L'Ucraina-gate imbarazza gli Usa (Prima Parte)
Il presidente statunitense Joe Biden si prepara ad incontrare il presidente russo Vladimir Putin: l'appuntamento tra i due capi di stato è previsto il 16 giugno a Ginevra, e vede, tra i propri temi in agenda quello dell'Ucraina.
A ormai 8 anni dall'inizio delle proteste di piazza Maidan, culminate nel rovesciamento violento e la destituzione di Viktor Yanukovich, nella parte orientale dell'Ucraina si continua a combattere una guerra ormai da oltre sette anni: un conflitto che difficilmente potrà essere risolto dal vertice svizzero tra Biden e Putin. Dopotutto, mantenere vivo uno dei tanti conflitti a ridosso dei confini russi è uno dei risvolti diretti della strategia americana di controllo su Europa e Asia.
Da una parte aspettarsi cambiamenti significativi nella politica ucraina degli Stati Uniti almeno nel breve periodo risulta assai difficile, dall'altra è molto utile ripercorrere le vicende che hanno caratterizzato il ruolo di Washington a partire dal colpo di stato del 2014, e più nel dettaglio, le questioni che legano gli interessi di Joe Biden alla politica ed all'economia ucraina. Dopo Barack Obama e Donald Trump, Joe Biden è il terzo presidente Usa dell'era post-Maidan ad aver un ruolo assai poco trasparente nelle vicende ucraine.
A legarsi direttamente a Joe Biden, così come al sistema di controllo americano sull'Ucraina è la società Burisma.
Burisma è una compagnia che si occupa della gestione di petrolio e gas naturale in Ucraina, e del loro trasporto. Fondata nel 2002 da Nikol Zlochevsky, Con la gestione di un volume di gas che si aggira intorno ai 1.3 miliardi di metri cubi annui, la società rappresenta - insieme a Naftogas - uno dei principali attori del settore energetico ucraino.
Nonostante le reali attività di Burisma si concentrino in Ucraina, la società è registrata a Cipro, approfittando così di uno status che “agevola” la posizione della società, permettendole di versare ben poco nelle casse ucraine.
Ad Hunter Biden, figlio di Joe, era stato affidato un incarico dirigenziale nei ranghi di Burisma subito dopo la destituzione di Viktor Yanukovich ed all'alba dell'era Poroshenko.
Benché Joe Biden, con un certo coraggio, continui ancora a sostenere che la scelta del figlio non abbia mai in alcun modo a che fare con il suo ruolo politico, la nomina di Hunter ha destato stupore e sconcerto nel panorama politico internazionale: sia per il chiaro conflitto di interesse con carica di vicepresidente ricoperta dal padre durante l'amministrazione Obama, ma anche per la totale inesperienza di Hunter Biden nell'ambito del settore energetico.
Con le medesime pratiche, a partire dal 2014 gli Stati Uniti hanno preteso e ottenuto da Petro Poroshenko il “riassetto” della Procura Generale di Kiev: nel 2016, Kasko, Sakvarelidze, e Shokin, sono stati rimossi dall'ufficio della Procura Generale per volontà di Joe Biden e Petro Poroshenko, presidente dell'Ucraina fino al 2019. E' lo stesso Shokin a sostenere che la rimozione dal suo incarico sia stata dovuta proprio alle indagini che la Procura Generale aveva avviato sulle attività illecite di Burisma. Dal canto suo Biden ha più volte affermato che le pressioni su Poroshenko erano legate alla necessità di “riformare gli organi di stato ucraini”.
Più di recente, il parlamentare ucraino Andrey Derkach ha denunciato un'altra maxitangente di 50 milioni di dollari che Burisma avrebbe versato ad Artem Sytnyk, direttore del NABU (l’ente anticorruzione ucraino), per chiudere le indagini a carico di Nikol Zlochevsky. Proprio il coinvolgimento di Hunter Biden avrebbe giustificato la cifra esorbitante.
In relazione alla posizione del figlio Hunter nei ranghi di Burisma, è assai verosimile l'ipotesi per cui Joe Biden – allora vicepresidente dell'amministrazione Obama – abbia avuto delle responsabilità dirette anche nella gestione dello schema di rivendita di gas russo all'Ucraina: con questa procedura il gas russo veniva “democratizzato” dall'Unione Europea entrando in seno ai suoi confini – in territorio slovacco –, ricondotto in Ucraina come “gas europeo” e rivenduto a cifre stellari – per gli standard russi e ucraini – alla stessa Ucraina. Questo schema avrebbe fruttato alla famiglia Biden percentuali considerevoli di guadagno, che almeno in parte sarebbero ricevute tramite Amos Hochstein, personaggio statunitense molto vicino a Joe Biden che in quel periodo svolgeva un ruolo nell'amministrazione della compagnia Naftogaz.
Hunter Biden è stato dirigente di Burisma per quasi cinque anni, ricoprendo un ruolo in chiaro conflitto di interesse con la posizione politica del padre. Non solo: Hunter Biden non aveva la minima competenza per ricoprire quella carica. Intanto, Burisma ha rimpiazzato Hunter con Cofer Black, ex ufficiale CIA di alto profilo.
La pratica di depredare le risorse di paesi già portati sull'orlo del baratro come l'Ucraina sembra apparire del tutto “normale” agli Stati Uniti: rispetto a questa concezione, e non solo, Joe Biden non ha davvero nulla da inviare al suo precedessore Donald Trump.
Intanto, a pochi giorni dall'incontro con Vladimir Putin, Joe Biden ha avuto una conversazione telefonica con il presidente ucraino Zelensky, auspicando che possa recarsi in visita negli Stati Uniti entro l'estate...
(Continua...)
Alcuni riferimenti sul tema:
https://www.youtube.com/watch?v=mT4DI7zLYxs