Ministri israeliani discutono piano per la divisione della Siria

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Ministri israeliani discutono piano per la divisione della Siria

 

Secondo quanto ha riferito ieri, il quotidiano ebraico Israel Hayom, è al vaglio del governo israeliano la possibilità di organizzare una conferenza internazionale per discutere la divisione della Siria. Tale frammentazione dovrebbe essere realizzata dividendo il paese arabo in “cantoni”.

A tal proposito, una delle ultime riunioni di governo presieduta dal ministro della Difesa israeliano Israel Katz si è focalizzata sui cambiamenti avvenuti in Siria, comprese le preoccupazioni circa il nuovo governo e il destino della minoranza curda nel nord. 

Durante la sessione, il ministro dell’energia israeliano Eli Cohen ha proposto l’idea della conferenza per “garantire la sicurezza del [loro] confine settentrionale e consentire a Israele di difendersi attivamente dalle minacce dei gruppi ribelli”.

Una parte di questa conferenza sarà dedicata alla discussione sull’idea di dividere la Siria in “cantoni”, ovvero diverse divisioni amministrative. 

"Il timore principale è che un'idea identificata con Israele non venga necessariamente accettata in Siria, motivo per cui le discussioni sulla questione sono secretate", ha riferito Israel Hayom. L’obiettivo di questa divisione è consentire a Israele di "difendersi" dalle potenziali minacce poste dalle nuove autorità in Siria, guidate da Hayat Tahrir al-Sham (HTS). 

Nell’articolo si ricorda che l'accordo di confine del 1974 tra Israele e Siria non è rispettato dalle autorità guidate da HTS. Tel Aviv si è immediatamente e pubblicamente ritirata dall'accordo decennale dopo la caduta del governo dell'ex presidente siriano Bashar al-Assad, che ha visto le sue forze invadere immediatamente il paese e iniziare una campagna di bombardamenti.

La conferenza mira anche a garantire la “sicurezza” per i gruppi minoritari, compresi i curdi in Siria.

Secondo il media israeliano, durante la sessione del governo i ministri hanno discusso su come contrastare la forte influenza turca in Siria, che si è rafforzata dopo il rovesciamento del precedente governo.

Fonti citate dal quotidiano israeliano ipotizzano che Tel Aviv non ha intenzione di rimanere nelle zone della Siria occupate dopo la caduta di Assad, ma non ha ancora piani di ritiro. 

Il governo di Assad è caduto l'8 dicembre dopo un'offensiva a sorpresa da parte degli estremisti guidati da HTS che in solo 11 giorni è arrivata a conquistare tutto il paese levatino. 

Mentre il nuovo governo ha giurato di proteggere le minoranze, ci sono stati numerosi casi di attacchi a luoghi sacri, simboli e città cristiane e alawite. Sono state ampiamente segnalate anche esecuzioni di civili alawiti ed ex soldati del governo. Estremisti ed ex elementi di Al-Qaeda hanno assunto diversi incarichi ufficiali nel nuovo governo e nelle sue forze armate.

Le forze israeliane sono avanzate sulla Siria non appena il precedente governo è crollato, spingendosi immediatamente oltre la zona cuscinetto monitorata dall'ONU. L'esercito israeliano ha ora preso il controllo di diverse posizioni strategiche e fonti d'acqua nel sud, anche vicino alla periferia di Damasco. 

Dai commenti e dalle dichiarazioni di diversi funzionari di HTS, tra le quali quelle del suo leader, l'ex capo di Al-Qaeda Ahmad al-Sharaa (Abu Mohammad al-Julani), è stato ribadito che la nuova amministrazione in Siria non ha intenzione di inimicarsi Israele o di affrontarlo.

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