Novaja Gazeta contro Ramzan Kadyrov
di Fabrizio Poggi
Un po' di cronistoria. Lo scorso 1 aprile Novaja Gazeta scriveva di “arresti in massa e crudeltà in Cecenia nei confronti di persone sospettate di orientamenti sessuali non tradizionali”. Il 3 aprile, scriveva ancora Novaja Gazeta, nella moschea centrale di Groznyj si era tenuta una riunione straordinaria – trasmessa dalla TV centrale cecena - con la partecipazione di 15.000 tra rappresentanti delle 24 wyrd cecene, studiosi islamici e leader pubblici, durante la quale il consigliere presidenziale ceceno Adam Šakhidov accusava i redattori di Novaja Gazeta di diffamazione, li definiva "nemici della nostra fede e del nostro paese" e “prometteva che la vendetta li avrebbe raggiunti ovunque, senza prescrizione". “Per noi era evidente”, scriveva Novaja Gazeta, che “tale risoluzione spingerà i fanatici religiosi alla violenza contro di noi”. L'8 aprile, il direttore del gionale, Dmitrij Muratov, presentava istanza al procuratore generale russo Jurij ?ajka per un'inchiesta in base agli articoli 144-145 del CPP su gravi reati. Non avendo ricevuto risposta alla scadenza dei 10 giorni previsti, Andrej Sabinin (avvocato di “Agorà”, organizzazione inserita dal Ministero della giustizia russo nel Registro degli agenti stranieri, avendo beneficiato di finanziamenti esteri) ha quindi sporto denuncia per “immobilismo” contro il Presidente del Comitato investigativo Alexandr Bastrykin.
Nel frattempo, il 6 aprile, la responsabile federale russa per i diritti umani Tatjana Moskalkova chiedeva di indagare sulle notizie riportate da Novaja Gazeta a proposito di prigioni segrete, torture e finanche assassinii di omosessuali. Sia il Ministro degli interni ceceno, che la responsabile cecena per i diritti umani, rispondevano che tra il 1 gennaio e il 1 aprile nessuna denuncia di persone scomparse era loro pervenuta. E' impossibile, sosteneva Moskalkova, che nessuna denuncia sia stata presentata, nel caso veramente qualcuno fosse scomparso o rinchiuso arbitrariamente in qualche luogo di detenzione.
Un paio di giorni fa, lo stesso presidente ceceno Ramzan Kadyrov è tornato sull'argomento, definendo le notizie sulla presunta persecuzione di omosessuali in Cecenia e la loro detenzione in prigioni segrete ad Argun, una ventina di km a est di Groznyj, una sorta di “auto public relation” dei redattori di Novaja Gazeta. “Un'intera serie di organizzazioni per i diritti umani del Caucaso settentrionale hanno visitato Argun e non hanno rinvenuto alcuna prigione segreta”, ha dichiarato Kadyrov, che ha qualificato allo stesso modo anche la notizia di 2 buste con polvere bianca che, secondo Novaja Gazeta, sarebbero state recapitate alla redazione il 19 aprile con la scritta “Groznyj”. Sono tutte “sciocchezze; si stanno facendo réclame” ha detto Kadyrov, con quei “pochi spiccioli che ricevono dai servizi segreti occidentali”.
A proposito delle parole di Adam Šakhidov, Kadyrov ha detto che c'è solo “un paragrafo che i giornalisti hanno presentato come è parso loro meglio: loro lo hanno inventato e loro lo hanno riportato. Dove è che si sarebbero minacciati i giornalisti? I religiosi hanno adottato una risoluzione per calmare la gente, per rassicurarla, spiegare che esistono queste persone, che dobbiamo essere sensibili verso queste persone”. Secondo RIA Novosti, Kadyrov avrebbe espresso sorpresa per le notizie secondo cui politici occidentali starebbero aiutando gli omosessuali della Cecenia a riparare all'estero: “E' ridicolo tutto ciò. Nessuno è mai andato via. Se ciò fosse avvenuto, tutti lo avrebbero saputo. Non siete stanchi di tutto questo? Cerchiamo di vivere con dignità, con uno stile di vita sano, con orientamenti corretti", ha detto Kadyrov. Il leader ceceno ha anzi chiesto addirittura a Novaja Gazeta “di chiedere scusa in ginocchio al popolo ceceno, per averlo insultato, umiliato, accusato”. A proposito di rapporti non tradizionali, ha detto: “L'altissimo ha creato uomini, donne, animali; e dove è scritto che ci si dovrebbe sposare con un gatto? Noi non comprendiamo queste cose non tradizionali, psichicamente anormali”.
Il 19 aprile Ramzan Kadyrov si è incontrato con Vladimir Putin e, tra i vari argomenti in discussione, ci sono state anche le notizie pubblicate da Novaja Gazeta, giudicate una provocazione dal leader ceceno, che ha dichiarato, tra l'altro, come una delle persone di cui il giornale aveva annunciato la morte, fosse viva e vegeta in casa propria. Maggior attenzione è stata dimostrata da Putin al tema del terrorismo; alle parole di Kadyrov, secondo cui la minaccia terroristica in Cecenia sarebbe sotto controllo, Putin ha risposto che, evidentemente, non tutti i problemi sono stati risolti, come ha dimostrato l'attacco alla caserma della Guardia nazionale russa nella stanitsa di Naurskaja, lo scorso 24 marzo. Nel complesso, però, Putin si sarebbe complimentato con Kadyrov per il calo della disoccupazione nella repubblica e per il livello dell'istruzione, che starebbe raggiungendo quello medio federale.
L'attacco terroristico di Naurskaja (rivendicato dallo Stato islamico) è stato il terzo dall'inizio dell'anno: nei primi tre mesi del 2017, sono rimasti sul terreno in Cecenia 10 poliziotti e 13 terroristi. Secondo Kavkazkij uzel, il conto per il 2016 era stato di 200 morti tra terroristi, militari e civili, oltre a 85 persone ferite. Tutti morti ignorati dai media occidentali, per i quali i terroristi che compiono le stragi nel Caucaso assurgono alla santità di “combattenti indipendentisti” e che si ricordano della Cecenia solo quando ne scrive Novaja Gazeta.