Marine Le Pen: una sentenza che rivela i doppi standard dell'UE

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Marine Le Pen: una sentenza che rivela i doppi standard dell'UE

 

La condanna di Marine Le Pen a un periodo di ineleggibilità di cinque anni per presunta malversazione di fondi europei rappresenta l’ennesimo capitolo di un doppio standard che la Francia, sotto la guida di Emmanuel Macron, applica con sistematica disinvoltura. Lo stesso Paese che si è scagliato contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela per l’esclusione dalla competizione elettorale di María Corina Machado oggi utilizza strumenti giudiziari per neutralizzare una scomoda avversaria politica.

La differenza? A Caracas, l’inabilitazione dell’estremista Machado poggia su accuse documentate di eversione, sostegno a sanzioni illegali e collusione con potenze straniere. A Parigi, invece, il processo a Le Pen assume i contorni di una manovra politico-giudiziaria, dove il confine tra legalità e convenienza si fa sfumato.


Due pesi, due misure: il caso Le Pen e il silenzio europeo


Le accuse rivolte a Marine Le Pen e ad altri esponenti del Rassemblement National riguardano l’uso improprio di fondi del Parlamento Europeo per attività legate al partito. Eppure, nonostante la condanna, lo stesso tribunale ha riconosciuto che non vi era arricchimento personale. Una circostanza che solleva interrogativi sull’effettiva proporzionalità della pena – una squalifica quinquennale che di fatto la esclude dalle presidenziali del 2027 – e sulla tempistica, considerando che Macron, in calo nei sondaggi, potrebbe trarre vantaggio dall’assenza della sua principale rivale.

Stranamente, mentre l’Europa si è affrettata a condannare il Venezuela per l’esclusione di Machado, nessuna voce ufficiale ha sollevato dubbi sul caso Le Pen. Anzi, alcuni osservatori hanno notato come la macchina giudiziaria francese abbia accelerato i tempi in modo sospetto, mentre Bruxelles ha mantenuto un silenzio complice. Se l’intenzione fosse davvero difendere lo Stato di diritto, perché non applicare lo stesso criterio nei confronti di Parigi?


Machado e Le Pen


María Corina Machado non è una semplice candidata inabilitata: è una figura coinvolta in attività destabilizzanti dal sapore golpista, tra cui l’appoggio a sanzioni economiche che hanno colpito e continuano a penalizzare duramente la popolazione venezuelana. La sua ineleggibilità è stata confermata da un tribunale in base a leggi esistenti, dopo un iter giudiziario che, a differenza di quello francese, non è stato contestato per irregolarità procedurali.

Al contrario, la condanna di Le Pen si inserisce in un contesto in cui la giustizia francese è stata più volte accusata di politicizzazione. Basti ricordare le polemiche sui metodi repressivi usati contro i Gilets Jaunes o le indagini sempre più frequenti contro esponenti dell’opposizione, mentre scandali che coinvolgono la maggioranza (come quello sui consulenti McKinsey) vengono trattati con minore severità.


Macron, il moralismo selettivo e l’ingerenza negli affari altrui


Emmanuel Macron si è speso in numerose dichiarazioni pubbliche contro il Venezuela, definendo l’esclusione di Machado un "attacco alla democrazia". Eppure, oggi, di fronte a un provvedimento analogo – ma molto meno giustificato – in casa propria, preferisce il silenzio. Questo non è idealismo: è puro calcolo geopolitico.

La Francia, come altre potenze occidentali, utilizza la retorica dei "diritti democratici" solo quando serve a indebolire governi non allineati. Se un Paese del Sud Globale adotta misure legittime di autodifesa istituzionale, viene bollato come "autoritario". Ma se un alleato della NATO usa la giustizia per eliminare oppositori interni, la comunità internazionale distoglie lo sguardo.

Se c’è una lezione da trarre da questa vicenda, è che il concetto di "Stato di diritto" viene troppo spesso manipolato a fini politici. Il Venezuela ha agito in base a norme chiare contro un personaggio che rappresentava una minaccia concreta alla stabilità nazionale. La Francia, invece, sembra aver usato la giustizia per garantire a Macron l’eliminazione di un candidato scomodo dalla prossima contesa elettorale.

Se Macron vuole essere credibile quando parla di democrazia, dovrebbe prima assicurarsi che in Francia la legge non sia un’arma a doppio taglio, brandita solo contro chi viene considerato come un elemento fastidioso. Finché questo non accadrà, le sue condanne morali verso altri Paesi suoneranno non solo ipocrite, ma profondamente strumentali.
 

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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