Olaf Scholz, la sinistra passata armi e bagagli al nemico
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Il neocancelliere della Germania, Olaf Scholz, è la personificazione della sinistra che per non accettare la propria sconfitta, riconoscere i propri errori e prepararsi meglio per la successiva battaglia, è passata armi e bagagli al nemico in modo da potersi considerare vincente sùbito e senza rischi o fatica.
Negli anni settanta Scholz era ferocemente ostile alla NATO, evidentemente perché era di moda esserlo; ieri, a colloquio con Putin, che aveva appena fatto una mossa distensiva ritirando parte delle truppe dai suoi propri confini (mentre i cosiddetti atlantisti le loro truppe le mandano o vogliono mandare ai confini altrui, a più di mille chilometri dall'Atlantico), ha saputo solo ribadire che sull'espansione della NATO in Ucraina "non ci sono possibilità di negoziare". Oltre a rifiutarsi di farsi fare un tampone da medici russi, ovviamente inadeguati e inferiori, a confermare che il terzomondismo della sinistra occidentale non nasce da rispetto per gli altri popoli ma solo dal desiderio di omogeneizzare l’intero pianeta imponendo i propri standard e i propri valori (leggi: individualismo, edonismo e consumismo).
Molto tedesca la propensione per i Diktat e la convinzione della propria superiorità (il motto Deutschland über alles lo ha inventato Haydn alla fine del settecento, mica Hitler); è desolante che siano condivisi, in Italia, da parecchi pentastellati, a cominciare da Di Maio, oltre che ovviamente dai piddini al completo. I quali per farsi benvolere da Washington hanno sdoganato (fa notare "Domani") anche i neonazisti ucraini.