Papa Francesco non piace all'Espresso interventista e imperiale

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Papa Francesco non piace all'Espresso interventista e imperiale


di Bruno Steri*
(Marx21)
 
La politica internazionale è storicamente stata per i comunisti un dirimente banco di prova per definire i tratti distintivi della propria identità (della propria "diversità") e per decidere chi debba essere o no un loro alleato: guerre e crediti di guerra hanno separato i destini di socialisti (pacifisti inconseguenti e perfino guerrafondai) e comunisti (coerentemente pacifisti e antimperialisti). La storia si ripete.

L'articolo de L'Espresso che pubblichiamo qui di seguito è un esempio di ciò - tanto più allarmante in quanto proposto appunto da un foglio che nell'opinione diffusa non è di destra, ma di fatto collocabile sul versante di centro-sinistra - dove non si esita a usare toni sprezzanti nei confronti della massima autorità cattolica, papa Francesco, colpevole di ricercare soluzioni che sventino il precipitare di una deflagrazione bellica planetaria. Leggere questo pezzo è più che inquietante, ma comunque istruttivo per misurare le dimensioni attuali di un rischio di cui purtroppo non vi è oggi chiara consapevolezza.
 
L’articolo colpisce per il tono, oltre che per le consuete menzogne di regime. Non va proprio giù al nostro opinionista la riconciliazione del mondo cattolico con la Chiesa ortodossa, sugellata dall’incontro del papa con il patriarca russo Kirill. Un incontro che, per colmo di sfrontatezza, si è deciso di celebrare a L’Avana, in territorio per così dire neutrale, “dove in realtà di libero e di neutrale non c’è nulla”!
 
Non si sopporta che Bergoglio, in questa sua attenzione per la Cuba rivoluzionaria, sia recidivo; e che lo scorso settembre, in occasione di un’altra sua visita, ”non vi compì uno solo dei tanti gesti di ‘misericordia’ che semina ovunque” nei confronti degli anticastristi e delle loro famiglie. Cotanto nostrano risentimento sarebbe forse stato placato se papa Francesco avesse fatto tappa a Miami, anziché a L’Avana, e fosse andato ad omaggiare la mafia anticastristra e il terrorista Posada Carriles ivi rifugiato sotto la protezione della Cia.
 
Ma il dato più insopportabile per questo contributo “embedded” è che Bergoglio non si curi del fatto che dietro la Chiesa ortodossa si profili l’ombra della Russia di Putin, cioè – secondo l’articolo – del “primo attore” quanto ad attività bellica in Ucraina e in Medio Oriente. Ci si scandalizza del fatto che “per Francesco l’abbraccio con il patriarca di Mosca vale di più, come segno di pace, che dar retta alle popolazioni cattoliche di quelle regioni”. E qui la disinformazione di regime raggiunge il suo culmine. Ovviamente, per questi signori quel che succede in Ucraina non è determinato dal colpo di stato che, su ispirazione dei servizi segreti dell’Occidente e degli Usa in particolare, ha insediato al centro del continente europeo un regime para nazista; ma dalle “mire egemoniche” della Russia di Putin. E, parimenti, in Medio Oriente – a sentir l’articolo - le popolazioni cattoliche non sono insidiate, violentate dalle orde barbariche dell’Isis e di Al Qaida, ma (sic!) dall’intervento russo (ricevuto invece proprio da quelle popolazioni cattoliche se non proprio come una liberazione almeno come un primo concreto contrasto alla furia jhadista).
 
Ma la “geopolitica di Francesco” non piace per nulla a L’Espresso: “la giornata di preghiera e digiuno indetta dal papa nel settembre del 2013 per scongiurare ogni intervento armato occidentale in Siria” fa il paio con “la rinuncia di Barack Obama ad abbattere il regime sciita di Damasco”. Il papa ha così mostrato di non volere un intervento militare dell’Occidente per abbattere Assad: “la diplomazia vaticana lega molto più con l’asse sciita che ha il suo epicentro in Iran, specie dopo l’accordo sul nucleare, che con il mondo sunnita”. Quel mondo sunnita – aggiungiamo noi – che, con Arabia Saudita, Qatar e Turchia in testa, ha foraggiato con soldi e armi il terrorismo dell’Isis.
 
Immaginiamo che giornali e giornalisti di tale risma non aspettino altro che l’intervento militare in Libia e facciano il tifo per un’invasione della Siria da parte di truppe congiunte di Arabia Saudita e Turchia: ciò che vorrebbe dire l’anticamera di un confronto globale tra Usa e Russia. Sarebbe finalmente ora di contrastare questi aspiranti dottor Stranamore con il rilancio di un movimento contro la guerra e contro la Nato.
 
L'articolo de L'Espresso:
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351228

*Pubblicato su Marx 21. Riproposto su gentile concessione dell'autore

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