L’Eurasia riparte da Almaty: la risposta cinese al caos globale

Energia, logistica e lotta al terrorismo: il patto Cina-Asia Centrale per un ordine multipolare

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L’Eurasia riparte da Almaty: la risposta cinese al caos globale

Il sesto incontro dei ministri degli Esteri Cina-Asia Centrale, tenutosi sabato ad Almaty, ha segnato un ulteriore passo avanti nel consolidamento del partenariato strategico tra Pechino e i cinque Stati centroasiatici (Kazakhistan, Kyrgyzstan, Tajikistan, Uzbekistan e Turkmenistan). L’evento, oltre a preparare il terreno per il secondo vertice Cina-Asia Centrale previsto entro fine anno, ha delineato una roadmap ambiziosa fondata su cinque proposte cinesi, critiche verso l'unilateralismo statunitense e una visione condivisa di multilateralismo e sicurezza regionale.

Le cinque proposte della Cina

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, membro dell’Ufficio Politico del Partito Comunista, ha presentato cinque pilastri per approfondire la cooperazione:

   1) Fermezza nella fiducia reciproca e promozione dell’armonia, sottolineando il rispetto per la sovranità e i modelli di sviluppo nazionali.

   2) Collaborazione vantaggiosa, con enfasi su progetti infrastrutturali, connettività digitale ed economia verde nell’ambito della Belt and Road Initiative (BRI).

   3) Rafforzamento istituzionale, per garantire stabilità ai meccanismi diplomatici esistenti.

   4) Impegno per equità e giustizia internazionale, in opposizione a pratiche protezionistiche unilaterali.

   5) Amicizia intergenerazionale, mirata a costruire legami culturali e politici duraturi.

Wang Yi ha criticato apertamente gli Stati Uniti per le “tariffe arbitrarie imposte unilateralmente su oltre 180 paesi”, definendole una violazione dei diritti legittimi della comunità internazionale. La risposta cinese, secondo il ministro, non è solo una difesa degli interessi nazionali, ma una salvaguardia dell’ordine globale basato su regole condivise.

Asia centrale e BRI

I ministri centroasiatici hanno espresso consenso unanime nel allineare le strategie nazionali alla BRI, riconoscendone il potenziale per lo sviluppo economico e la stabilizzazione regionale. Particolare attenzione è stata dedicata alla lotta contro il “triplice male” (terrorismo, estremismo e separatismo) e alla cooperazione nel contrasto alla criminalità transnazionale, elementi cruciali per la sicurezza di un’area geopoliticamente sensibile.

Il sostegno all’Iniziativa per la Sicurezza Globale proposta dalla Cina riflette, inoltre, la volontà di Pechino di posizionarsi come garante di stabilità in contrasto alle dinamiche caotiche del panorama internazionale.

L'incontro ha inoltre evidenziato una netta divergenza tra la visione cinese di multilateralismo e le pratiche unilaterali associate agli Stati Uniti. I paesi centroasiatici hanno elogiato il ruolo della Cina come “forza stabilizzatrice” in un mondo sempre più frammentato, sostenendo il sistema commerciale internazionale e condannando il protezionismo. Questo consenso rafforza la leadership alternativa cinese, basata su rispetto reciproco e cooperazione win-win in ambito economico.

Prospettive future

Oltre agli impegni politici, le parti hanno discusso progetti concreti per potenziare il ruolo dell’Asia Centrale nella sicurezza energetica e alimentare globale, nello sviluppo di corridoi logistici (come il corridoio Cina-Europa via Asia Centrale) e nella stabilizzazione delle supply chain. Il prossimo vertice, per cui questo incontro ha preparato le basi, sarà un banco di prova per trasformare le dichiarazioni in azioni, specie in settori critici come le energie rinnovabili e la digitalizzazione.

L’incontro di Almaty conferma quindi la crescente influenza cinese in Asia Centrale, regione chiave per gli interessi geopolitici ed economici di Pechino. La sinergia tra sicurezza, sviluppo infrastrutturale e critica al unilateralismo occidentale disegna un nuovo equilibrio di potere, con la Cina come attore centrale in una regione storicamente contesa. In un mondo sempre più polarizzato, il partenariato Cina-Asia Centrale emerge non solo come progetto economico, ma come pilastro di un ordine multipolare in formazione.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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