Mansour Shouman da Gaza: “Non c’è modo di sopravvivere, la mia famiglia sta bevendo l’acqua inquinata"

Mansour Shouman da Gaza: “Non c’è modo di sopravvivere, la mia famiglia sta bevendo l’acqua inquinata"

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Di Giulia Bertotto con Riccardo Fortuna

 

Abbiamo svolto la telefonata con il signor Mansour Shouman, residente a Gaza, nel tardo pomeriggio di martedì 31 ottobre. Riportiamo l’intensa testimonianza con profondo senso di impotenza.

 

Salve signor Mansour, siamo onorati e grati di parlare con lei, volevamo chiederle se ci sono degli aggiornamenti rispetto all’ultima intervista che ha rilasciato per Al Jazeera (intervista nella quale il nostro interlocutore dava notizie di bombardamenti su obiettivi civili nella zona a Sud di Gaza).

Prima di tutto voglio dirvi che i palestinesi amano profondamente l’Italia, una cosa che tutti noi seguiamo con passione è il calcio italiano. Grazie davvero per la vostra attenzione e in ascolto. Le ultime notizie che abbiamo, e che sono sintomatiche di ciò che sta accadendo in tutta la Striscia di Gaza, riguardano quello che è successo nel campo profughi di Jabalya a seguito degli attacchi: 400 morti, centinaia di dispersi e migliaia di feriti, la totale catastrofe.

E questo è solo una parte di quanto accaduto oggi, altri due attacchi in due campi profughi hanno causato centinaia di morti e migliaia di feriti. Questo sta avvenendo continuamente, e non si sta fermando, anzi sta aumentando progressivamente, c’è una escalation. Prendere di mira i civili sembra essere il filo conduttore dell’azione israeliana in 25 giorni di azione su Gaza.

Loro dicono che vogliono tenere sotto controllo Gaza per scovare Hamas, ma noi non vediamo nulla di tutto ciò, noi vediamo la distruzione sistematica di tutte le nostre infrastrutture, ospedali, scuole, e questo rende solo le persone più assetate, affamate, disperate e spaventate. Tutto ciò non serve certo a liberare gli ostaggi, di alcuni ne hanno persino provocato la morte loro stessi, a causa dei loro attacchi.

 

Come si riesce a sopravvivere a Gaza, privata ormai quasi totalmente di beni minimi di sussistenza, acqua potabile e medicinali anche qualora si interrompesse il lancio di bombe? Insomma qual è l’impatto indiretto del bombardamento su Gaza?

Questa è davvero una buona domanda, le uniche cose che riescono ad arrivare ai media sono gli effetti diretti, ossia 8500 persone uccise e 22 mila feriti. Ma abbiamo 1,5 milioni di civili che non hanno più casa, si rifugiano nelle scuole e cercano riparo negli edifici pubblici che ancora sono in piedi, ma anche lì Israele potrebbe sganciare missili. In questo momento ci sono persone accampate dentro e fuori dagli ospedali, centinaia di famiglie ammassate. Non abbiamo cibo sufficiente e acqua potabile.

Inoltre Gaza, già prima di questi violenti attacchi, non aveva strutture capaci di garantire il proprio sostentamento come fabbriche che la potessero rendere autosufficiente.

 

Ci sono possibilità di fuga?

No, i confini sono tutti chiusi sia a Nord che a Sud, negli ultimi 25 giorni sono entrati 80 camion con rifornimenti quando nello stesso periodo ne sarebbero entrati diecimila. 80 camion per 25 giorni anziché 400 camion al giorno!

Non c’è modo di sopravvivere, la mia famiglia sta bevendo l’acqua inquinata.

Il personale ospedaliero non ha più medicinali e mezzi per prestare assistenza, circa 37 ospedali sono stati colpiti dalle operazioni israeliane. Sono cadute bombe su ospedali che appartenevano alla Chiesa Ortodossa. Ma perché bombardano chiese e ospedali?

Vogliono distruggere ogni struttura e traccia di palestinesi, questo è come avviene un genocidio nel XXI secolo. E i leader delle Nazioni Unite non stanno reagendo. Come funzionano queste Nazioni Unite? Solo quando vengono lesi i diritti dei forti si mobilitano e quando vengono toccati i diritti dei più deboli nessuno fa niente?

 

A proposito di questo, come commenta la decisione dell’Italia di astenersi dal Cessate il fuoco? Il 27 ottobre l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede una tregua umanitaria a Gaza. L'Italia si è astenuta, così come altri 14 Paesi Ue e quattro Paesi del G7. Questo ha lasciato basita gran parte dell’opinione pubblica italiana. Come potrebbe incidere una decisione diversa da parte dell’Italia su ciò che sta accadendo in Palestina?

Purtroppo non credo che ci sarà a breve un cessate il fuoco in ogni caso. E se questo non accadrà, credo che questo diventerà un conflitto mondiale, si allargherà e crescerà se non viene fermato, con l’intervento di NATO e Russia e questo porterà le economie al collasso. Questo conflitto cambierà la situazione internazionale, gli assetti geopolitici, le condizioni di vita cambieranno per tutti e dovunque. Ciò che sta avvenendo qui avrà effetti su tutti.

 

Contrariamente a quanto può sembrare dalle notizie del Governo c’è una grossa fetta di italiani che protesta per chiedere un immediato cessate il fuoco in Palestina, ci sono associazioni e persone comuni che spontaneamente si danno da fare per questo e che si sente scossa per la violenza che sta subendo la popolazione palestinese. C’è qualcosa che potremmo dire ai nostri concittadini?

Grazie per la domanda. Bisognerebbe innanzitutto studiare e far studiare la storia del sionismo, dei suoi fondamenti ideologici, le basi su cui è nato Israele, così da comprendere come le cose si sono evolute nella situazione attuale. Il secondo consiglio è gestire le emozioni e lucidamente esercitare pressioni sui politici perché prendano le giuste decisioni. So che è difficile, ma dobbiamo sforzarci di fare il possibile per cambiare la prospettiva politica. Il terzo consiglio è più complicato per me, perché non conosco la realtà italiana, ma occorre interagire con le associazioni che si occupano di carità, assistenza e aiuti umanitari. Noi vogliamo che i varchi di confine siano aperti per far entrare gli aiuti necessari alla sopravvivenza. Vogliamo che Gaza sia sempre aperta e non sia più una prigione e che il mondo possa vedere come si sopravvive qui. Nessuno troverebbe criminali ma persone semplici e molti buoni musulmani.

 

Alcuni forse non sanno che in Palestina vi sono anche comunità cristiane cattoliche e ortodosse. Ha informazioni sulle loro condizioni?

I sionisti non hanno rispetto per nessuna religione che non sia quella ebraica, anche la giornalista di Al Jazeera uccisa un anno fa, Abu Akleh, era cristiana. Non hanno alcun rimorso. C’è un posto a Gaza City chiamato il Club Arabo Cristiano Ortodosso, un enorme complesso che era un social club, centro sportivo, miglia di proprietà rase completamente al suolo. Smettano di bombardare le infrastrutture civili come questo Club Cristiano Ortodosso che, per altro, era stato finanziato con 40 milioni di dollari dall'Unione Europea.

Perché continuano a radere al suolo strutture civili, a bombardare le persone? Dovranno spiegarlo alla memoria della storia e al futuro.

 

Giulia Bertotto

Grazie a Riccardo Fortuna per la preziosa traduzione simultanea

 

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