Ma quale "novità": cara Repubblica, sulla strage di Brescia bastava leggere Pasolini
Qualche giorno fa, il quotidiano 'La Repubblica', ci ha informato di una nuova inchiesta della procura di Brescia, nella quale si ipotizza il coinvolgimento del Comando NATO di Verona nella Strage di Piazza della Loggia avvenuta il 28 maggio del 1974 al termine di una manifestazione contro il terrorismo neofascista. Nell'attentato, attuato con una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti, morirono 8 persone. Altre 102 rimasero ferite.
Il quotidiano Elkann-Agnelli, nel voler informarci della novità dell'indagine, quasi ci ammonisce per prepararci ad una grande novità, che mai avremmo potuto immaginare, al punto da poter sconvolgere le nostre esistenze: "la nuova inchiesta sulla strage neofascista di Brescia porta lì dove nessuno poteva immaginare. Il comando Nato di Verona".
Avete letto bene, secondo 'Repubblica' nessuno finora aveva immaginato che la NATO, ovvero gli Stati Uniti d'America fossero in qualche modo responsabili di quella che è passata alla storia come la 'Strategia della tensione' che coinvolgeva politici, gruppi neofascisti, Servizi segreti deviati, e quelli esteri come la CIA, la Massoneria, personaggi importanti della vita economica italiana, per impedire l'avanzata del Partito Comunista italiano.
Su questa inchiesta, che 'Repubblica ha trattato esaminando migliaia di atti, vi rimandiamo alla sintesi fatta da 'Brescia Oggi'.
Delle osservazioni sono doverose. Ormai, anche i nati nel 2022, sanno che Washington è stata pienamente coinvolta in ogni tipo di disegno eversivo, attentati, tentativi di colpi di stato, depistaggi con la collusione della Mafia e dei gruppi neofascisti in Italia, dalla Strage di Portella delle Ginestre del 1 maggio 1947 al Caso Moro, passando per la morte del Presidente dell'Eni Enrico Mattei, ormai c'è una sterminata letteratura giudiziaria e storiografica che lo testimonia.
Il punto è un altro. Queste presunte novità che oggi destano scandalo per il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, in realtà non lo sono affatto.
Pochi mesi dopo l'attentato di Piazza della Loggia, uno dei più grandi intellettuali che l'Italia abbia mai avuto, Pier Paolo Pasolini, scrisse, il 14 novembre 1974, un articolo sul 'Corriere della Sera' intitolato 'Che cos’è questo golpe?'( pubblicato postumo nel 1975 in Scritti corsari con il titolo Il romanzo delle stragi).
Questo articolo lo conosciamo come 'Io So':
Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Nel concludere la prima parte di questo J'accuse, precisò: "Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi."
Non aveva le prove. Però aveva capito tutto quello che stava accadendo in Italia perché era un vero intellettuale, non i cialtroni di oggi che si spacciano come tale.
Non aveva le prove ma informazioni molto attendibili, che stava raccogliendo per la sua immane fatica letteraria, intitolata 'Petrolio'.
Il prossimo 5 marzo ricorrerà il centenario della nascita di Pasolini. Sarà celebrato lo scrittore, il regista, il poeta, il romanziere, il saggista Pasolini ma sulla sua tragica morte, resterà ancora quella verità giudiziaria maturata in 3 gradi di giudizio, che permane ancora oggi e che non può essere accettata, ancora oggi permane questa versione ufficiale: Un ragazzino di 16 anni, minuto, di nome Giuseppe Pelosi, lo uccise per difendersi dal suo tentativo insistente di avere approcci sessuali, avendo la meglio massacrandolo, nonostante Pasolini, con i suoi 53 anni, fosse una persona atletica e capace di difendersi come aveva fatto nelle numerose aggressioni che aveva subito.
Questa "verità" di comodo, suffragata da utili idioti e da chi ha rimorsi, sostenendola con argomentazioni al limite della fantascienza, dai rituali sessuali estremi o addirittura costruzione del suo martirio, non è più sostenibile.
Questa inchiesta della Procura di Brescia se si materializzerà in un Processo oltre ad appurare trame e coinvolgimenti vari, dai neofascisti alla NATO su Piazza della Loggia, dovrà anche valutare se ci sono relazioni con il delitto Pasolini.
Fare chiarezza sui responsabili e modalità che portarono all'omicidio di un intellettuale che ancora oggi è vivo per la sua contemporaneità, oltre per la sua testimonianza artistica, è l'unico modo per restituire un minimo di dignità al nostro paese.
Altrimenti queste celebrazioni di rito rischiano, dal prossimo anno, di relegare Pasolini in un colpevole oblio.
Dalle indagini sulla strage di Brescia, una delle stragi più controverse per modalità e livello di collusioni, potrebbero arrivare ulteriori sorprese, molto più sconvolgenti di quelle che 'Repubblica' vorrebbe far intendere.
È assurdo che, colui ha scoperto e rivelato all'opinione pubblica le trame, anche se come dice lui "non ho le prove" della strategia della tensione, il suo delitto avvenuto tra il 1 e 2 novembre all'idroscalo di Ostia è considerato qualcosa di differente, con il marchio di infamia, del mostro ucciso dalla reazione di un minorenne che non voleva avere rapporti sessuali con lui.
Non c'è ancora spazio per la rassegnazione e le verità di comodo. C'è una richiesta di verità, una spinta in questo senso, soprattutto da chi è nato dopo la morte Pasolini, sentendo il Poeta non solo immortale per la sua Arte, ma ancora vivo e più contemporaneo che mai.