Nicaragua, una trincea da difendere

1242
Nicaragua, una trincea da difendere

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

OPPURE

Oggi il popolo nicaraguense decide se confermare la fiducia all’attuale binomio presidenziale, composto da due figure storiche della rivoluzione sandinista, Daniel Ortega e Rosario Murillo. Tutte le inchieste di questa nuova tornata presidenziale indicano un netto vantaggio del ticket che ha governato in questi anni. Una proiezione che va di traverso all’imperialismo nordamericano e ai suoi vassalli, che hanno intensificato la campagna di sabotaggio e discredito del governo sandinista secondo modalità già viste in altri contesti latinoamericani dove, a partire da Cuba e Venezuela, i popoli hanno deciso di liberarsi dalle tutele coloniali.

È noto che, per Washington, sono da considerare valide solo quelle elezioni in cui i loro rappresentanti, a cui non importa il consenso ma il portafoglio, non hanno contendenti. È noto altresì che, quanto all’analisi dei paesi non graditi, vale un metro di giudizio tipicamente coloniale: per cui le inevitabili debolezze vengono presentate come catastrofi e i meriti sottaciuti, e dove quello che è buono nei paesi del nord e per i meccanismi della democrazia borghese, che perpetua se stessa indipendentemente dalla volontà dei dominati, diventa un’imperdonabile mostra di autoritarismo per chi si pone in un orizzonte diverso.

È noto, ma evidentemente non vi si è riflettuto abbastanza, che la tanto sbandierata “alternanza” s’intoppa quando tornano a governare i soliti gruppi dominanti, che lasciano ben poco spazio all’espressione del campo avverso, e complicano con ogni mezzo, legale e illegale, la possibilità di un ritorno delle forze del cambiamento, se non in forma annacquata o con alleanze traballanti e meno distanti possibili dal precedente conglomerato dominante. Basta guardare agli esempi del Brasile, dell’Ecuador e, per certi versi, anche dell’Argentina faticosamente tornata a sinistra dopo la parentesi di Mauricio Macri, che ha fatto nuovamente sprofondare il paese nel ricatto del debito estero.

E risultano così particolarmente fastidiose quelle critiche-critiche provenienti dai paesi capitalisti nei quali i programmi di certa sinistra hanno finito per coincidere con quelli del campo che si sarebbe dovuto combattere, giacché il loro principale affanno è stato quello di dimostrare che non esistono alternative al capitalismo. Altrettanto inconcludenti anche le critiche di quelle aeree incapaci di guardare alla propria inconcludenza, e di impegnarsi nella costruzione di un’alternativa credibile nei propri paesi, ma prontissime a ergersi a giudici inflessibili dei tentativi altrui.

Il futuro, anche elettorale, di quei paesi che, non a caso, l’imperialismo considera “asse del male” – Cuba, Venezuela, Nicaragua – riguarda il futuro dell’intera America Latina, e non solo. Intorno alla tenuta di questi tre paesi, diversi per storia e contesti, ma uniti nella prospettiva di una nuova integrazione latinoamericana decisamente meno asimmetrica da quella che vige in Europa o nelle istituzioni latinoamericane subalterne agli Usa, si gioca l’indicazione concreta di una nuova indipendenza, capace di dare il buon esempio a vasto spettro.

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

Potrebbe anche interessarti

Mosca-Teheran: l'impensabile alleanza è nata! di Giuseppe Masala Mosca-Teheran: l'impensabile alleanza è nata!

Mosca-Teheran: l'impensabile alleanza è nata!

Si apre a Roma il Vertice FAO di Geraldina Colotti Si apre a Roma il Vertice FAO

Si apre a Roma il Vertice FAO

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Il Canada ancora prova a cancellare i diritti dei Nativi di Raffaella Milandri Il Canada ancora prova a cancellare i diritti dei Nativi

Il Canada ancora prova a cancellare i diritti dei Nativi

Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione di Antonio Di Siena Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione

Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione

UNA DELLA PAGINE PIÙ NERE DELLA STORIA D’ITALIA di Gilberto Trombetta UNA DELLA PAGINE PIÙ NERE DELLA STORIA D’ITALIA

UNA DELLA PAGINE PIÙ NERE DELLA STORIA D’ITALIA

I fili scoperti del 5 ottobre di Michelangelo Severgnini I fili scoperti del 5 ottobre

I fili scoperti del 5 ottobre

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

LA VERGOGNA DELLE LIBERALI DEMOCRAZIE OCCIDENTALI di Michele Blanco LA VERGOGNA DELLE LIBERALI DEMOCRAZIE OCCIDENTALI

LA VERGOGNA DELLE LIBERALI DEMOCRAZIE OCCIDENTALI

Manovra. La figura (indecorosa) del governo Meloni con le banche di Giorgio Cremaschi Manovra. La figura (indecorosa) del governo Meloni con le banche

Manovra. La figura (indecorosa) del governo Meloni con le banche

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti