Omicidio Soleimani: Trump e la svolta neocon

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Omicidio Soleimani: Trump e la svolta neocon



Piccole Note
 

Dopo l’omicidio del generale Qassem Soleimani evitare la terza guerra mondiale sarà forse possibile, a questo serviva la telefonata del Segretario di Stato Usa Mike Pompeo al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, ma è esercizio arduo evitare un disastroso conflitto in Medio oriente.


Trump ha dato una nefasta svolta alla sua presidenza, difficilmente reversibile. Questi ultimi giorni gli sono stati fatali.


Trump, “momento Sarajevo”


Trump ha preso la sua decisione mentre si trovava nel suo resort a Mar-a-Lago, dove aveva ospitato per alcuni giorni Lindsey Graham (Cnn), influente senatore repubblicano noto per la sua “isteria neocon“.


Graham ha più volte criticato Trump sulla politica estera, uno scontro risultato aperto quando il presidente chiese di ritirare le truppe Usa dalla Siria (Huffington Post).


Secondo un report del Washington Post, Trump si sarebbe confrontato proprio con Graham prima di agire in Iran.


Probabile che Graham abbia esercitato pressioni indebite, in particolare sul procedimento di impeachement che deve essere esaminato al Senato, dove ha molta influenza, per piegare il presidente sulla politica estera.


Significativo a tale proposito il titolo di un articolo del National Interest, che racconta la svolta neocon del presidente: “L’incredibile attacco contro l’Iran di Trump potrebbe essere un ‘momento Sarajevo'”.


Nell’articolo non spiega il titolo, ma è ovvio che rievoca il motivo della tragica avventura balcanica di Bill Clinton, iniziata per salvarsi dallo scandalo Monica Lewinsky e dall’impeachement conseguente.


La guerra im-possibile


Trump, secondo il National Interest, ha iniziato una guerra che “non è in grado di condurre”, cedendo a una “camarilla-falco che mette la sua presidenza su una strada disastrosa”.


Il presidente americano ha affermato che non vuole una guerra, ché anzi l’ha fermata, impedendo a Soleimani di ordinare attacchi contro gli americani.


Sul punto rimandiamo a una nota pregressa, a una smentita dell’ex analista Cia Jon Bateman (WP) e a un articolo della Reuters. Si potrebbe aggiungere, ma è inutile dare ulteriore spazio a una menzogna manifesta.

La giustificazione di Trump non è solo bassa propaganda, ha anche una motivazione politica. Esponenti dell’opposizione democratica, tra cui il potente Chuck Schumer, hanno dichiarato che il presidente non ha il potere di dichiarare una
guerra
 all’Iran, prerogativa del Congresso.


Ancora più interessante l’iniziativa dei senatori Bernie Sanders e Ro Khanna, che hanno proposto leggi per bloccare finanziamenti a un’eventuale guerra in l’Iran.


Mosse, però, che hanno respiro corto se ci sarà una risposta iraniana: di fronte al video di un attacco contro una nave americana o di un missile che uccide soldati americani, il Congresso sarebbe costretto a cedere.


La proposta indecente


Timesofisrael riferisce che gli Usa avrebbero chiesto a Teheran di dare una risposta “proporzionata”. Richiesta ritenuta irricevibile. D’altronde, l’assassinio di Soleimani ha la valenza di un attentato a un Capo di Stato. Quale sarebbe una risposta proporzionata?


Eppure, nonostante tutto, è uno spiraglio di ragionevolezza in tanta pericolosa ambiguità. L’Iran sa che la svolta bellicista degli Usa potrebbe essere reversibile, come sembrano far intendere anche i twitt successivi di Trump, ma anche no, come denota il suo ondivagare.


Un tentennare che, al di là delle volontà di Trump, potrebbe risultare solo un temporeggiamento atto a portare in zona la forza militare necessaria a condurre un conflitto, dato che quella dispiegata oggi è insufficiente.


L’Iran teme tale eventualità e potrebbe esser tentato di iniziare una guerra senza dare a Washington tempo per prepararla.


Menzogne, incendiari e profezie


Russia, Cina e i Paesi europei stanno lavorando per la distensione. Ma l’esercizio è  arduo. Le regole del gioco sono saltate, come indicava il titolo di un articolo profetico del New York Times: “I missili ipersonici cambiano il gioco”.


Apparentemente dedicato ai nuovi sistemi balistici, accennava già il giorno prima, il 2 gennaio, quanto stava avvenendo: “E se l’ex comandante delle guardie rivoluzionarie iraniane, Qassim Suleimani, visitasse Baghdad per un incontro e se ne conoscesse l’indirizzo? Le tentazioni di usare missili ipersonici saranno molte”. Dove significativo appare anche quell”ex”, che equivale a un “fu”.


Tempi terribili, di menzogne e incendiari. Pompeo ha postato un video su una manifestazione di giubilo degli iracheni per l’omicidio del sanguinario Soleimani. Tutto inventato, documenta il New York Times.


Oggi la notizia di un nuovo bombardamento Usa in Iraq contro un convoglio di medici legato alle milizie sciite, per fortuna smentito dall’esercito iracheno (Reuters).


Intanto Lindsey Graham continua a gettare bombe sulle possibilità di pace, dichiarando che gli Stati Uniti dovrebbero colpire le raffinerie iraniane (Washington Examiner).


Il lutto nazionale di tre giorni, dichiarato dall’Iran, dà un po’ di tempo ai negoziati. Arginare menzogne e follia è indispensabile per trovare una via di uscita a questo tunnel dell’orrore. Ma Trump ne ha la forza?


“Arrivederci moderato Donald Trump. Ciao Donald Trump, neocon”, conclude il National Interest. Dove tutto è sospeso a quell’arrivederci… Da vedere, infine, cosa farà Putin, che finora, a parte una battuta, è rimasto silenzioso, ma non per questo inattivo.

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