti radicali erano molto desiderosi di fare anche in Germania”. L'idea di vietare i matrimoni tra ebrei e ariani presentava ai nazisti un dilemma: come avrebbero fatto a capire chi era ebreo e chi no? Dopotutto, le categorie razziali ed etniche erano state costruite socialmente e le relazioni interrazziali producevano figli che non rientravano perfettamente in una sola casella.

Ancora una volta, i nazisti guardarono all'America.

C'era una grande quantità di giurisprudenza americana su come classificare chi appartenesse a quale razza. Le controverse regole statunitensi della “one-drop”, goccia unica (di sangue) stabilivano che chiunque avesse un'ascendenza nera era legalmente nero e non poteva sposare un bianco. Le leggi definivano anche ciò che rendeva una persona asiatica o nativa americana, al fine di impedire a questi gruppi di sposare i bianchi (solo la Virginia aveva una “Eccezione Pocahontas” per le famiglie bianche di spicco che affermavano di discendere da Pocahontas). Anche le Leggi di Norimberga crearono un sistema per determinare chi appartenesse a quale gruppo, consentendo ai nazisti di criminalizzare il matrimonio e il sesso tra ebrei e ariani. Piuttosto che adottare la “regola della goccia unica”, i nazisti decretarono che una persona ebrea era chiunque avesse tre o più nonni ebrei. Il che significa, nota Whitman, “che la legge americana sulla classificazione razziale fosse molto più severa di qualsiasi cosa i nazisti stessi fossero disposti a introdurre in Germania”.

Non dovrebbe sorprendere, quindi, che i nazisti non fossero condannati in modo uniforme negli Stati Uniti prima che il Paese entrasse in guerra. Nei primi anni '30, gli eugenisti americani accolsero le idee naziste sulla purezza razziale e ripubblicarono la loro propaganda.

Il programma di sterilizzazione forzata della California pare abbia ispirato la legge di sterilizzazione nazista del 1934. Il primo movimento eugenetico tedesco fu guidato da Wilhelm Schallmayer e Alfred Ploetz. Henry Friedlander ha scritto che, sebbene i movimenti eugenetici tedesco e americano fossero simili, il movimento tedesco era più centralizzato e non conteneva tante idee diverse come il movimento americano. A differenza del movimento americano, la Società tedesca per l'Igiene Razziale, German Society for Racial Hygiene, rappresentava tutti gli eugenisti. Lo storico Edwin Black ha scritto che, dopo che il movimento eugenetico si era affermato negli Stati Uniti, si era diffuso in Germania. Gli eugenisti californiani iniziarono a promuovere l'eugenetica e la sterilizzazione all'estero a scienziati e medici professionisti tedeschi. Nel 1933, la California aveva sottoposto a sterilizzazione forzata più persone di tutti gli altri Stati Uniti messi insieme. Il programma di sterilizzazione forzata ideato dai nazisti fu in parte ispirato da quello della California, che colpì duramente, tra gli altri, i Nativi Americani.

Al ritorno dalla Germania nel 1934, dove più di 5.000 persone al mese venivano sterilizzate con la forza, il leader dell'eugenetica californiana C. M. Goethe si vantò con un collega:

“Le interesserà sapere che il nostro lavoro ha avuto un ruolo importante nel formare le opinioni del gruppo di intellettuali che sono dietro Hitler in questo programma epocale. Ovunque ho percepito che le loro opinioni sono state enormemente stimolate dal pensiero americano... Voglio che lei, caro amico, porti con sé questo pensiero per il resto della sua vita, ovvero che ha davvero spinto all'azione un grande governo di 60 milioni di persone” (tratto da Eugenics and the Nazis, the California connection, articolo di Edwin Black https://www.sfgate.com/opinion/article/Eugenics-and-the-Nazis-the-California-2549771.php  ).

Il ricercatore eugenetico statunitense Harry H. Laughlin nel 1934 fu invitato a una cerimonia di premiazione presso l'Università di Heidelberg in Germania per ricevere un dottorato ad honorem per il suo lavoro sulla “scienza della pulizia razziale”. A causa di limitazioni finanziarie, Laughlin partecipò alla cerimonia e lo ritirò dall'Istituto Rockefeller. In seguito, condivise con orgoglio il premio con i suoi colleghi, affermando che riteneva che simboleggiasse “la "comprensione comune degli scienziati tedeschi e americani sulla natura dell'eugenetica”" (Lombardo, P. A., 2008, Three generations, no imbeciles: Eugenics, the Supreme Court, and Buck v. Bell, Johns Hopkins University Press).

Veniamo a un’altra “ispirazione” di provenienza statunitense. Nel 1924 ebbe luogo la prima esecuzione con camera a gas, in Nevada. In una storia della camera a gas americana, Scott Christianson afferma che l'agente fumigante Zyklon-B, concesso in licenza ad American Cyanamid dall'azienda tedesca I.G. Farben, fu preso in considerazione come agente letale, ma si rivelò poco pratico. Tuttavia, lo Zyklon-B fu utilizzato per disinfettare gli immigrati che attraversavano il confine a El Paso, una pratica che non passò inosservata a Gerhard Peters, il chimico che fornì una versione modificata dello Zyklon-B ad Auschwitz. In seguito, le camere a gas americane furono dotate di uno scivolo che consentiva di far cadere le palline di veleno. Earl Liston, l'inventore del dispositivo, spiegò: “Tirare una leva per uccidere un uomo è un lavoro duro. Versare l'acido in un tubo è più facile per i nervi, è come innaffiare i fiori”. Lo stesso metodo fu introdotto ad Auschwitz, per “alleviare lo stress” delle guardie delle SS.

(Per approfondire: https://theweek.com/world-news/35581/how-america-inspired-third-reich )

I campi di concentramento: “I campi di concentramento non sono stati inventati in Germania”, disse Hitler nel 1941. “Sono gli inglesi i loro inventori, che utilizzano questa istituzione per spezzare gradualmente la schiena ad altre nazioni”. Gli inglesi avevano gestito dei campi in Sudafrica, sottolinearono i nazisti. I propagandisti del Partito evidenziarono allo stesso modo le sofferenze dei Nativi Americani. I nazisti non avevano certo torto nel citare i precedenti americani. Thomas Jefferson parlò della necessità di “eliminare” o “estirpare” i Nativi Americani.  L'autore canadese Baron Alexander Deschauer, scrivendo per il Mirror Online, ha detto che il suo libro Campi di concentramento del Canada, del 2017, espone le somiglianze tra i campi nazisti di Hitler e le riserve indiane. “È questa idea di contenere le persone, di cancellare le loro identità sostituendo i loro nomi con dei numeri e di spezzare il loro spirito con le percosse se non rispettano le regole che si possono vedere nei terribili campi di concentramento creati successivamente sotto il regime nazista”, scrive.

È possibile che un regime noto per la sua barbarie clinica sia stato ispirato da un Paese come il Canada, meglio conosciuto per i suoi campi di grano, le Montagne Rocciose e le opportunità illimitate? Deschauer sostiene che Hitler ha fuso la sua visione del Terzo Reich con il conflitto tra “cowboy e indiani” da cui era attratto. Come milioni di altri tedeschi, amava le storie d'avventura di Karl May e conservava l'intera collezione di opere nella sua stanza da letto. Era particolarmente interessato ai campi, che negli Stati Uniti e in Canada erano conosciuti come riserve indiane.

Deschauer scrive: “Non è chiaro se Hitler abbia tratto ispirazione diretta dal sistema canadese o statunitense, ma la sua metodologia era molto simile. Il governo degli Stati Uniti aveva creato dei campi di concentramento già nel 1838; l'uso di questo metodo divenne prevalente dagli anni '60 del XIX secolo, quando i confini degli Stati Uniti si spostarono verso ovest”. I governi statunitense e canadese si riferivano a questi campi di concentramento come a “riserve indiane”, ma vi erano anche le scuole residenziali indiane, che erano spesso dei campi di lavori forzati. “Mentre i campi nazisti durarono poco più di un decennio, quelli canadesi continuarono per quasi 150 anni”, dice Deschauer.

Gilles Petiquay, nativo canadese, ha raccontato che a ogni alunno della scuola di Pointe Bleus che frequentava, veniva assegnato un numero. “Ricordo che il primo numero che avevo nella scuola residenziale era il 95”, ha detto. “Ho avuto quel numero - 95 - per un anno. Il secondo numero era il numero 4. L'ho avuto per un periodo più lungo. Il terzo numero era il 56. Anche questo l'ho tenuto per molto tempo. Camminavamo con il numero addosso”.

“I nazisti comprendevano il ruolo dei loro campi. In superficie, fornivano una fonte di manodopera gratuita, soggetti disponibili per i loro esperimenti medici e un luogo dove mettere i dissidenti senza ucciderli del tutto, almeno inizialmente”, ha detto Deschauer .

I campi nazisti si assicuravano che tutti i corpi abili venissero messi al lavoro, producendo giocattoli, scarpe e munizioni. Si trattava di una componente chiave della strategia di Hitler. La sua guerra era totale: culturale, fisica ed emotiva. Il suo obiettivo era quello di ripulire la Germania e il mondo dalle persone indesiderate (dagli ebrei agli zingari) e dalle culture indesiderate. Come indesiderati, e fortemente, sono stati i Nativi Americani.

Torniamo a Karl May e alla romanticizzazione tedesca dei Nativi Americani. Hartmut Lutz coniò il termine Indianthusiasm (Indiantusiasmo, entusiasmo Indiano) per questo fenomeno, sul quale rimando a una lettura per chi vuole approfondire a questo link:       https://is.muni.cz/th/u3xbw/German_Indian_Enthusiasts.pdf.

Accenno un argomento sconosciuto ai più: il piano che riguardò i Nativi Americani.

Uno dei piani – falliti - di Goebbels fu di conferire lo status di ariano onorario alle tribù di Nativi Americani, nella speranza che si ribellassero ai loro oppressori. La promessa di Hitler, propagandata negli Stati Uniti da vari esponenti, tra cui  Elwood A. Towner, uno strano personaggio che si era dato il nome di Red Cloud, Nuvola Rossa, e  che vestiva da nativo americano con tanto di copricapo di piume, fu proprio di dare la cittadinanza ariana ai Nativi Americani, di cui ammirava la cultura, e di restituire loro le terre rubate. Ma il piano fallì e, come sappiamo, i Nativi Americani combatterono nell’esercito americano e non solo: attraverso i code-talker – Navajo e altri - e l’uso delle lingue native come codice, diedero un aiuto fondamentale per la vittoria degli Stati Uniti.

Nel maggio del 1933, Heinz Spanknöbel ricevette l'autorità da Rudolf Hess, Vice Führer, per formare un ramo americano ufficiale del Partito Nazista. Il ramo era conosciuto come Amici della Nuova Germania negli Stati Uniti. Il Partito Nazista si riferiva ad esso come Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi degli Stati Uniti.                       L'organizzazione di Spanknöbel era apertamente filonazista ma ebbe vita breve. Sembra però che correnti naziste e neonaziste abbiano sempre aleggiato negli Stati Uniti, come in altri Paesi.  

Il neonazismo emerse come ideologia durante la fine degli anni Settanta, cercando di utilizzare la propria ideologia per promuovere l'odio e la supremazia bianca, e attaccare le minoranze razziali ed etniche. È un fenomeno globale con una rappresentanza organizzata in molti Paesi e reti internazionali. Prende in prestito elementi dalla dottrina nazista, tra cui l'ultranazionalismo, il razzismo, la xenofobia, l'omofobia, l'antisemitismo, l’anticomunismo. Organizzazioni come l’American Nazi Party, la National Alliance e la White Aryan Resistance si sono formate nella seconda metà del secolo scorso. La National Alliance, fondata negli anni '70 da William Luther Pierce, è stato il gruppo neonazista più grande e più attivo negli Stati Uniti negli anni '90.

Secondo il Southern Poverty Law Center, la National Alliance ha perso la maggior parte dei suoi membri entro il 2020, ma è ancora presente negli Stati Uniti. Altri gruppi, come Atomwaffen Division e l’Aryan Nations, definita dall'FBI una “minaccia terroristica”, e dalla RAND Corporation la “prima rete terroristica davvero diffusa in tutto il paese” hanno preso il suo posto. I gruppi neonazisti americani si sono spostati verso un'organizzazione più decentralizzata e verso reti sociali online con un obiettivo terroristico. A causa degli ideali di supremazia bianca, non è escluso – ma finora nessuno ne ha parlato apertamente - che alcuni loro esponenti siano implicati in casi di MMIP, Missing and Murdered Indigenous People, una delle piaghe che affligge la comunità nativa americana: donne, bambini e uomini nativi che scompaiono, e che vengono trovati senza vita.

Raffaella Milandri

Raffaella Milandri

 

Scrittrice e giornalista, attivista per i diritti umani dei Popoli Indigeni, è esperta studiosa dei Nativi Americani e laureata in Antropologia.
Membro onorario della Four Winds Cherokee Tribe in Louisiana e della tribù Crow in Montana. Ha pubblicato oltre dieci libri, tutti sui Nativi Americani e sui Popoli Indigeni, con particolare attenzione ai diritti umani, in un contesto sia storico che contemporaneo. Si occupa della divulgazione della cultura e letteratura nativa americana in Italia e attualmente si sta dedicando alla cura e traduzione di opere di autori nativi. Attualmente conduce un programma radiofonico sulla musica nativa americana, "Nativi Americani ieri e oggi" e cura la riubrica "Nativi" su L'AntiDiplomatico.

 

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