L'Ucraina e la stampa: masochisti a cui piace farsi fregare o servi?
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La crisi dei missili di Cuba non appartiene alla mia esperienza diretta; ho solo un vago ricordo dell'inquietudine dei miei genitori. Solo molti anni dopo ho scoperto che se fosse dipeso dal Pentagono sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale: tutti i generali e i sedicenti esperti, infatti, sostenevano che i sovietici avrebbero sicuramente attaccato per primi, quindi era necessario lanciare preventivamente bombe atomiche contro di loro. La Storia ha dimostrato che erano degli idioti, dei fanatici o più probabilmente degli stronzi ma non mi risulta che neanche uno di loro sia stato incriminato per istigazione al genocidio (che a mio parere dovrebbe comportare l'impiccagione) e neppure sia caduto in disgrazia.
Ero invece maturo e consapevole nel 2003, quando il Pentagono e il generale Powell giustificarono l'invasione dell'Iraq con la presenza di armi di distruzione di massa: piuttosto che subire un futuro, inevitabile attacco di Saddam Hussein, era necessario scatenare una guerra preventiva. In quella occasione ci cascai, stupidamente. Ma quando fu dimostrato che era stato tutto un pretesto e che di armi chimiche non ce n'era neanche una, non mi sono limitato a vergognarmi della mia ingenuità e ad ammettere apertamente il mio errore: ho perso qualsiasi fiducia nel Pentagono e nei media americani. Come dice proverbio di queste parti, "fool me once, shame on you; fool me twice, shame on me", se mi freghi una volta la colpa è tua, se mi freghi due volte è mia".
Molti dei giornalisti italiani che da settimane sbattono in prima pagina senza alcuna cautela (le verifiche neppure sanno cosa siano) ogni esternazione del Pentagono e di Biden sulla Russia e sull'Ucraina, nel 2003 erano adulti se non già nel mestiere. Delle due l'una: o sono dei masochisti a cui proprio piace, fisicamente, farsi fregare, oppure sono dei servi.
Propendo per la seconda ipotesi. Basta leggere i titoli trionfanti del "Fatto" (che cito perché è il meno peggio) sulla morte di una grande italiana come Monica Vitti: "L'omaggio della stampa mondiale e del New York Times". Degli squallidi, insicuri e mediocri provinciali, disperatamente in cerca dell'approvazione dei loro padroni.