Non solo NSA o Cia. I dati online e i broker di tutto il mondo

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Non solo NSA o Cia. I dati online e i broker di tutto il mondo

 

Fog Data Science LLC è un’azienda (ancora) sconosciuta. È stata fondata nel 2016, e la sua linea di produzione (Bloomberg) include la gestione di reparti non classificabili. 

Fog Data Science è un Broker che compra pacchetti di dati di geolocalizzazione grezzi da gestori di app meteo, app per il browsing, persino app di sicurezza per la famiglia, app di coupon e di mercatini dell’usato - app che clicchiamo tutti i giorni sui nostri smartphone. 

Un’inchiesta della Electronic Frontier Foundation (EFF), resa pubblica il 31 agosto scorso (eff.org), documenta l’acquisto da parte di Fog Data Science di “miliardi di pacchetti di dati” da circa “250 milioni di dispositivi” attivi negli Stati Uniti, dati provenienti da “decine di migliaia” di app per dispositivi mobili. 
L’insieme di questi dati, resi accessibili dietro il pagamento di un semplice abbonamento, sono messi a disposizione delle forze dell’ordine – della polizia locale. 

Mentre gli occhi sono puntati su NSA, CIA, FBI o Big-.*, considerate (giustamente) agenzie in grado di mobilitare i super computer e le risorse per un controllo a tappeto, piccoli gestori di app, startapper sciusciammocca (in buona fede) cedono (ignari di cosa si faccia con i dati venduti) cedono per 3-4 cent i dati degli utenti a brokers di tutto il mondo, dati che finiscono in aziende non classificabili che li rimacinano a basso costo e rivendono alle polizie locali di stati come la California meridionale o la Carolina rurale del nord. 

I dati di Fog permettono di tracciare una linea temporale che risale indietro nel tempo per mesi e anni, fornendo quello che le forze dell’ordine chiamano Pattern of life (stile di vita, profilo comportamentale). 

Si tratta di un sistema di sorveglianza Low-cost (abbonamento: $ 7.500 all'anno), sviluppato da due ex alti funzionari del  Dipartimento per la sicurezza interna sotto l'ex presidente George W. Bush (ApNews.com) che sfrutta la possibilità offerta da Android di unificare l’universo dei clic tramite un id unico legato all'hardware.

Il poliziotto disegna su una mappa un cerchio nel quale appare la cronologia delle posizioni precise di quel dispositivo, di quella persona - come su immobiliare punto it. Con un clic e un trascinamento del mouse, si legge sul rapporto di EFF, la polizia può vedere i dispositivi di ogni persona che ha partecipato a una protesta e seguirla a casa - dove dorme. La polizia può rintracciare le persone i cui dispositivi sono stati nell’ufficio di un avvocato, di un sindacato, di un’associazione culturale, etc, o in una clinica, un consultorio, un sert. La polizia potrebbe facilmente, senza quasi alcuna supervisione, utilizzare questo strumento per assistere a un incontro segreto tra un giornalista e la sua fonte. 

Fog dice che i dati sono anonimi, che il poliziotto vede sullo schermo solo un numero – un id non collegato a un nome, a un indirizzo o a un numero di telefono. Ma basta poco per scoprire di chi si tratta, dicono a EFF. Basta individuare sulla mappa il punto, ovvero il luogo, in cui la persona dorme la notte, e  si ottiene l’indirizzo. 

Secondo uno studio condotto su un milione e mezzo di soggetti, pubblicato su Nature nel 2013,  sono sufficienti quattro punti spazio-temporali per identificare univocamente il 95% degli individui (nature.com/articles/srep01376). Nel 1930 Edmond Locard dimostrò che occorrono 12 punti per identificare in modo univoco un'impronta digitale. Il nostro test di unicità, dicono gli autori, stima in 4 il numero di punti necessari per identificare in modo univoco la traccia di mobilità di un individuo. 

Il problema di questo servizio non è il costo basso, accessibile a chicchessia, dunque la possibilità che ad esso si abbonino organizzazioni private, associazioni criminali, gruppi violenti, eccetera. Il problema di questo servizio è la meccanizzazione della VI tesi di Benjamin sulla storia: anche il passato non sarà al sicuro dal nemico. 

Lasciamo in continuazione tracce su memorie digitali. Non ci importa nulla. Guardino dove vogliono. Non abbiamo niente da nascondere. Senonché, avverte Benjamin, un fatto, perché accaduto, non è già perciò storico. Lo diventerà solo dopo, postumamente. Tracce che oggi non hanno alcuna possibilità di essere criminogene – comprare un libro, mettere un Like, portare dei fiori su una tomba, prenotare un esame medico, far visita a degli amici, scaricare il bollettino della banca centrale, fare gli auguri, giocare a dama online – domani, fra un mese, fra un anno, fra dieci anni, potrebbero essere criminalizzate e ordinate in una sequenza storica (un teorema) che punta dritto fino a noi, fino alla nostra camera da letto.

Leo Essen

Leo Essen

Ha studiato all’università di Bologna con Gianfranco Bonola e Manlio Iofrida. È autore di Come si ruba una tesi di laurea (K Inc, 1997) e Quattro racconti al dottor Cacciatutto (Emir, 2000). È tra i fondatori delle riviste Il Gigio e Da Panico. Scrive su Contropiano e L’Antidiplomatico.

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