Loretta Napoleoni - Il prestigiatore della politica internazionale
Confondere le idee per nascondere i veri obiettivi delle sue mosse: i giochi di prestigio di Trump svelati
di Loretta Napoleoni per l'AntiDiplomatico
Donald Trump, il grande prestigiatore politico, ha ancora una volta sconvolto i mercati, lasciato a bocca aperta mezzo mondo e condizionato le decisioni dei suoi due vicini. Il motivo? Non è facile scoprirlo. Dietro le tariffe - il 25 per cento su prodotti provenienti dal Messico e dal Canada ed il 10 per cento su quelli cinesi - si nascondono, apparentemente, motivazioni diverse che il presidente usa in modo intercambiabile. Ma non sono quelle vere, al contrario hanno il compito di confonderci per evitare che si intuiscano le vere motivazioni. È così che prima di diventare un politico Donald Trump ha gestito il suo impero, confondendo le idee a tutti.
La prima motivazione è l’emergenza Fentanyl, la droga sintetica prodotta principalmente in Cina che entra negli Stati Uniti dal Messico sulle ali del traffico di migranti gestito dal cartello messicano. Trump ha abbandonato la retorica del muro, tanto è chiaro che questo non e’ in grado di fermare il flusso sia dei migranti che del Fentanyl, ed ha rovesciato l’equazione: che ci pensi il governo messicano a bloccare entrambi. In effetti è in Messico che avviene la gestazione del traffico.
Una vittoria su questo fronte Trump l’ha gia’ portata a casa in poche ore dal lancio delle tariffe, o meglio dall’annuncio dell’arrivo delle tariffe. Il presidente messicano, Claudia Sheinbaum, ha accettato di stanziare 10 mila truppe della guardia nazionale lungo il confine per bloccare il traffico di migranti e Fentanyl e cosi’ facendo ha ottenuto la sospensione delle tariffe per un mese.
Anche Justin Trudeau, presidente del Canada, ha dichiarato che stanzierà 1,3 miliardi di dollari per rinforzare il confine canadese con gli Stati Uniti e per fermare il traffico di Fentanyl, per lo stesso motivo. E cosi’ anche le tariffe contro il Canada sono state sospese.
Altra giustificazione spesso menzionata dal presidente americano e’ il deficit commerciale con il Canada. Secondo Trump alla radice della dipendenza americana da prodotti canadesi non c’e’ il vantaggio comparato ma una serie di legislazioni che ne facilitano il flusso dal Canada agli Stati Uniti.
A riguardo vale la pena menzionare che in diversi casi e’ piu’ semplice commerciare con gli Stati Uniti che tra le province canadesi. Anche se i dazi interni non esistono, esistono altre barriere, come regolamenti diversi, requisiti di licenza o regole sugli appalti pubblici, che talvolta rendono più complicato il commercio tra province. Alcuni settori, come quello degli alcolici e dell’agricoltura, hanno maggiori restrizioni. Ad esempio, le province controllano la vendita e la distribuzione di alcolici, mentre prodotti come latte, uova e pollame sono gestiti da sistemi di approvvigionamento che limitano il commercio interprovinciale. Paradossalmente il commercio con gli Stati Uniti è regolato in modo piu’ semplice.
In realtà essendo il Canada un grande esportatore di energia, come petrolio e gas naturale, verso gli Stati Uniti gode di un surplus commerciale. A questo contribuiscono anche le catene di approvvigionamento integrate tra i due paesi, specialmente nel settore automobilistico, dove componenti e veicoli vengono scambiati più volte prima di essere completati.
Un altro fattore che dovrebbe giustificare le tariffe è la forte domanda statunitense per prodotti canadesi, come legname, minerali e prodotti agricoli. Se e’ vero che la vicinanza geografica e gli accordi commerciali rendono gli scambi più facili ed efficienti, tuttavia il maggiore flusso di importazioni dagli Stati Uniti e’ anche legato al fatto che l’economia americana e’ piu’ ricca ed il dollaro canadese è molto debole. Discorso analogo si puo’ fare per il Messico.
Trump e’ perfettamente al corrente di queste realtà e sicuramente non vuole cambiarle. Allora perche’ minacciare le tariffe?
Una probabile risposta è riuscire a migliorare le condizioni dello scambio per i settori industriali e per quelli del consumo, in altre parole massimizzare il vantaggio comparato. Che poi l’idea di annettersi il Canada gli sia passata davvero per la testa e’ possibile, in temini di sicurezza nazionale aggiungere la stella canadese alla bandiera sarebbe un bel colpo. Ma non succedera’. Neppure Trump ci crede davvero.
E’ più probabile invece che nel prossimo mese si arriverà ad accordi vantaggiosi per l’economia e la sicurezza nazionale americana con Messico e Canada, senza cambiare la carta geografica.
La vera battaglia dei dazi e delle tariffe si combatterà altrove, contro la Cina e l’Europa, ed allora ne vedremo delle belle.