L'inquietante retroscena del Washington Post sull'incursione di Kursk
PICCOLE NOTE
Riportiamo dal Washington Post: “L’Ucraina e la Russia avrebbero dovuto inviare delegazioni a Doha questo mese per negoziare un accordo storico che ponesse fine agli attacchi alle infrastrutture energetiche da entrambe le parti, hanno affermato diplomatici e funzionari a conoscenza dei colloqui, in quello che sarebbe stato un cessate il fuoco parziale e avrebbe offerto una tregua a entrambi i paesi”.
“Ma i colloqui indiretti, con i qatarioti che fungevano da mediatori e incontravano separatamente le delegazioni ucraina e russa, sono stati ostacolati dall’incursione a sorpresa dell’Ucraina nella regione occidentale russa di Kursk della scorsa settimana, secondo i funzionari. Il possibile accordo e il vertice pianificato non erano stati resi pubblici in precedenza”. Com’è ovvio che fosse, dal momento che certe cose si fanno nel segreto perché ottengano l’esito sperato.
Così, Zelensky, in obbedienza ai suoi curatori, ha sabotato un’altra volta le possibilità di un accordo che, ovviamente, avrebbe aperto la strada a un’intesa di più ampia portata.
Probabilmente l’indiscrezione filtrata dal Washington Post sarà smentita – meglio: sfumata -, come è sempre accaduto in precedenza, altrimenti il gioco al massacro (ucraino) sarebbe troppo scoperto.
Ma che sia tutto vero lo rivelano i dettagli pubblicati dal WP, che scrive come i russi, nonostante l’irritazione per l’attacco a sorpresa, hanno detto a Doha che “non ha annullato i colloqui”, hanno solo detto di attendere. E “sebbene l’Ucraina volesse comunque inviare la sua delegazione a Doha […], il Qatar ha rifiutato perché non vedeva vantaggi da un incontro unilaterale”.
“In risposta alle domande del Washington Post – prosegue il media americano – l’ufficio presidenziale ucraino ha affermato in una nota che il vertice di Doha è stato posticipato ‘a causa della situazione in Medio Oriente’, ma si svolgerà in formato videoconferenza il 22 agosto, dopodiché Kiev si consulterà con i suoi partner per quanto riguarda l’attuazione di quanto discusso”.
L’articolo spiega che a Kiev c’era chi era scettico sulla sincerità della Russia, nondimeno i colloqui riservati avevano avuto successo, se è vero, come rivelano le fonti del Post, che “le due parti hanno concordato di tenere un summit a Doha, nel quale restavano da elaborare solo dei piccoli dettagli”.
Da tenere presente che a mediare era ancora una volta il Qatar, da tempo impegnato in una mediazione anche tra Israele e Hamas. Non è che il Qatar sia l’unico in grado di esercitare tale funzione: il punto è che, come abbiamo scritto più volte, la criticità mediorientale e quella ucraina sono cose che si richiamano tra loro.
E la risposta dell’Ucraina alle sollecitazione del WP, cioè che i colloqui sono saltati a causa della situazione in Medio oriente, se da una parte risulta elusiva, dall’altra, invece, è estremamente esplicativa.
Avevamo scritto in altre note come all’escalation mediorientale, causata dall’assassinio di Haniyeh e del numero due di Hezbollah, aveva corrisposto non a caso quella ucraina con l’invasione di Kursk, e di reputare non del tutto aleatorio che l’invasione di Kursk fosse un modo per far pressione su Putin perché a sua volta chieda a Teheran di non reagire all’improvvido omicidio israeliano.
La rivelazione del Washington Post non conferma certo le ipotesi pregresse, che tali restano, ma si può affermare che da oggi appaiono meno aleatorie di prima.
Si può notare come Zelensky abbia dichiarato che l’offensiva di Kursk dovrebbe convincere Putin a trattare. Esattamente l’opposto: Putin stava trattando, ora non può più farlo (almeno per un po’).