Maradona: un intellettuale organico

Maradona: un intellettuale organico

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di Davide Matrone

 

L'uomo è per natura un intellettuale, in quanto non sfugge all'elaborazione del pensiero creativo. È un essere pensante che genera cultura e una sorta di egemonia in alcuni spazi della sua esistenza.

"Tutti gli uomini sono intellettuali, però non tutti gli uomini esercitano nella società la funzione dell'intelletuale"

Con quest'affermazione Gramsci voleva ridimensionare la figura del colto, del dotto, del letterario, dello studioso cercando di ampliare il concetto d'intellettuale ad altre figure che convezionalmente non sono considerate tali. Dal filosofo all'impiegato, dall'accademico al manovale, la categoria d'intellettuale può essere piú amplia. 

 

Non è anche intellettuale l'operaio in quanto essere umano creatore d'idee? 

 

Le attività manuali non hanno bisogno dell'esercizio e dell'elaborazione del pensiero?

 

Detto ciò, Gramsci però  fa una distinzione tra coloro che ricoprono il ruolo specifico d'intellettuale nella società, cioè coloro la cui attività è quella di produrre contenuti ideologici che generano coerenza e consapevolezza della classe sociale a cui sono articolati. 

 

Questi sarebbero quelli che Gramsci chiama intellettuali organici. Un operaio che emerge dalle file dei lavoratori può svolgere la funzione sociale d'intellettuale organico della classe operaia da cui proviene costruendo una sorta d'egemonia entrando in contatto con gli altri lasciando da parte il proprio sé e difendendo gli interessi della classe d'origine e d'appartenenza. Il compito dell'intelletuale organico è creare un'opera per la libertà della propria classe che rappresenta e non un vuoto e sterile proselistismo. 

 

Un'egemonia emancipatrice non è - come si crede in alcuni circoli riduzionisti - un'imposizione rispettata felicemente o ipocritamente, ma l'interpretazione dei desideri di quel gruppo, della loro situazione nella storia di uomini creativi, e da lí avverrebbe la presa di coscienza, il carattere attivo dell'essere nel mondo. Ma prima bisogna mobilitare l'intellettuale organico.

 

Maradona e le sue origini.

 

Diego Armando Maradona veniva dal popolo. Era nato e cresciuto in un quartiere popolare e povero della periferia di Buenos Aires (Villa Fiorito) in una zona "privata". In un'intervista rilasciata alla televisione argentina, rispondendo alla domanda "quali sono le tue origini?", disse:

 

Sono nato e cresciuto in un quartiere privato. Privato d'acqua, di energia elettrica e di tutti i servizi basici".

 

La sua famiglia di origine era molto umile ed era composta da suo padre Diego Maradona (1927 - 2015), da sua madre Dalma Salvadora "Tota" Franco (1930 - 2011) e da sette fratelli. Lui era il quinto di otto figli. Don Diego o el "Chitoro" come lo chiamavano tutti, si guadagnava il pane lavorando nell'azienda di macinazione Tritumol, dalle 4 del mattino fino alle tre del pomeriggio. In un'intervista rilasciata al Corriere dello Sport, nel giorno della scomparsa di suo padre (2 luglio del 2015) racconta:

 

"Mio padre ha sempre lavorato per sfamare la famiglia. È la persona più bella che abbia incontrato nella mia vita. Era un combattente, nato a Corner, nel Corrientes, dov'è stato barcaiolo. Poi con mamma si sono trasferiti a Buenos Aires a lavorare, con casa a Azamor Fiorito. Lavorava nell'azienda di macinazione Tritumol, dalle quattro del mattino fino alle tre del pomeriggio. Erano tempi difficili, eravamo otto figli. Ero già consapevole della povertà. Quando ero piccolo, mi piaceva dormire appoggiando la testa sulla pancia del mio vecchio per ascoltare il suo ton, ton, ton e io dormivo serenamente, perché sapevo che lui si sarebbe preso cura di me".

 

Facendo un analisi con Pierre Bourdieu, Diego Armando non aveva acquisito un gran capitale culturale. Le misere condizioni della sua classe sociale d'appartenenza non glielo permisero considerando, inoltre, che in molti paesi d'America Latina l'educazione non è considerata un diritto, bensí una mercanzia. La mancanza di un capitale culturale limita notevolmente il successo nell'ambito scolastico, cioè i benefici specifici che i bambini delle differenti classi sociali o frazione delle stesse possono ottenere dal mercato scolastico in relazione alla distribuzione del capitale culturale tra classi e frazioni di classe. Al piccolo Diego poco importava entrar a far parte della competizione nel campo scolastico. Lui aveva due desideri sin dalla sua adolescenza: 

 

"giocare un Mondiale di calcio e vincerlo".

 

Diego Armando Maradona, nonostante avesse toccato il cielo e il successo non aveva mai dimenticato le sue origini e poi non se la menava, anzi. L'umiltà è sempre stato un carattere distintivo del suo essere. Il suo cuore è sempre rimasto a lato degli ultimi e li ha sempre difesi. Le sue dichiarazioni poco diplomatiche e senza esitazioni erano mirate contro il sistema, contro il potere e i potenti del calcio e della politica e mai contro i poveri, gli ultimi o gli emarginati. Nelle sue esternazioni c'era l'affermazione delle sue origini, la denuncia e la coscienza di classe. Nella Napoli povera, proletaria, periferica e sempre sconfitta trovò le condizioni favorevoli per esserne organico intellettualmente. Rivendicò la sua classe proletaria d'origine, fece rivendicazioni di classe originando dei contenuti ideologici in base alla coerenza e alla consapevolezza della classe sociale a cui si articolava. Maradona esercitava la funzione dell'intellettuale organico del proletariato napoletano, povero, sfruttato, sconfitto e bistrattato nei campi da calcio soprattuto del nord, nella vita quotidiana dai possidenti dei mezzi di produzioni. Si rese conto del fenomeno del razzismo che esisteva nel calcio e contro i napoletani e il Napoli e lo disse nel 1984 in diretta televisiva durante il programma sportivo "La domenica sportiva". E alla vigilia della semifinale Italia - Argentina da disputare a Napoli disse:

 

"Solo oggi l'Italia ha scoperto i napoletani"

 

Queste e tante altre dichiarazioni molto dirette e sincere non piacquero ai benpensanti da salotto, ai bigotti, ai potenti e ai razzisti, ovviamente. Ma piacquero e continuare a piacere al popolo, ai lavoratori, agli antirazzisti, ai napoletani, ai tifosi del Napoli che l'hanno amato, l'amano e continueranno ad amarlo 

 

Grazie DIEGO!! 

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