Olocausto e Gaza. La conclusione (amara) di Haaretz

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Olocausto e Gaza. La conclusione (amara) di Haaretz


PICCOLE NOTE

A commento del provvedimento della Corte di Giustizia dell”Aia sulla necessità di porre fine all’attacco su Rafah, riportiamo quanto scritto lo scorso 15 maggio da Hagal el-Ad su Haaretz in un articolo dal titolo più che significativo: “Cosa accadrà quando l’Olocausto non impedirà più al mondo di vedere Israele così com’è?”.

 

What Will Happen When the Holocaust No Longer Prevents the World From Seeing Israel as It Is?

 

Questo l’incipit dell’articolo: “Per chiunque avesse voglia di vedere la verità, essa era già più che evidente nel 1955: ‘Trattano gli arabi, quelli rimasti, in un modo che, da solo, basterebbe a mettere il mondo intero contro Israele’, scriveva Hannah Arendt”.

“Ma era il 1955, appena un decennio dopo l’Olocausto – la nostra grande catastrofe e, allo stesso tempo, la corazza protettiva del sionismo. Quindi no, ciò che la Arendt vide a Gerusalemme all’epoca non fu sufficiente a suscitare la contrarietà del mondo nei confronti di Israele”.

“Sono trascorsi quasi 70 anni da allora. Nel frattempo, Israele è diventato dipendente sia dal suo regime, connotato secondo un modello di supremazia ebraica nei confronti dei palestinesi, sia dalla sua capacità di sfruttare la memoria dell’Olocausto in modo da evitare che i crimini che commette contro di essi suscitino la contrarietà del mondo”.

“Il primo ministro Benjamin Netanyahu non si sta inventando niente: né i crimini, né la strumentalizzazione dell’Olocausto in modo tale da mettere a tacere la coscienza del mondo”. Tale deriva, secondo El-Ad (e la Arendt), era già presente. Ma, sotto la guida ultradecennale di Netanyahu, Israele “ha compiuto un altro, decisivo, passo verso un futuro nel quale il popolo palestinese sarà cancellato dal proscenio della storia”.

Gradualmente, passo dopo passo, tale prospettiva è stata infine “dichiarata pubblicamente sia dalla Legge Fondamentale su Israele come Stato-Nazione del popolo ebraico del 2018, che dalle linee guida dell’ultimo governo Netanyahu, dove si legge: ‘Il popolo ebraico ha un diritto esclusivo e inalienabile su tutte le parti della Terra d’Israele’”.


Don’t Amend Israel's Nation-State Law. Repeal It

L’Olocausto non può essere l’Iron Dome di Israele

“La verità è che Netanyahu gode di un ampio sostegno riguardo tale prospettiva. Dopotutto, chi in Israele non ha apprezzato la brillante mossa, fatta alla vigilia del 7 ottobre 2023, di normalizzare le relazioni con l’Arabia Saudita allo scopo di imprimere nella coscienza dei palestinesi il fatto che sono una nazione sconfitta?”

“Ma i palestinesi, quel popolo testardo, non hanno lasciato la scena. In qualche modo e attraverso tutti gli anni e l’oppressione, gli insediamenti e i pogrom in Cisgiordania e i ‘ciclici’ attacchi a Gaza, la violenza dell’esercito, l’impunità-e l’esproprio – a Gerusalemme, nel Negev e nel Valle del Giordano, anzi ovunque un palestinese cerchi di conservare la propria terra – dopo molti anni e molto sangue e molti crimini, il trucco riciclato dell’hasbara israeliana […] ha iniziato a perdere la sua efficacia, da quando è emersa chiaramente la banale verità che no, non tutti quelli che vedono i palestinesi come esseri umani dotati di diritti sono antisemiti”.

“Poi è arrivata la guerra di Gaza con la distruzione di proporzioni bibliche inflitta alla Striscia e le decine di migliaia di palestinesi uccisi. Si è sparso tanto sangue e causato tanta distruzione che la la Corte internazionale di giustizia dell’Aia ha iniziato a riflettere seriamente sulla possibilità che si tratti di un genocidio”.

Per gli sfollati di Gaza, lasciare Rafah significa passare da un inferno all’altro

“Così, tornando a quanto scriveva la Arendt, quanto stiamo facendo ai palestinesi – quelli ancora rimasti a Gaza – non ha ancora suscitato la contrarietà del mondo verso Israele. Ma il mondo ora si sta permettendo di pensarci ad alta voce”.

Ma, invece di adire a un ripensamento, continua il cronista di Haaretz, Israele ha solo implementato la sua Hasbara (la propaganda aggressiva), accusando tutti i suoi critici di anti-semitismo.

Questa la conclusione dell’articolo: “Ci stiamo avvicinando al momento, e forse è già arrivato, in cui la memoria dell’Olocausto non impedirà più al mondo di vedere Israele così com’è. Il momento in cui i crimini storici commessi contro il nostro popolo cesseranno di fungere da Iron Dome, la protezione che finora ha impedito che fossimo chiamati a rispondere dei crimini che stiamo perpetrando nel presente contro la nazione con la quale condividiamo la patria storica. Anche se quel momento finora è stato ritardato, è tempo che giunga”.

“[…] Forse faremmo meglio ad aprire gli occhi e ad assumere un atteggiamento diverso nei confronti dei palestinesi: il momento di vederli come esseri umani uguali a noi. Questa sarebbe certamente una lezione di gran lunga migliore da trarre dall’Olocausto. La Arendt sarebbe probabilmente d’accordo”.

La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme (Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil, 1963) è uno dei più noti saggi di Hannah Arendt.

La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme (Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil, 1963) è uno dei più noti saggi di Hannah Arendt.

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