Loretta Napoleoni - Il MAGA di Trump è esportabile in Europa?

Il nuovo mantra di derivazione della nuova Europa potrebbe essere il MEGA, Make Europe Great Again. Per la seconda volta dalla fine della Seconda guerra mondiale l’Europa ha la possibilità di confrontarsi con il proprio futuro da sola e cioe’ strutturarsi politicamente, economicamente e militarmente lontano dall’influenza americana.

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di Loretta Napoleoni,

San Diego, 15 novembre 2024



MAGA, Make America Great Again, è il battito cardiaco della nuova America e l’idea e’ che gli Stati Uniti si trovino in una profonda crisi economica e che il MAGA li curera’. Ma non e’ cosi’. Gli indicatori economici mostrano un’economia sana e che cresce, un mercato azionario in ascesa, una disoccupazione ferma al 3 per cento, un’inflazione al 2,7 per cento, in realtà era dagli anni Novanta gli Usa non godevano di un’economia tanto solida. Il MAGA ha fatto presa sulla popolazione per altri motivi, primo fra tutti le diseguaglianze che negli ultimi vent’anni sono aumentate diventato a tratti anche incontrollabili. Obiettivo del MAGA, secondo chi lo ha abbracciato, e’ ripristinare un equilibrio socio-economico meno discriminatorio all’interno di un’economia capitalista ed abbandonare le politiche WOKE, i.e. di sostegno delle minoranze, della diversità di genere ecc., perseguite dal partito democratico. Per raggiungere il primo obiettivo l’amministrazione Trump userà l’arma del protezionismo. Tariffe altissime per la concorrente Cina e piu’ basse per l’alleata Europa. Per raggiungere il secondo obiettivo basterà un cambiamento di rotta sociopolitica.

Sebbene non sia questo lo scopo dell’articolo, vale la pena menzionare lo scenario che la chiusura al commercio internazionale apre all’interno dell’economia americana: aumento dell’inflazione, che pero’ è molto bassa, con aumento dei salari. Una situazione che richiederà un intervento della Fed sui tassi d’interesse, i.e. li dovrà alzare. Se Powel mostrasse reticenza in quanto contrario alle politiche protezioniste, la Casa Bianca potrebbe decidere di controllare la Fed, i.e. a gestire direttamente la politica monetaria, se cio’ avvenisse le ripercussioni a livello mondiale sarebbero serissime. Ma è anche possibile, anzi probabile, che la Fed alzi i tassi senza obiezioni e che il MAGA funzioni.

Il MAGA, dunque, parte con grande vantaggio perche’ non e’ una politica per risolvere problemi strutturali economici, ma una strategia per riequilibrare un’economia sbilanciata ed in crescita. Discorso analogo non si puo’ fare per l’Europa i cui indicatori economici dipingono una profonda crisi.

Paradossalmente, il MAGA potrebbe rivelarsi l’occasione da sempre attesa per realizzare il sogno degli Stati Uniti d’Europa. Il nuovo mantra di derivazione della nuova Europa potrebbe essere il MEGA, Make Europe Great Again. Per la seconda volta dalla fine della Seconda guerra mondiale l’Europa ha la possibilità di confrontarsi con il proprio futuro da sola e cioe’ strutturarsi politicamente, economicamente e militarmente lontano dall’influenza americana. Nel 1989 perse questa opportunità, oggi le straordinarie metamorfosi statunitensi in via di sviluppo ripropongono una via d’uscita dall’ombra del grande alleato. Questo cambiamento non è un male se viene gestito intelligentemente e con astuzia.

Geopoliticamente l’Europa è al centro del mondo, sospesa tra l’Asia ed il continente americano, ad un passo dall’Africa, un continente in via di modernizzazione che offre grandi opportunità e grandi sfide. Storicamente, anche, l’Europa è sempre stata al centro del mondo. Fino ai due conflitti mondiali che l’hanno dilaniato, il Vecchio continente dominava il mondo. Il secolo scorso ha visto l’astro americano rimpiazzare il primato europeo. Ma è sbagliato pensare che sia il primo l’artefice della ripresa e della rinascita europea, piu’ del piano Marshall per la ricostruzione - l’ennesimo intervento americano che ne sanciva il primato- la decisione di creare un’unione di stati europei e’ stata la migliore cura.

Ma questa unione deve crescere e camminare da sola. Nel 1989 si perse una grande occasione a causa della frammentazione dell’esperimento europeo e della reticenza ad abbandonare l’ombrello protettivo americano. Invece di creare la nuova Europa, Bruxelles ha esportato il modello occidentale della guerra fredda ad est. Quando la Russia chiese a Clinton di aderire alla NATO, Bruxelles tacque di fronte alla risposta negativa americana. Il mantenimento delle tensioni geopolitiche della guerra fredda ha cristallizzato la posizione di dipendenza europea dagli Stati Uniti.

Chiusa in questa scatola di cristallo l’Europa si e’ ripiegata su se stessa producendo eccessiva burocrazia e regolamentazione. La dipendenza dal super potere americano le ha anche impedito di sviluppare un modello federalista agile che lasciasse ampio potere agli stati ma che avesse una politica estera unica. Discorso analogo vale per la dipendenza dalla NATO, la reticenza a creare un proprio esercito ha impedito all’Europa di condurre una politica estera indipendente.

È paradossale che a spingere il vecchio continente a strutturarsi in modo meno ideologico e Bruxelles in modo meno farraginoso sia proprio il trumpismo. Questo e’ il tempo della realpolitik, e che ben venga. Primo passo: ricucire i rapporti con le nazioni a noi vicine, chiudere i capitoli bellici. E speriamo che a spiegarlo alla Von Der Leyen non debba essere Donald Trump.

Il mercato europeo rimane il piu’ grande al mondo anche se non puo’ essere definito il piu’ dinamico. La via del federalismo su stampo americano potrebbe essere la migliore via.

Politicamente l’Europa deve accelerare il processo di integrazione politico, se e’ vero che gli Stati Uniti abbandoneranno l’atteggiamento ‘protettivo’ nei suoi confronti  e se e’ vero che si ristruttureranno abbandonando i vecchi sistemi burocratici e diplomatici per una gestione della politica interna ed estera piu’ agevole e piu’ consona agli interessi del loro paese, l’Europa non puo’ restare ancorata ad un passato che non esiste piu’. Bruxelles dovrebbe seguire l’esempio americano e rendersi piu’ flessibile, meno farraginosa ma soprattutto meno ideologica.

Gli Stati Uniti sono un continente e possono permettersi politiche protezioniste ma anche noi lo siamo. Cio’ non significa che dobbiamo chiuderci ma aprirci nella giusta direzione. Chiudersi ad oriente e tagliare fuori la Russia non e’ stata una mossa intelligente. L’Europa poteva giocare un ruolo chiave nella tensione tra i due vecchi blocchi ma non l’ha fatto, lo stesso vale per la situazione in Medio oriente, L’Europa ha seguito il copione americano. Per non parlare della guerra al terrorismo di Bush. Ma adesso le cose stanno cambiando, per l’amministrazione Trump l’Europa e’ un continente come gli altri, la speciale relazione che si e’ istaurata durante i due conflitti mondiali e durante la guerra fredda non esiste piu’.

Loretta  Napoleoni

Loretta Napoleoni

 

*Economista di fama internazionale. Ha insegnato alla Judge Business Schools di Cambridge e nel 2009 è stata invitata come relatrice alla Ted Conference sui temi del terrorismo. Nel 2005 ha presieduto il gruppo di esperti sul finanziamento del terrorismo per la conferenza internazionale su terrorismo e democrazia organizzata dal Club de Madrid. Autrice di diversi libri di successo tra cui Terrorismo SPAEconomia Canaglia e Maonomics, tradotto in 18 lingue, incluso l’arabo ed il cinese; ISIS, lo stato del terrore, uscito in 20 nazioni. L’ultimo si intitola Technocapitalism

 

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