Nosferatu figura "principe" della russofobia

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Nosferatu figura "principe" della russofobia

 

di Diego Angelo Bertozzi

Nelle sale cinematografiche italiane è in programmazione  in questi giorni il Nosferatu di Robert Eggers, film che è anche omaggio alla pellicola espressionista Nosferatu il vampiro (1922) di Friedrich Wilhem Mornau.

Per alcuni un prodotto più parodistico che coraggioso e non avvicinabile al precedente remake di Werner Herzog (1979)[1].

Questo articolo non vuole essere una recensione del film, ma si propone come scopo quello di calare storicamente la figura del famoso vampiro in un periodo particolare, quello del confronto nel XIX secolo fra Impero Britannico e Russia zarista, per evidenziare come la raffigurazione di quest'ultima come "impero del Male" e alterità inassimilabile all'Europa progredita abbia robuste radici storiche. Alla base della rappresentazione del vampiro per eccellenza c'è l'arcinoto romanzo epistolare "Dracula" di Bram Stoker del 1896, liberamente ispirato alla figura di Vlad III, principe di Valacchia. Il personaggio del racconto proviene da un oscuro e decadente castello in Transilvania, regione allora ritenuta, in quanto crogiuolo di etnie, popoli, religioni e credenze, una sorta di misterioso confine della "civiltà occidentale".

E proprio su quest'ultimo aspetto ci concentriamo. Ad essere il rappresentante del civile e superiore Occidente è l'impero britannico nel quale, per tutto il XIX secolo, si è sviluppata, culturalmente e politicamente, una forte corrente russofobia, ancor più con la guerra di Crimea (1853). La minaccia russa, in seguito all'estensione territoriale zarista del secolo precedente, è oggetto - come riporta lo storico Orlando Figes - di un ricchissimo e variegato patrimonio di pubblicazioni (opuscoli, diari di viaggio e trattati politici) che diffondeva la stereotipo di una Russia come "potenza selvaggia, per natura aggressiva ed espansionista" oltre che "astuta, ingannevole" in grado di tramare grazie a forze occulte contro l'Occidente e infiltrarsi nelle sue società[2].

Ed eccoci al nostro Dracula e all'autore Bram Stoker, immerso in un sovreccitato ambiente imperialista e russofobo: è amico di Arminius Vambery, un cantore della necessità del dominio britannico sul mondo in nome della missione civilizzatrice e, soprattutto, fratello di George Stoker, infermiere volontario nell'esercito ottomano in Bulgaria e Turchia nel 1877-78 contro la Russia. In un libro tratto da questa esperienza i bulgari, alleati dei russi, vengono descritti come selvaggi semiumani, ignoranti viziosi e corrotti. È in questa cornice culturale che Bram Stoker decide - come sottolinea lo storico Guy Mettan - di "lanciarsi" nella scrittura di un romanzo gotico capace di "riassumere tutte le ossessioni, le angosce e le brame più segrete della società vittoriana di fine secolo" proiettandole sulla figura del conte Dracula, il vampiro che "trova nel sangue delle sue vittime l'energia di cui ha bisogno per conquistare la virtuosa e innocente Inghilterra".

È il rappresentante della malvagia genialità russa, di una raffinata ed elegante crudeltà. In quanto rappresentante - per quanto decaduto - dell'aristocrazia russa (si presenta come discendente di una stirpe di boiardi[3]) è un ozioso parassita che non lavora e neppure mette a frutto il suo patrimonio, sessualmente depravato (Lucy, il personaggio femminile del racconto, una volta vampirizzata perde la sua innocenza) che vuole dimorare in Inghilterra. Già durante la sopra citata guerra di Crimea sulla stampa inglese si raffigurava lo zar in caricatura con ali di vampiro, oppure come fantasma alato che minaccia i combattenti per la libertà inglesi e francesi. Una simile sorte, in una propaganda becera ma con chiare radici storiche,  è occorsa anche all'attuale presidente russo Vladimir Putin, descritto in varie occasioni come "posseduto dall'archetipo del vampiro" (e spesso ritratto nei panni del famigerato conte), assetato di sangue e con una condotta che non conosce i confini dell'etica e della morale. Su Amazon è, d'altronde disponibile per l'acquisto, il libretto di Walcott Wheeler intitolato A vampire in the Cremlino. A Horror Story of Today, mentre secondo l'Intelligence della Difesa ucraina (DIU), Putin si nasconde in una fitta rete di bunker sotterranei, assimilabili alle segrete nelle quali viveva il conte Dracula. E come ci si può liberare di tale mostro? Secondo lo studioso David Glover, che ha analizzato il rapporto tra Bram Stoker e la crisi del liberalismo, la fine del romanzo traccia un precedente: la lotta finale contro il vampiro avviene in puro stile imperiale, con tanto di raid paramilitare e missione di "cerca e distruggi" nel tenebroso cuore della Transilvania.

 

 

[1] Faccio riferimento alla colta e attenta recensione di Francesca Pili, critica cinematografica del il Manifesto sardo, apparsa sul personale profilo facebook (http://www.facebook.com/fra.virgolette).

[2] Viene qui naturale pensare alle odierne accuse rivolte a Mosca di inquinare e sovvertire i risultati delle elezioni nei Paesi occidentali, tanto da portare all'annullamento di quelle svolte in Romania nelle settimane scorse.

[3] Antichi nobili russi, capi militari al seguito dei duchi, via via divenuti grandi proprietari terrieri con l'obbligo di prestare servizio militare agli ordini del sovrano.

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