Loretta Napoleoni - Trump, la Palestina e l'oligopolio globale di Silicon Valley
Trump e l'oligopolio globale di Silicon Valley | Loretta Napoleoni - l'America Sconosciuta
Il nuovo video editoriale per l'AntiDiplomatico 11 febbraio 2025
L’ultimo opinion poll della CBS news conferma il sostegno popolare di Donald Trump. Succede sempre che dopo l’inaugurazione il presidente in carica goda di una sorta di luna di miele politica con l’elettorato. Il motivo è presto detto: nelle prime settimane del cambio di guardia non succede granché. Ci vuole tempo per rimettere in moto la macchina politica. Ma Trump ha bruciato tutte le tappe ed in poco piu’ di tre settimane ha lanciato una raffica di riforme che hanno scosso l’America ed il mondo. Dai licenziamenti in massa della burocrazia di Washington ai dazi doganali fino al progetto immobiliare di Gaza, non solo il nuovo inquilino della Casa Bianca vuole ridisegnare l’assetto politico del pianeta, ma lo vuole fare in fretta.
All’America dell’High Tech piace questo presidente che sta ulteriormente spianando la strada all’oligopolio globale di Silicon Valley. Ma non piace solo ai giganti come Google, Amazon o Tesla ed ai loro dipendenti, piace anche ai gestori dei fondi d’investimento, ed in particolare a quelli dei fondi pensione, che da diversi anni hanno incanalato i risparmi degli americani in questo settore ottenendo guadagni da favola. E se piace a loro piace anche ai loro clienti, la maggior parte degli americani.
Al momento i fondi d’investimento americani, inclusi quelli pensionistici, rappresentano il 40 per cento dell’indice Standard and Poor, a sua volta il settore tecnologico corrisponde al 34,5 per cento dell’indice, la fetta più grossa e più redditizia. Alla fine del 2024 la percentuale dei fondi pensione investiti nel settore tecnologico era circa il 25 per cento, un quarto del totale. E considerando che nel 2024 piu’ della metà dell’aumento dell’indice Standard and Poor e’ stato dovuto alla crescita delle azioni dei cosiddetti magnifici sette, Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia and Tesla, non sorprende che i gestori dei fondi prediligano queste imprese guidate da mega tecnocapitalisti come Bezos e Musk, tutti sostenitori di Trump.
Per ora la politica di Trump, forte della supremazia tecnologica americana, piace agli americani perche’ ogni mese vedono crescere il gruzzoletto depositato nei pacchetti azionari dei magnifici sette. E questa cuccagna mensile gli fa dimenticare la natura antidemocratica e clientelista della nuova amministrazione ed i pericoli del consolidamento dell’oligopolio globale tecnologico.
Punte di diamante di queste malformazioni politico finanziarie sono l’immobiliarista Trump e l’uomo piu’ ricco del mondo, Elon Musk, ormai entrato in politica grazie all’amico Donald. Musk sta ridisegnando la struttura burocratica ed amministrativa della capitale americana secondo principi libertari, sta tagliando con l’accetta del profitto i settori definiti meno produttivi, come se lo stato fosse un’impresa a scopi di lucro e non una costruzione politica al servizio della società intera.
Trump ha dichiarato che sarà lui, in veste di magnate dell’immobiliare, e non in quella del presidente degli Stati Uniti, a sviluppare la striscia di Gaza, a trasformarla nella versione medio-orientale della Florida di Mar-a-Lago e ad impedire ai palestinesi di tornarci. È un precedente molto pericoloso, tradizionalmente il presidente degli Stati Uniti non puo’ gestire alcun business, anzi deve rinunciare a qualsiasi posizione o carica privata. Durante il primo mandato Trump ha passato il suo impero a membri della sua famiglia, che lo hanno gestito. Nel secondo mandato non c’e’ stato neppure il tentativo di farlo.
La privatizzazione delle cariche pubbliche e’ un fenomeno ormai diffuso tra i politici e lo e’ perche’ chi li vota l’accettano. Gli americani lo fanno perche’ piu’ importante della democrazia e della giustizia e’ il portafogli, ma attenzione senza le prime due quest’ultimo si puo’ svuotare facilmente e ci si puo’ ritrovare come i palestinesi, senza casa, senza patria, senza speranza.