Libano, Bielorussia e Venezuela: 3 esempi di cospirazione e ingerenza dell'imperialismo

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Libano, Bielorussia e Venezuela: 3 esempi di cospirazione e ingerenza dell'imperialismo

di Ângelo Alves, Commissione Politica del Partito Comunista Portoghese

da http://avante.pt/

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it



In Libano si approfitta della catastrofe per sviluppare un'operazione che, analogamente a quanto avvenuto nel contesto della «Primavera araba», mira a una riconfigurazione politica che si propone di legare quel paese ai piani imperialisti nella regione. Ciò che spinge l'imperialismo in Libano non sono i veri problemi che imperversano da anni e che sono radicati nel modo in cui, sin dall'indipendenza, si è tentato di creare un Libano formalmente "indipendente" ma in realtà subordinato agli interessi dell'ex potenza coloniale, la Francia e poi a quelli dell'imperialismo statunitense. È nella grande borghesia legata all'alta finanza, con profondi legami con Stati Uniti, Francia e Arabia Saudita, che risiede la fonte della corruzione sistemica. Il sistema politico confessionale è stato imposto dall'imperialismo per impedire una reale unità e indipendenza nazionale e per nutrire questa borghesia. Ma la realtà ha prevalso e, soprattutto dopo l'aggressione israeliana del 2006, la situazione politica libanese si è evoluta con l'affermazione di forze patriottiche, come Hezbollah, che hanno svolto un ruolo reale nella difesa della sovranità e che non hanno permesso, come l'imperialismo vorrebbe, che il Libano funga da piattaforma per la guerra in Siria e per il confronto con l'Iran: questo è ciò che muove la macchina dell'interferenza, non i diritti di quel popolo o la corruzione.


In Bielorussia, e indipendentemente dai problemi e dalle contraddizioni reali, è evidente che l'imperialismo sta tentando ancora una volta di fagocitare quel paese nella sfera di influenza della NATO, degli Stati Uniti e dell'Unione Europea nella logica del confronto con la Federazione Russa. La ricetta è quella tradizionale: mettere in discussione le elezioni e poi contestarne la legittimità e i risultati. Come per la "rivoluzione arancione" in Ucraina, compaiono personalità e organizzazioni straniere associate alle manifestazioni, caratterizzate da violenza provocatoria e precedute dal caos organizzato. Gli eventi in Bielorussia sono avvenuti in coincidenza con il tour di Pompeo in Repubblica Ceca, Slovenia, Austria e Polonia e con la provocatoria decisione di rafforzare la presenza militare statunitense in quest'ultimo Paese. Anche qui a guidare l'imperialismo non sono né la democrazia né i diritti di quel popolo. In realtà, non è la prima volta che vengono tentate manovre di ricatto e interferenza in un paese chiave nel gioco geostrategico dell'Europa orientale, che mantiene la proprietà pubblica delle sue importanti risorse. Non ci sono dubbi: l'agenda che si sta sviluppando è una replica delle "rivoluzioni colorate" che, va ricordato, hanno installato un regime di natura fascista in Ucraina.


Il Venezuela sta preparando le elezioni legislative per il 6 dicembre. L'Unione Europea è stata invitata a mandare osservatori. La risposta è stata: non veniamo, le elezioni non si devono tenere. Nel frattempo, l'Unione Europea si è associata a un vergognoso documento di ricatto, aperta interferenza e provocazione, scritto dall'amministrazione Trump e approvato da governi come Israele, Brasile, Ungheria, Ucraina, Bolivia, Colombia, tra gli altri, che mira al boicottaggio delle elezioni venezuelane. Anche qui il piano consiste in un tentativo di sabotare le elezioni, attraverso il sostegno alla narrazione della "dittatura feroce".


Questi tre esempi dimostrano che anche nel contesto della pandemia, l'imperialismo non rinuncia a un programma di confronto, cospirazione e interferenza che ha come obiettivo centrale quello di mantenere il suo dominio egemonico e sottomettere tutti i paesi e i popoli che resistono.

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