L’ultimo bastione di Parigi in America Latina: la Guyana francese

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L’ultimo bastione di Parigi in America Latina: la Guyana francese

 

di Paolo Arigotti

A parte la Guyana propriamente detta e il Suriname, in America Latina esiste anche un’altra di Guyana, della quale si parla molto poco, forse perché a differenza delle prime due non ha mai conseguito l’indipendenza dalla madrepatria: ci stiamo riferendo alla Guyana francese, un territorio grande all’incirca quanto l’Italia meridionale (poco meno di 84mila chilometri quadrati) e che si affaccia sull’oceano Atlantico; sul lato continentale, a sud e a est confina con il Brasile, a ovest col Suriname. Politicamente parlando si tratta di uno dei cosiddetti dipartimenti d'oltremare della Francia, oltre a costituire una delle regioni ultraperiferiche dell'Unione europea, definizione che sembra evocare non solo la distanza in senso geografico, ma anche un certo distacco e disaffezione rispetto a quelle istituzioni unionali delle quali, almeno sulla carta, dovrebbe far parte[1].

Al pari della Guyana indipendente (ex britannica), la superficie di quella francese è ricoperta quasi interamente da boschi e foreste, fattore che consentito la nascita del bellissimo parco amazzonico nazionale[2], e che spiega la densità abitativa modesta, poco più di 200mila abitanti, oltre un quarto dei quali concentrati a Caienna, capoluogo della Guyana e sede della locale prefettura. Ricchissima di fiumi, corsi d'acqua e aree paludose, ha un clima di tipo equatoriale. Il territorio si caratterizza per una grande ricchezza e diversità etnica – circa una cinquantina i ceppi presenti – tra i quali spiccano i creoli, discendenti degli schiavi neri africani, mescolatisi con i coloni francesi. La religione più diffusa è il Cattolicesimo, per quanto non manchino altre confessioni, cristiane e non, frutto delle migrazioni, specie quelle degli ultimi decenni.

Innanzitutto, dobbiamo spiegare come e perché un territorio tanto remoto divenne l’unica colonia francese di una qualche rilevanza nel continente latino-americano. Tra i primi esploratori del vecchio continente a giungere nella regione annoveriamo lo stesso Cristoforo Colombo, che vi fece tappa in occasione del suo terzo viaggio (1498). Per tutto il XVI secolo il territorio corrispondente alla Guyana – nome che viene fatto risalire al termine arawak Wayana, "terra ricca d'acqua" - non ricevette grande attenzione da parte dei maggiori imperi coloniali dell’epoca, Spagna e Portogallo. Agli inizi del ‘600 alcuni coloni toscani inviati dal Granduca Ferdinando I vi impiantarono una base commerciale, ma l’operazione non ebbe seguito dopo la scomparsa del sovrano di casa Medici. Chiusa la brevissima parentesi olandese, sarebbero stati i francesi, per volontà del re Luigi XIII e del suo principale ministro cardinale Richelieu, a gettare le basi per la futura colonizzazione, con una serie di azioni che sarebbero proseguite – nonostante diversi contrasti con portoghesi e inglesi, oltre che con le popolazioni autoctone – nel corso del secolo XVII. Il trattato di Breda, firmato il 31 luglio del 1667, sancì formalmente lo status dei diversi territori, compresa la Guyana: in virtù di quegli accordi, gli inglesi si sarebbero annessi New Amsterdam, poi ribattezzata New York, mentre gli olandesi ottennero il Suriname; la Francia, grazie all’azione militare di conquista condotta dall'ammiraglio Jean II d'Estrées, dovette accontentarsi della Guyana; gli olandesi avrebbero tentato un’ultima sortita a distanza di meno di un decennio, ma poi riconobbero definitivamente il dominio francese. Le frontiere del nuovo possedimento d’oltremare sarebbero state ridisegnate dal trattato di Utrecht (1713). Un altro trattato, quello di Parigi del 1763, siglato tra Gran Bretagna e Francia, oltre a sancire la fine della guerra dei sette anni, conflitto che aveva coinvolto buona parte delle potenze dell’epoca, segnò la fine della colonizzazione francese in America del nord, ratificando il predominio inglese in tutta la parte settentrionale e centrale del continente, lasciando alla Francia solo la Guyana e alcune isole minori.

Parigi favorì nuovi insediamenti e colonizzazioni, impiantando in Guyana floride attività agricole, nonostante le dure condizioni di vita e le malattie non favorissero i nuovi arrivati, molti dei quali morirono a causa di malaria, dissenteria, febbre gialla, sifilide, senza contare le morti provocate dagli attacchi degli autoctoni, tutt’altro che rassegnati alla dominazione europea. La Rivoluzione francese attribuì alla Guyana una nuova e triste funzione, quella di luogo di esilio e imprigionamento per i dissidenti politici: vi furono inviati diversi ex sostenitori di Robespierre e lo stesso Napoleone ne fece uso per sbarazzarsi di oppositori politici. L’unico vantaggio che la rivoluzione avrebbe portato nell’immediato sarebbe stata l’abolizione della schiavitù dei nativi, che però venne ripristinata già ai primi dell’Ottocento, per poi essere definitivamente abolita nel 1848. Se il fatto in sé fu senz’altro positivo, ebbe dei contraccolpi sull’economia, che fino a quel momento si era basata sul lavoro schiavistico nelle piantagioni; si cercò così di tamponare la perdita della manodopera servile con nuovi immigrati provenienti da India e sud est asiatico, una sorta di migrazione ante litteram. Quello che non si modificò fu la funzione di colonia penale della Guyana, che venne al contrario ulteriormente rafforzata con l’apertura di nuovi bagni penali - come quello tristemente famoso dell’isola del Diavolo – specie durante il secondo impero di Napoleone III; tra gli altri, vi sarebbe stato inviato Alfred Dreyfus, un militare francese ebreo, ingiustamente condannato per alto tradimento alla fine del 1800, e poi divenuto un simbolo del crescente antisemitismo.

Nuove migrazioni verso la Guyana furono incentivate, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, a causa della scoperta di ricchi giacimenti auriferi, il cui sfruttamento ebbe però conseguenze nefaste, a partire dalla morte di molti autoctoni impiegati nel lavoro, per via delle durissime condizioni di vita e lavoro[3]; inoltre, le nuove ricchezze diedero la stura a nuove dispute territoriali con il Brasile e la Guyana olandese (l’attuale Suriname). L’oro non è l’unica risorsa naturale della Guyana: grazie alla morfologia e caratteristiche del territorio, la regione è ricca di altri minerali nel sottosuolo, come bauxite e tantalite, e da poco sono stati scoperti alcuni giacimenti di petrolio. Tali ricchezze, specialmente l’oro, hanno favorito il fenomeno dei cosiddetti garimpeiros, i cercatori d’oro illegali, ancora oggi contrastati dalle autorità a causa di pratiche dannose per l’ambiente, e che spesso vengono esposti a importanti rischi per la salute, a cominciare dalla malaria[4]. Per restare in tema di tutela dell’ecosistema, la Francia ha ricevuto diversi richiami e sanzioni da parte delle istituzioni della UE per via delle numerose discariche impiantate sul territorio guyanese.

Tornando alla storia, verso la fine dell’800 nella regione fu istituita la cosiddetta Repubblica della Guyana Indipendente, in realtà uno stato fantoccio controllato dai francesi, che sopravvisse solo pochi anni: nel 1900, grazie alla mediazione svizzera, buona parte della sua superficie fu annessa dal Brasile, mentre la Francia conservò il territorio corrispondente all’attuale dipartimento. Nel 1938, a seguito della denunzia di alcuni giornalisti circa le terribili condizioni di vita cui erano sottoposti i detenuti, furono aboliti le deportazioni e il lavoro forzato, anche se la chiusura delle ultime carceri avvenne solo agli inizi degli anni Cinquanta. Nel corso della Seconda guerra mondiale, la Guyana si schierò per lo più a favore del regime collaborazionista di Vichy, mentre nel 1946 acquisì l’attuale status di regione francese; nel 1982 ottenne maggiore autonomia come “dipartimento d’oltremare”.

L’appartenenza alla Francia e alle istituzioni europee ha favorito nel secondo dopoguerra, soprattutto negli ultimi decenni del XX secolo, notevoli flussi migratori dai paesi vicini, tanto che la regione ha notevolmente incrementato il numero dei residenti. Se le attività primarie ancora oggi conservano una certa importanza, queste riguardano solo una piccola parte del territorio e si incentrano per lo più su canna da zucchero, caffè, cacao, riso, banane e manioca. In realtà, attività minerarie a parte, la vera svolta arrivò agli inizi degli anni Sessanta, quando Charles De Gaulle, tornato alla guida della Francia, ebbe l’idea di impiantare proprio in Guyana un nuovo centro spaziale, che prendesse il posto di quello di Colomb-Béchar, visto che quello aveva sede in Algeria, nazione divenuta indipendente nel 1962.

Le condizioni geografiche e climatiche, come la prossimità all’equatore e l’assenza di fenomeni sismici e atmosferici rilevanti, ne facevano la sede ideale per la base, che sarebbe stata collocata nei pressi di Kourou e inaugurata nel 1968, col nome di Centre Spatial Guyanais (CSG)[5]; ancora oggi si tratta del più importante centro spaziale a livello europeo e il CSG costituisce la maggiore fonte di entrate per la regione, per quanto in calo, essendo passato dal rappresentare circa un quarto del PIL, al 16 per cento del 2003. Il centro spaziale è interessante anche perché ha rappresentato a lungo uno dei cardini della cooperazione nel settore aero spaziale tra UE e Federazione russa[6]. In base agli accordi a suo tempo stipulati, Mosca utilizzava il centro per il lancio dei vettori Soyuz (“unione”, in russo), sulla scorta di un progetto infrastrutturale che ha visto anche il contributo italiano. Negli ultimi due anni, a causa dei diversi pacchetti di sanzioni votate dagli europei in risposta all’avvio delle operazioni belliche in Ucraina, la Roscosmos, l'Agenzia spaziale russa, ha deciso di sospendere molte delle operazioni di lancio in programma, ritirando da Kourou diversi dei suoi ingegneri e tecnici[7].  Inutile aggiungere che tutto ciò potrebbe penalizzare, e non poco, il centro spaziale e molti dei progetti in cantiere, in un settore che era stato molto attenzionato dall’attuale direzione politica francese[8].

Un settore economico che non è mai decollato è quello turistico. Nonostante le bellezze naturali e paesaggistiche, il settore ricettivo è ancora oggi molto marginale, penalizzato soprattutto dalla carenza di infrastrutture. Tra le ulteriori criticità la forte incidenza dell’AIDS, che registra tassi superiori alla media della Francia e la crescente criminalità comune, con una percentuale di omicidi che avvicina la Guyana a diverse altre nazioni sudamericane; si segnalano anche traffici illegali di stupefacenti[9] e violazione dei diritti di pesca[10] . Altro problema investe il livello e la qualità dei servizi sanitari, assolutamente inadeguati rispetto agli standard francesi, come denunziato[11] ai tempi della pandemia dall’ex ministro socialista Christiane Taubira, originaria proprio della Guyana.

Pur godendo di maggiori spazi di autonomia, la Guyana non è estranea a spinte indipendentiste, favorite da diversi movimenti politici, che negli anni hanno contribuito a dare vita ad azioni e manifestazioni non sempre pacifiche; molto partecipati furono i grandi scioperi del 2017[12] [13]; Parigi non ha mai dimostrato nessuna intenzione di accogliere simili istanze, e molti gesti di buona volontà, come scuse ufficiali[14] o impegni vari sono in gran parte rimasti solo sulla carta. Sulla scena politica locale, finora a prevalere è stato il Partito Socialista Guianese (PSG), pur essendo presenti anche altre forze politiche, come l'UMP (Union pour un Mouvement Populaire), l'FDG (Forze Democratiche di Guiana), i Verdi e il MDES (Movimento di decolonizzazione ed emancipazione sociale), quest’ultimo con una chiara connotazione indipendentista.

Il fatto è che, come insegna la recente esperienza della Nuova Caledonia, la concessione di maggiori spazi di autonomia per territori che rappresentano i pochi resti dell’immenso impero coloniale di un tempo, non compensano la condizione di sostanziale subordinazione nei confronti di Parigi, che rischia di incrementare insofferenze e disaffezione verso la cosiddetta madrepatria.

L’esistenza di istituzioni locali e la possibilità di mandare propri rappresentanti nelle assemblee parlamentari parigine non compensa la compressione di molti spazi di autonomia – per esempio la Guyana, come gli altri dipartimenti d’oltremare, non può legiferare su materie decisive come esteri, difesa, moneta o giustizia – e lo sfruttamento delle importanti risorse naturali sono state appannaggio di imprese e soggetti stranieri, con le popolazioni locali che hanno manifestato una certa opposizione, specialmente riguardo a iniziative o progetti ritenuti lesivi dell’ambiente e dell’ecosistema.

Un insegnamento che a Parigi (e non solo) bisognerebbe ricavare dai recenti sviluppi in Africa (pensiamo solo al Sahel, col tramonto della cosiddetta Françafrique) o in Nuova Caledonia - ma si potrebbero richiamare i precedenti storici di Algeria o Indocina - è che una politica di centralismo paternalista, che tenti di reprimere le legittime istanze dei popoli e dei territori, alla lunga non porta mai nulla di buono[15]. Sia ben chiaro che finora nulla di paragonabile a quanto accaduto in altri contesti si è verificato in Guyana, ma escludere simili scenari, o peggio non fare nulla per scongiurarli, non potrebbe far escludere una simile prospettiva.

Un segnale lo si potrebbe, forse, individuare guardando agli ultimi esiti delle presidenziali francesi del 2022: in Guyana la candidata del Rassemblement National, Marine Le Pen, ha surclassato il presidente Emanuel Macron[16], poi confermato all’Eliseo, col 60,70 per cento dei suffragi contro il 39,30[17], indice del fatto che le periferie tendono a premiare i candidati antisistema, perfino quando siano portatori di istanze tutt’altro che inclini a concedere maggiore autonomia ai dipartimenti d’oltremare. Tra le ragioni che potrebbero aver indotto i guyanesi a non dare fiducia a Macron potrebbe esserci il sostegno da lui offerto dapprima come ministro dell’Economia, e poi come capo dello stato, al progetto russo canadese chiamato “Montagne d'Or”, ritenuto estremamente dannoso per gli equilibri dell’ecosistema amazzonico[18].

E non è l’unica ragione di un certo malessere, che ove trascurato, o peggio ignorato, potrebbe condurre a scenari poco graditi per Parigi.

FONTI

www.treccani.it/enciclopedia/guiana/

www.ambimed-group.com/it/scheda/guyana-francese-GF

www.bbc.com/news/world-latin-america-20376142

www.franceguyane.fr/actualite/politique/elections-europeennes-et-les-outre-mer-dans-tout-ca-989715.php

trove.nla.gov.au/newspaper/article/2626080

www.remocontro.it/2020/07/14/laltro-14-luglio-legalite-incompiuta-nella-guyana-francese/

www.geopolitica.info/europa-sovranita-spaziale-parte-1/

www.ispionline.it/it/pubblicazione/spazio-corsa-alle-lune-125888

www.focus.it/scienza/spazio/russia-guerra-collaborazione-spazio

www.limesonline.com/rivista/la-francia-vuole-il-podio-delle-potenze-spaziali-14639203/

www.france24.com/en/tag/french-guiana/

www.saluteinternazionale.info/2023/11/guiana-francese-oro-e-malaria/

www.nytimes.com/es/2023/09/22/espanol/oro-mercurio.html

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www.aljazeera.com/news/2017/3/27/french-guiana-paralysed-by-general-strikeit.euronews.com/tag/guyana-francese

www.lantidiplomatico.it/dettnews-/82_19580/

www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/03/21/macron-in-visita-nella-guyana-francese-e-in-brasile_e049fb42-6ee0-469e-9e6c-15a88290fc82.html

www.salviamolaforesta.org/petizione/1084/presidente-macron-no-alla-miniera-doro-nella-guyana-francese

www.limesonline.com/rivista/quel-che-noi-francesi-non-abbiamo-voluto-capire-14647186/

[1] www.franceguyane.fr/actualite/politique/elections-europeennes-et-les-outre-mer-dans-tout-ca-989715.php

[2] www.espritparcnational.com/it/destinazione-parco-nazionale/guyana

[3] www.nytimes.com/es/2023/09/22/espanol/oro-mercurio.html

[4] www.saluteinternazionale.info/2023/11/guiana-francese-oro-e-malaria/

[5] centrespatialguyanais.cnes.fr/fr

[6] www.geopolitica.info/europa-sovranita-spaziale-parte-1/

[7] www.focus.it/scienza/spazio/russia-guerra-collaborazione-spazio

[8] www.limesonline.com/rivista/la-francia-vuole-il-podio-delle-potenze-spaziali-14639203/

[9] www.france24.com/en/tv-shows/focus/20221007-french-guiana-struggles-with-scourge-of-cocaine-smuggling

[10] observers.france24.com/en/tv-shows/the-observers/20230213-fisherman-in-french-guiana-complain-of-foreign-boats-overfishing-their-waters

[11] www.remocontro.it/2020/07/14/laltro-14-luglio-legalite-incompiuta-nella-guyana-francese/

[12] www.internazionale.it/notizie/2017/03/29/sciopero-generale-e-manifestazioni-di-massa-nella-guyana-francese

[13] it.euronews.com/2017/04/10/parigi-alla-guyana-francese-stop-alle-proteste-si-torni-alla-normalita

[14] it.euronews.com/2017/03/31/crisi-guyana-francese-le-scuse-della-ministra

[15] www.limesonline.com/rivista/quel-che-noi-francesi-non-abbiamo-voluto-capire-14647186/

[16] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/03/21/macron-in-visita-nella-guyana-francese-e-in-brasile_e049fb42-6ee0-469e-9e6c-15a88290fc82.html

[17] it.insideover.com/politica/dalla-corsica-alloltremare-il-voto-nelle-periferie-freancesi-e-una-sfida-a-macron.html

[18] www.salviamolaforesta.org/petizione/1084/presidente-macron-no-alla-miniera-doro-nella-guyana-francese

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