Nuovi fallimenti all'orizzonte tra i fondi pensionistici?

Quanto accade in questi giorni al fondo danese ATP deve essere attenzionato soprattutto in tempi nei quali si torna a parlare di investire i risparmi dei lavoratori.

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Nuovi fallimenti all'orizzonte tra i fondi pensionistici?

 

di Federico Giusti

Sono trascorsi anni dal fallimento di alcuni fondi pensionistici che si erano portati nel baratro i risparmi di tanti lavoratori che, da un giorno all'altro, videro dissipati i loro risparmi e la previdenza integrativa. Molti non potendo onorare il pagamento dei mutui delle case o i canoni locativi furono costretti a vivere in case di legno mal riscaldate nei mesi invernali o finendo letteralmente sul marciapiede, altri ancora sono stati costretti a lavorare per molti anni  anche dopo la pensione perchè i soldi investiti nella previdenza privata si erano dissolti come neve al sole. 

La bolla immobiliare e la crisi del mercato finanziario hanno investito direttamente i fondi pensionistici che avevano scelto di investire sui mercati azionari..

Sul più grande fondo pensionistico danese, ATP  grava il già annunciato fallimento  della azienda svedese Northvolt, produttrice di batterie per il settore automobilistico, impresa leader nel nord Europa sulla quale il Fondo aveva investito ingenti risorse provenienti dai lavoratori danesi che oggi rischiano, se non interverranno Danimarca e Ue, di perdere la pensione.

Leggiamo testualmente dal sito

Northvolt AB e alcune delle sue sussidiarie ("Northvolt") hanno presentato volontariamente domanda di riorganizzazione ai sensi del Capitolo 11 negli Stati Uniti. Consentendo all'azienda di ristrutturare il proprio debito, di ridimensionare opportunamente l'attività in base alle attuali esigenze dei clienti e di garantire una base sostenibile per la continuazione delle operazioni, queste domande di Capitolo 11 aiuteranno Northvolt a implementare le decisioni prese come parte della sua revisione strategica per ridefinire l'ambito dell'attività e dare priorità agli impegni verso i clienti.

https://northvolt.com/articles/chapter11/

Se investi in una azienda i risparmi dei lavoratori (400 milioni di euro) e se la stessa va in bancarotta il disastro sociale è imminente.

Ma non sono in ballo sono le pensione danesi ma anche di altri lavoratori del Nord Europa, infatti proprio in queste ore apprendiamo:

Il mese scorso, Northvolt, tra i cui investitori figurano diversi fondi pensione nordici, è stata  costretta a presentare istanza di protezione fallimentare ai sensi del Capitolo 11 negli Stati Uniti, dopo mesi di trattative per ricapitalizzare l'azienda
 
ATP ha investito circa 2,3 miliardi di corone danesi (308 milioni di euro) in Northvolt e possiede circa il 5,3% delle azioni.
 
Il mese scorso l'ATP si è rifiutata di comunicare all'IPE se avesse svalutato il proprio investimento in Northvolt.
 
 
Un quadro esaustivo della situazione possiamo leggerlo direttamente dal sito di Scenari economici
 
L’ATP, nota anche come pensione integrativa del mercato del lavoro, è stata introdotta nel 1964 per integrare la pensione statale. Si tratta di un fondo integrativo che costituisce il “secondo pilastro” del sistema pensionistico svedese.
 
Tutti i salariati di età superiore ai 16 anni contribuiscono all’ATP attraverso il proprio datore di lavoro. I dipendenti a tempo pieno pagano 99 corone, circa 13 euro al mese, mentre i datori di lavoro contribuiscono con un importo doppio. La pensione viene erogata mensilmente una volta raggiunta l’età della pensione statale e continua per tutta la vita.
 
L’organizzazione investe la maggior parte dei fondi in titoli relativamente sicuri, con una quota minore destinata a investimenti più rischiosi, come quelli in società come Northvolt.
 
Altri fondi pensione danesi, PFA e Danica, hanno concesso prestiti per oltre 800 milioni di corone (107 milioni di euro), molto inferiori, per cui, pur registrando presumibili perdite,
 
 
 
Il fallimento di questa azienda potrebbe riguardare anche i risparmiatori e i lavoratori italiani?
 
Non direttamente ma la questione ci riguarda da vicino se pensiamo alle sirene assordanti della previdenza integrativa e agli inviti, perfino nelle linee guida sull'educazione civica della Pubblica istruzione, a trasformarci in abili risparmiatori educando le giovani generazioni agli investimenti (perchè la nozione di risparmio ben presto si traduce in cieca fiducia nei mercati azionari,
 
E' ormai evidente che il sistema previdenziale pubblico venga progressivamente indebolito anche con l'assenso dei sindacati e dei loro conflitti di interessi con la previdenza integrativa.
 
Se guardiamo ai risultati dei fondi pensione e dei piani individuali pensionistici (Pip) non possiamo stare tranquilli ragione per cui ancora oggi trattenere il Tfr risulta la soluzione migliore e più conveniente.
 
Meglio di noi analizza il problema Beppe Scienza dalle pagine de Il Fatto Quotidiano e dal suo stesso blog:
 
I dati per il 2022 sono eclatanti. Ragioniamo sui risultati lordi, non inficiati da favori e dispetti fiscali. La rivalutazione del Tfr dei lavoratori dipendenti è stata del 10%, negativi invece i rendimenti medi della previdenza integrativa; negativi già in termini nominali: dal -9,8% al -11,5% a seconda dello strumento. Come dire? Più 10 da una parte, meno 10 dall’altra. Anche per linee cosiddette garantite dei fondi pensione è stata una batosta: una perdita reale media del 15,6%. Tutto ciò non è conseguenza di qualche evento inimmaginabile, bensì della più grave stortura della previdenza integrativa: la totale assenza di tutela del potere d’acquisto.
Chetatesi le acque, sindacalisti, bancari e promotori si sono attivati per ricondurre l’informazioni nei binari della loro convenienza a danno dei lavoratori. In particolare si affollano su Internet confronti fra Tfr e fondi pensione, in apparenza indipendenti. Ma tutti attenti a nascondere le storture strutturali dei fondi pensione chiusi (Cometa, Fonchim, Fon.Te ecc.) cioè la totale opacità, la mancanza di protezione contro l’inflazione, i subappalti nella gestione e i conflitti d’interesse con le associazioni padronali. E a spingere i lavoratori nella trappola della previdenza integrativa, da cui poi non possono poi più uscire.
 
 
 
Con la manovra di Bilancio in discussione al Parlamento la previdenza integrativa, lo scippo del Tfr con il silenzio assenso torneranno a manifestarsi con forza, i risparmi dei lavoratori fanno gola a tanti, troppi, e quanto accaduto nel Nord Europa dovrebbe impensierirci e suonare come campanello di allarme per i prossimi anni.

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