L'Italia vista dalla parte dei vinti
È un grande onore per l'AntiDiplomatico poter rilanciare la recensione di Marcello Bussi su Milano Finanza del libro di Pasquale Cicalese "50 anni di guerra al salario" (LAD EDIZIONI, 2023).
Si tratta di un'opera alla quale la nostra casa editrice è molto legata e ringraziamo sentitamente Bussi per lo spazio e l'attenzione riservata.
___________
Di Marcello Bussi - Milano Finanza
10 agosto 2023
Perché interessarsi al libro di un funzionario dell'Inail di Pontecagnano, provincia di Salerno, che si diletta di economia? Di dilettanti allo sbaraglio ce ne sono a vagonate, tipi eccentrici e solitamente solitari che si credono chissà chi. A che titolo parla costui: non è un cattedratico, si è laureato all'Università di Bologna quando era un vero bordello e il 18 politico non si negava a nessuno, osa addirittura intitolare il suo libro 50 anni di guerra al salario. Ma chi si crede di essere? Ha mai messo piede in Bocconi? E però viene letto con attenzione da solidi economisti come Guido Salerno Aletta e Vladimiro Giacché, perché?
Pasquale Cicalese, così si chiama l'autore del libro, sta scrivendo da tempo un'autobiografia della nazione vista da una prospettiva insolita, ignorata e bistrattata: quella dei vinti. I vinti sono in gran parte i lavoratori dipendenti che dopo l'abolizione della scala mobile nel lontano 1992 hanno visto diminuire inesorabilmente il loro potere d'acquisto, il loro status sociale. Tanti di loro, ottenebrati dalla televisione, non se ne sono accorti per lunghi anni. Cominciano a intuire qualcosa solo ora, in questa estate di prezzi folli in spiaggia e al ristorante. Si torna a parlare di salario minimo, di extraprofitti, in qualche sporadico articolo di giornale osa riaffiorare la nostalgia della scala mobile. Secondo Cicalese «siamo noi che abbiamo salari da fame non la Cina».
E a proposito di turismo, siamo veramente sicuri che debba essere il futuro del sud? «Da adolescente», ricorda Cicalese, «vedevo una TV locale crotonese che non faceva altro che parlare di turismo. Per loro tutti dovevamo essere camerieri, addetti alle pulizie delle stanze, aiuto barista». Peccato che la realtà sia altra: «Il turismo è un settore a basso valore aggiunto, dove, spesso, ci sono paghe da fame». Paghe che restano immobili anche perché «c'è la letargia della classe lavoratrice, nessuno si muove o si organizza, quasi tutti passivi, hanno rinunciato a qualsiasi lotta».
Santo cielo, ci troviamo forse di fronte a un nostalgico della lotta di classe? Verrebbe il sospetto, leggendo questi scabri frammenti autobiografici di Cicalese: «Arrivò il diploma, in molti andammo a Bologna all'Università. Scoppiò la Pantera, pensavamo che potesse aprire una stagione nuova. Ma non successe niente. La piccola borghesia prese il sopravvento e si rifugiò nel postmodernismo. Ancorati al tradizionalismo e all'antichità ci raggruppammo alla Bolognina. Per protesta, ma anche per fame, praticavamo l'esproprio proletario, come ai bei tempi. Gli anni andarono, entrai in fabbrica, vidi cosa era il capitalismo. Nel frattempo leggevo Il Capitale e Storia della follia di Foucault. La nebbia alle 5 di mattina, il sole che non vedevi mai, i ritmi di fabbrica, mangiare velocemente e male: la fatica e lo stress salivano alle stelle. Tornai a Crotone, preferii fare il cameriere». Caldamente sconsigliato ai seguaci della scuola ZTL.