Lo (strano) tandem Biden-Trump
Le ultime mosse dell'Amministrazione Biden prima del 20 gennaio mostrano un chiaro segnale
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico
Più si avvicina il 20 Gennaio, quando sarà inaugurata a Washington la seconda amministrazione Trump, tanto più si riescono a delineare quali saranno le linee di tendenza della politica USA sopratutto in materia di politica estera e militare.
Possiamo affermare questo sia dalle azioni che sta portando a termine l'amministrazione Biden, che non possono non essere state concordate con Trump e il suo “team per la transizione”. Si tratta di azioni che – come vedremo – sono di estrema rilevanza politica ed economica che impegneranno la prossima amministrazione Trump; conseguentemente possono essere fatte solo se preventivamente concordate.
Non basta; stupiscono anche alcune procedure accelerate, come per esempio l'analisi dei nuovi ministri che devono passare il fuoco di sbarramento delle commissioni parlamentari. Queste operazioni sono già iniziate, nonostante formalmente l'amministrazione Trump entrerà in carica solo il 20 Gennaio; segno questo che il gabinetto del magnate newyorkese dovrà essere pienamente in carica il prima possibile per prendere immediate disposizioni evidentemente della massima importanza. Una situazione questa che chiarisce come gli Stati Uniti vivano questa fase storica come un periodo di assoluta emergenza (se non direttamente di guerra), da affrontare dunque con procedure straordinarie e accelerate.
Le ultime mosse dell'Amministrazione Biden
Come dicevamo hanno del clamoroso le ultime operazioni poste in essere dall'amministrazione Biden che, proprio a causa della loro assoluta rilevanza, non possono essere prese autonomamente da una amministrazione che uscirà di scena tra meno di una settimana. In particolare ci riferiamo a due operazioni della massima importanza:
- L'imposizione di nuove sanzioni al settore energetico russo.
Per quanto riguarda il partenariato strategico con l'Armenia il primo pensiero che viene in mente è che si è di fronte ad una “risposta preventiva” alla sottoscrizione del trattato di partenariato strategico tra Iran e Russia che verrà firmata il prossimo 17 Gennaio a Mosca tra il presidente russo Putin e quello iraniano Pezeshkian. Anzi, non è ardito dire che il trattato armeno-statunitense è un vero e proprio cuneo conficcato nel partenariato russo-iraniano. Basta guardare come geograficamente l'Armenia è incuneata proprio tra l'Iran e la Russia. Non solo, l'Armenia uscirà ovviamente dall'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva che unisce in una coalizione per la difesa molti paesi ex sovietici tra i quali, la Russia in un ruolo chiaramente egemone, e anche l'Armenia. Non solo, Erevan aveva – in funzione anti azera - anche un alleanza di antica data con l'Iran; con la firma di questo trattato di partenariato con Washington è chiaro che anche il rapporto privilegiato con gli iraniani verrà meno. Assieme alla fine di queste alleanze diplomatiche e militari per Erevan cambierà anche il posizionamento geoeconomico; Mosca non sarà più partner commerciale privilegiato e molto probabilmente verrà sostituita da Washington. Una analista di primissimo piano come la Elena Panina (ascoltatissima al Cremlino) ha già scritto che questo partenariato tra Washington e Erevan farà del paese caucasico una “super Ucraina”.
Vista dall'angolazione del cambio della guardia a Washington comunque appare evidente come una simile mossa non può che essere concordata preventivamente tra amministrazione entrante e uscente e chiarisce come da parte di Trump non vi è in alcun modo l'idea di trovare un accordo di pace complessivo con la Russia: non possiamo manco escludere che l'unico obbiettivo geostrategico americano sia quello di allargare al Caucaso il conflitto tutt'ora in corso in Europa.
Altrettanto rilevanti sono le nuove sanzioni imposte dagli USA (e dalla Gran Bretagna) ai due giganti petroliferi russi Gazprom Neft e Surgutneftegas e alla cosiddetta frotta ombra di petroliere con le quali viene commercializzato il petrolio russo. Anche questa non può che essere una mossa precedentemente concordata con la nuova amministrazione entrante visto che comunque chi sarà chiamato ad applicarle è il Team Trump. Allo stesso modo, non si può non rilevare come una simile mossa attesti la volontà degli Stati Uniti di continuare nel tentativo di fiaccare l'economia russa, magari fino al punto di ottenere quel tanto agognato cambio di leadership al Cremlino.
Le prime mosse (annunciate) dall'Amministrazione Trump
Certamente la prima mossa (annunciata) da Trump è la volontà di acquisire la Groenlandia da parte degli USA. Un'operazione questa, che ha certamente enormi risvolti economici legati alla possibilità di sfruttare gli i giganteschi giacimenti minerari dell'isola artica. Ma vi è anche un risvolto strategico militare: gli USA attestandosi militarmente in Groenlandia possono “mettere sotto tiro” tutta la Siberia utilizzando missili a raggio intermedio, e dunque senza l'utilizzo dei missili strategici il cui utilizzo, comunque sancisce l'inizio di un conflitto senza possibili vincitori.
Appare evidente anche qui, come anche l'amministrazione Trump non intenda in alcun modo cedere anche un piccolo brandello del proprio ruolo di “unica superpotenza e gendarme del mondo” conquistato con la caduta dell'URSS.
Soprattutto, ciò che appare evidente è come – al di là delle schermaglie sui mass media specializzati in infotainment – Trump e Biden in realtà stiano lavorando in tandem non solo per garantire un passaggio di consegne ordinato, ma anche per riuscire a preservare l'Impero Occidentale.