L'Ucraina ha veramente attuato "il 90% delle riforme della Commissione UE"?

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L'Ucraina ha veramente attuato "il 90% delle riforme della Commissione UE"?



di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

Nel vertice di Bruxelles del 14 e 15 dicembre si discuterà il futuro dell’Ucraina nell’Unione Europea. L'8 novembre 2023, è arrivato il primo sì della Commissione Europea (CE) per avviare i negoziati di adesione. La presidente della Commissione europea (CE), Ursula von der Leyen, ha annunciato che Kiev ha implementato il 90% delle raccomandazioni della commissione sull'attuazione delle riforme necessarie per diventare un Paese membro. Ma è davvero così?

L’Ucraina dovrà superare il grosso scoglio dell’Ungheria, che intende porre il suo veto perché teme l’impatto economico dell’adesione e preferisce un partenariato strategico con Kiev. La questione, tuttavia, non riguarda solo il soddisfacimento dei requisiti economici per entrare nell’Unione, ma degli stessi principi fondamentali che caratterizzano i sistemi democratici, quei diritti di cui l’Unione Europea vuole farsi bandiera. Almeno a parole.

Nel rapporto della CE si legge che l’Ucraina ha “continuato a progredire sulle riforme democratiche e sullo stato di diritto”. Nel complesso “il quadro giuridico resta favorevole all’organizzazione di elezioni democratiche”, nonostante nel periodo in esame non si siano svolte elezioni. E non se ne svolgeranno, perché il presidente Zelensky le ha definitivamente sospese per tutta la durata della legge marziale. Le elezioni possono essere considerate democratiche se il Paese garantisce il rispetto di alcune libertà fondamentali: libertà di riunione, libertà di associazione e libertà di espressione. Queste libertà in Ucraina sono in serio rischio, se non proprio negate, da ben prima della guerra con la Russia.

Libertà di riunione pacifica

In Ucraina non esiste una legge speciale su riunioni e manifestazioni. Le restrizioni alla libertà di manifestare sono state poste in essere dalla legge marziale, in vigore in Ucraina dal 24 febbraio 2022.

Tuttavia, secondo quanto denuncia in forma anonima un attivista per i diritti umani sono consentite le riunioni di gruppi di estrema destra e manifestazioni organizzate da funzionari governativi. Basterà ricordare i “rituali vikinghi” del battaglione Azov per il “Sol Invictus” o le celebrazioni in onore di Stephan Bandera. Si potrà dire che si tratta di folklore, seppur dal sapore nazista. Ma non c’è solo questo.

In certe occasioni e in determinate circostanze, la sicurezza ha consentito proteste di carattere politico, ma solo se a favore del governo. Ad esempio nell’ottobre-novembre 2023 sono state svolte manifestazioni per chiedere di destinare tutti i fondi di bilancio agli armamenti e non all’edilizia. Come risultato la Verkhovna Rada ha trasferito le entrate dai bilanci locali al bilancio statale, cioè sotto il controllo del governo centrale.

Nelle ultime settimane i familiari dei militari in prima linea hanno chiesto una legge che limiti il periodo di mobilitazione a 18 mesi, probabilmente su spinta di alcuni settori dell’esercito.

Le manifestazioni contro la guerra, di sinistra o antifasciste sono vietate da ben prima del 24 febbraio 2022. L’attivista ricorda che, a partire dal 2014, è stato praticamente impossibile svolgere una protesta o un sit in, anche senza legge marziale. I manifestanti venivano sempre attaccati da estremisti di destra, con l'inerzia o il sostegno attivo della polizia.

Un esempio per tutti è quello dei fratelli Mikhail e Aleksandr Kononovich, arrestati per aver organizzato una manifestazione contro la guerra nel febbraio 2022. Nel corso degli anni hanno subito diversi attacchi da parte di attivisti nazisti a causa della loro attività politica. I comunisti non sono i soli obiettivi delle incursioni dei nazisti ucraini. La scorsa primavera i fedeli ortodossi sono stati più volte presi di mira dal gruppo nazista C14 ed esponenti di Pravy Sector, mentre pregavano fuori dalla Pecherska Lavra di Kiev, poiché considerati “agenti di Mosca”.

Pertanto, la libertà di riunione pacifica in Ucraina viene sistematicamente violata, nonostante un quadro giuridico favorevole.


Libertà di associazione

La legislazione ucraina consente alle autorità di mettere fuori legge qualsiasi partito di opposizione. Il 14 maggio 2022, il presidente Zelenskyj ha firmato un provvedimento per semplificare la procedura per vietare le associazioni politiche. Questa legge sarà sempre in vigore, non solo durante la legge marziale.

Di conseguenza già nell’estate del 2022, in Ucraina sono state vietate le attività di 14 partiti, tutti di sinistra e alcuni di opposizione. Da molto prima, nel 2015, il regime di Kiev ha adottato una legge che prevede una responsabilità penale fino a 5 anni di reclusione per l’uso di simboli comunisti e di “propaganda comunista”. La scorsa primavera, ad esempio, un cittadino del distretto di Nikopol è stato denunciato per una maglietta con l’immagine dell’Unione Sovietica e la falce e martello.

Il Partito Comunista Ucraino (KPU) è stato definitivamente messo al bando il 7 luglio 2022 con la confisca di proprietà e beni dell’organizzazione e dei dirigenti. Lo scorso agosto, il leader comunista Petro Simonenko è stato indagato in contumacia per aver partecipato a due manifestazioni politiche internazionali, il vertice dei partiti comunisti de l’Havana nel 2022 e il forum antifascista di Minsk nel 2023.

Spesso le persecuzioni politiche colpiscono i parlamentari della Verkhovna Rada. Un caso che ha fatto clamore è l’arresto di Nestor Shufrych,  esponente dell’opposizione e capo della commissione, una delle voci più critiche alle politiche di Zelensky. È stato accusato  di alto tradimento e di aver costituito una rete di spionaggio pro-Mosca dall’SBU, il servizio di sicurezza interna alle dipendenze del presidente ucraino.

La legislazione e la pratica politica, dunque, indicano una violazione totale della libertà di associazione in Ucraina.


Libertà di espressione, libertà di parola e di stampa

Dal 2014, in Ucraina sono state adottate diverse leggi che consentono al presidente di imporre “sanzioni” contro i media, sia stranieri che ucraini, tramite decreti. Queste sanzioni significano in realtà la liquidazione dei media.

Difatti sono state bloccate un gran numero di pagine Internet con milioni di utenti. Il 2 febbraio 2021 Zelensky ha firmato un decreto sulle “sanzioni” nei confronti dei canali televisivi che presentavano punti di vista alternativi alla visione di Kiev.

La legge “Sui media”, firmata da Zelensky il 29 dicembre 2022, ha suscitato la preoccupazione delle associazioni di giornalisti ucraini, europei e internazionali, perché metterebbe a rischio il pluralismo e la libertà di informazione, nonché l’incolumità dei giornalisti.


Persecuzioni dei giornalisti

Come i limiti alle libertà politiche hanno provocato le persecuzioni e gli arresti dell’opposizione, così la stretta all’informazione ha avuto ripercussioni sulla libertà e sicurezza dei giornalisti.

Il 16 aprile 2015, lo scrittore e giornalista dell'opposizione Oles Buzina è stato ucciso a Kiev, nei paraggi di casa sua, da membri della formazione neonazista C14. L'8 febbraio 2015, la SBU ha arrestato il giornalista Ruslan Kotsaba per “alto tradimento” e di “ostruzionismo alle forze armate ucraine”.

Il suo crimine è stato quello di aver diffuso un video in cui definiva “fratricida” la guerra in Donbass e invitava a rifiutare la leva nell’esercito. L'11 febbraio 2015 Amnesty International ha nominato Kotsaba prigioniero di coscienza.

Nel 2017 i due blogger Dmitry Vasilets e Yevgeny Timonin sono stati condannati a nove anni,con l’accusa di "favorire attività terroristiche", per aver tentato di creare un canale YouTube.

Il 1° agosto 2017, la SBU ha arrestato Vasily Muravitsky, un giornalista di sinistra della città di Zhitomir, e lo ha accusato di “alto tradimento”. Oggetto dell'accusa è il contenuto dei suoi articoli. Il 20 dicembre 2017, Amnesty International e una serie di altre organizzazioni per i diritti umani hanno definito Muravitsky un prigioniero di coscienza. Il 17 maggio 2022 la Finlandia gli ha concesso lo status di rifugiato politico.

Il 5 maggio 2018, è stato arrestato e incarcerato senza processo il giornalista Kirill Vyshinsky. L’SBU lo ha accusato, come molti altri giornalisti ucraini, di “alto tradimento”. Oggetto dell'accusa è la “produzione di materiale informativo”, ovvero i suoi stessi articoli.

Nel marzo 2022 è stata condotta una vera e propria caccia alle streghe nei confronti di intellettuali, scrittori e giornalisti. Il giornalista ucraino Oleg Yasinsky, in un suo articolo pubblicato da Pressenza, ricorda alcune delle vittime dell’ondata di arresti, tra cui Yuri Tkachev e il poeta settantenne Yan Taksiur, gravemente malato di cancro. Taksiur è stato rilasciato dopo oltre un anno, in uno scambio di prigionieri con Mosca: militari ucraini in cambio di civili ucraini, invisi a Kiev.

Non solo i giornalisti, ma anche i normali cittadini vengono arrestati per l’opinione che esprimono sui social. Il caso di una pensionata arrestata per uno status sul social network russo Odnoklasniky è stato documentato dalla BBC ucraina.

In conclusione, né il quadro giuridico per l’attuazione della libertà di associazione e di espressione, né le violazioni delle libertà civili fondamentali – riunione pacifica, associazione e parola - rendono possibile lo svolgimento di elezioni libere e democratiche in Ucraina anche in tempo di pace. Quale sarà l’impatto dell’ingresso in UE di un Paese che sospende le elezioni, perseguita gli oppositori politici, i giornalisti indipendenti e chiunque manifesti un pensiero critico, come l’Ucraina maidanista?  

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