Le vestali dell’euro
di Edoardo Laudisi per l'AntiDiplomatico
Qualche giorno fa la Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato che i rialzi dei tassi di interesse proseguiranno anche a luglio. L’aumento dei tassi di interesse serve, a detta della Bce, a contrastare l’inflazione attraverso l’apprezzamento dell’euro, in questo modo le importazioni di materie prime dall’estero (ad esempio gas liquido dagli Usa) diventano meno care e l’inflazione frena. Per contro tassi elevati penalizzano il credito e quindi innescano una spirale negativa nell’economia reale. Fin qui la manualistica, che, è bene saperlo, non è mai scritta sulla pietra. Perché un aumento dei tassi, se è atteso e quindi scontato in anticipo dagli investitori, può anche sortire l’effetto opposto e così addio effetto sul cambio e quindi sull’inflazione. Quello che invece è scritto sulla pietra ogni volta che aumentano i tassi di interesse è l’aumento della remunerazione degli assets nella valuta interessata, in questo caso l’euro, e quindi un regalone ai detentori di grossi pacchetti di asset finanziari, vale a dire praticamente tutti i fondi di investimento internazionali, le banche d’affari, i rich kids del capitalismo mondialista e compagnia cantante. Ricapitolando: l’effetto positivo dell’aumento dei tassi sull’inflazione, e quindi il beneficio per il popolino, è incerto mentre il default negativo sull’economia reale e l’aumento delle rendite ai ricconi sempre certi sono.
Allora perché la Bce insiste in questo programma incrementale dei tassi?
Risposta secca: perché la Bce è una banca privata che persegue gli interessi dei suoi azionisti di peso, rappresentati nel consiglio di ammirazione della banca stessa. Ora, il sito della Bce tiene a precisare che gli unici detentori di quote di capitale della Bce sono le Banche Centrali dei rispettivi paesi europei, ma le quote di capitale delle Banche Centrali a chi appartengono?
Secondo l’elenco pubblicato sul sito della Banca Centrale Italiana (visibile qui) ad esempio, le sue 300.000 quote appartengono a istituti di credito privati, fondi d’investimento, compagnie di assicurazioni e fondazioni. Tutti soggetti privati molto interessati all’aumento di remunerazione degli asset determinato dall’aumento dei tassi elevati. Inoltre, dal momento che si tratta di soggetti di capitale finanziario, il default negativo sull’economia reale provocato dall’aumento dei tassi non disturba più di tanto. Che la Bce non avesse nulla a che spartire con il ruolo tradizionale di una Banca Centrale era chiaro fin dall’inizio. Il ruolo principale di questa istituzione europea è di vestale dell’euro, il suo tempio di Vesta si trova a Francoforte, la sua Virgo Vestalis maxima è Christine Lagarde. A questo punto tocca per forza occuparci dell’oggetto di culto della Bce: l’€.
Se si chiede a una persona qualsiasi cosa sia l’euro, al 99% risponderà che è la moneta dell’Europa e quindi anche dell’Italia. In questa frase, che svela e al tempo stesso nasconde la vera natura della moneta unica dietro alla dichiarazione rassicurante “è la moneta dell’Europa” c’è tutto il dramma che stiamo vivendo e che sta portando il nostro sistema al collasso. Una moneta per adempire al suo scopo di mezzo di pagamento e svolgere le funzioni di misura di valore, mezzo di scambio e riserva di valore, ha bisogno di essere sostenuta e garantita da uno Stato. Senza uno Stato alle spalle che ne riconosca il corso legale, la moneta poggia su basi fragili. Ora l’Europa, di cui l’euro è la moneta, non è uno Stato ma un’unione di Stati tenuti insieme neanche da una costituzione ma da trattati europei (Maastricht e poi Lisbona) scritti sulla sabbia.
Ne consegue che la moneta euro non potendo appartenere a ciò che non esiste, non appartiene a nessuno e, come tutte le cose che non appartengono a nessuno, finisce per appartenere a chi se la prende, che di solito è il più forte. Ufficialmente l’euro è emesso e gestito dalla Bce. Come abbiamo visto i portatori di interessi della Bce sono organismi privati, banche d’affari, fondi finanziari e assicurativi, fondazioni. Le decisioni in tema di politica monetaria prese dalla Bce quindi, in assenza di uno stato europeo, non sono mai prese nell’interesse della collettività ma solo a vantaggio di quei pochi che controllano la moneta. Se poi, come nel caso del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (Pepp), le decisioni prese per sostenere i portatori di interesse provocano un beneficio indiretto anche al popolino, meglio, ma si sappia che l’obbiettivo strategico della manovra non era quello, ma sostenere il sistema di interessi. Se invece, come nel caso attuale del rialzo dei tassi di interesse, il popolino ha da soffrire, beh, che si consoli mangiando brioche.
Siamo al ribaltamento totale del concetto di Keynes e del nostro Federico Caffè secondo i quali la politica monetaria doveva essere uno strumento in mano agli Stati finalizzato a migliorare le condizioni di benessere economico dei cittadini e compensare i disequilibri provocati dal mercato. Uno strumento espansivo e al servizio dei paesi, non di ristretti gruppi di interesse privato. Così come è stato concepito l’euro è la negazione di tutto questo e sancisce il passaggio da un sistema economico liberal-democratico con forti correttivi sociali a uno fondato su un’oligarchia che comanda su tutto e di tutto dispone a suo piacere.