Navalny. Le dichiarazioni del capo dell'intelligence ucraina e quell'ultima "chiacchierata" con Hillary

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Navalny. Le dichiarazioni del capo dell'intelligence ucraina e quell'ultima "chiacchierata" con Hillary

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“Forse vi deluderò, ma sappiamo che [Navalny] è morto per un coagulo di sangue. E questo è più o meno confermato”. Così il capo dell’intelligence militare ucraina Kirilo Budanov, dove la parte più interessante non è la notizia in sé, ma il fatto che dica che ciò è stato “confermato”. La notizia avrebbe dovuto fare il giro del mondo, campeggiare sulle prime pagine dei giornali, ma nonostante la si è relegata in secondo piano.

Navalny, clamorosa dichiarazione dello 007 ucraino Budanov sulla causa di morte dell'attivista russo

Navalny…non è stato Putin

Essendo una sconfessione secca di quanto dichiarato da mezzo mondo, non poteva che essere accolta con l’imbarazzo del caso. È ovvio che Budanov subirà pressioni fortissime perché annacqui la dichiarazione. Basta che dichiari che intendeva dire che non avevano notizie in proposito se non il bollettino sanitario russo, ma quel “confermato”, se ritrattazione sarà, la renderà del tutto incredibile.

Insomma, Putin non ha dato il mandato di uccidere Navalny e anche le dichiarazioni della moglie, la quale ha detto che lo hanno “ucciso con Novichok”, non sono vere.

Interessante quanto scrive John Laughland sull’asserito precedente avvelenamento di Navalny col novichok (agosto 2020) in una nota pubblicata sul sito del Ron Paul Institute. Due anni prima dell’asserito avvelenamento di Navalny, la Gran Bretagna aveva accusato la Russia di aver tentato di avvelenare col novichok Sergei Skripal e la figlia a Salisbury.

“Anche la storia di Skripal era impossibile da credere”. Scrive Laughland. “Tuttavia, se si ritenesse che il complotto russo di utilizzare un’arma segreta fosse così evidente e fosse fallito – Skripal e sua figlia non sono morti e da allora sono stati trasferiti in una località segreta dai servizi segreti britannici […] – allora è letteralmente impossibile affermare che i russi usassero la stessa tattica fallita due anni dopo, contro un nemico ancora più famoso, cioè Navalny”.

“In ogni caso, quando Navalny si ammalò su un volo interno in Russia, l’aereo effettuò un atterraggio di emergenza e Navalny fu portato d’urgenza in un ospedale. Qui fu curato prima di essere inviato in un ospedale in Germania su richiesta della moglie. È questo che faresti se intendi uccidere qualcuno? Se il sangue di Navalny fosse stato avvelenato con un’arma chimica illegale, perché i russi lo avrebbero mandato in Germania dove sarebbe stata scoperta?”.

Le terribili armi chimiche che…spesso non funzionano

Quindi ricorda altri casi di avvelenamento con sostanze chimiche oltre quello di Navalny e Skripal, quello dell’ex presidente ucraino Viktor Yushchenko, il quale aveva detto di esser stato avvelenato con la diossina nel 2004, e quello dell’ex spia russa, esule in Gran Bretagna, Alexander Litvinenko, morto nel 2006, il quale sarebbe stato avvelenato con sostanze radioattive. “A quanto pare, gli assassini russi – scrive Laughland –  non usano mai armi da fuoco o pugnali, preferendo utilizzare tossine che lasciano molte tracce e che spesso non funzionano”.

“Il caso più noto, elevato allo status di dogma negli Stati Uniti, è la morte di Sergei Magnitsky in una prigione russa nel 2009. Il suo socio Bill Browder affermò subito che era stato assassinato per aver denunciato la corruzione. Ma, come hanno dimostrato in modo conclusivo il regista Andrei Nekrasov e il settimanale tedesco  Der Spiegel  – lo splendido documentario di Nekrasov, ‘Magnitsky: Behind the Scenes‘, è stato nuovamente  rimosso  da Youtube – nessun elemento di questa ricostruzione resiste a un esame serio”.

 

Questions Cloud Story Behind U.S. Sanctions

“La Corte europea dei diritti dell’uomo, per quello che vale, è sulla stessa posizione. Nel 2019 stabilì che l’arresto di Magnitsky era stato perfettamente ragionevole – lungi dal denunciare la corruzione, era egli un corrotto – e che non c’erano prove per sostenere che fosse stato assassinato”. Ma ciò accadeva prima dell’invasione russa in Ucraina, altri tempi, quando ancora certe cose si potevano fare e dire.

Laughland  aggiunge altro, sulla irrilevanza di Navalny in Russia, sulla coincidenza tra la morte di Navalny e la precedente intervista di Carlson a Putin, oltre che sulla coincidenza con l’intervento della moglie di Navalny al Consiglio per la Sicurezza di Monaco. Ma ne abbiamo già scritto, inutile ripetersi.

Certo, resta la restrizione di un oppositore in carcere, da cui discenderebbero gravi responsabilità di Putin, ma si può facilmente obiettare che di oppositori al governo di Kiev sono piene le carceri ucraine. E tanto, tanto altro.

Hillary Clinton e l’ultima chiacchierata con Navalny

Restano, per concludere, le dichiarazioni di Hillary Clinton, scioccata per la “brutalità” di Putin che ha “ucciso Navalny”, come afferma “l’intelligence” Usa (non ci sono tracce per ora di tale conferma, peraltro di parte).

Al di là del lato ironico delle accuse sulla brutalità altrui – lei che aveva chiesto se si poteva uccidere Assange con “un drone” (Ansa) – ha rivelato che il giorno prima si era interfacciata con Navalny, aggiungendo che sembrava “in forma, in salute”.

Qualcuno potrebbe forse spiegarlo al portavoce di Navalny e ai tanti politici e media che hanno detto che Navalny è stato “avvelenato lentamente“, raccontando nel dettaglio la dinamica dell’avvelenamento lento. Nella furia di alimentare la narrativa, si cade in contraddizione.

Detto, questo, a quanto pare la conversazione con la Clinton non ha portato molta fortuna allo sventurato.



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