"Patto anti-inflazione". Dietro la propaganda niente

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"Patto anti-inflazione". Dietro la propaganda niente

 
Domenica primo ottobre è partito il "patto anti inflazione" trimestrale, sperimentale, promosso in pompa magna dal Governo Meloni. Sospensione o taglio delle accise? Controllo del prezzo dell'energia? Intervento sulle banche per gli interessi spropositati sui mutui? O forse si tratta di un accordo con le aziende produttrici per intervenire sui costi di tutta la filiera e sul prezzo di cessione alle grandi distribuzioni commerciali?
 
Nulla di tutto questo.
 
Il governo Meloni chiede semplicemente alla vendita al dettaglio, all'ultimo passaggio prima del consumatore finale, di aderire volontariamente ad uno sconto del 10% su alcuni prodotti di prima necessità.
 
E non fissa neppure standard di qualità, non si interessa di quali e quanti prodotti subiranno lo sconto o saranno arbitrariamente esclusi dal bollino governativo.
 
Tutto dipende, infatti, dalla discrezionalità delle aziende di distribuzione aderenti, che decideranno quali prodotti privilegiare col bollino tricolore, indipendentemente dal prezzo al pubblico e dalla qualità.
Decideranno, anche,  quali prodotti che solitamente fanno parte del carrello, invece, dovranno essere pagati per intero e potranno subire ulteriori rincari.
 
Praticamente una sonora presa per i fondelli propagandistica.
 
I supermercati che oggi aderiscono, infatti, già da tempo hanno avviato politiche di marketing, con prodotti in offerta e giornate dedicate a sconti del 10 o del 20%.
 
Cosa succederà adesso?
 
Sarebbe logico ipotizzare che proteggeranno soprattutto la propria filiera, applicando il bollino tricolore soprattutto ai propri prodotti, ai confezionamenti privilegiati dalle singole associazioni di distribuzione...
 
Tra l'altro, cosa non affatto trascurabile, le associazioni dei consumatori non hanno potuto partecipare al tavolo di concertazione per il patto anti inflazione.
 
Avrebbero chiesto controlli di prezzo e qualità, rovinando l'operazione propagandistica.
 
In una nota, l' Unione Sindacale di Base (USB), afferma che "Il Patto anti-inflazione" serve all’industria e alla Grande distribuzione organizzata, non ai lavoratori e ai pensionati.
 
Ai suddetti, per inciso, nessuno ha pensato di aumentare stipendi o pensioni, adeguandole ad un caro vita insostenibile.
 
Al contrario, si tagliano sanità, scuole e servizi, costringendo le famiglie a ricorrere al privato a pagamento.
Anzi, le si colpevolizza e punisce se non hanno potuto comprare un'auto elettrica o non vanno in bici o monopattino elettrico....
 
Scrive USB:
 
"Il prezzo preso a riferimento oltretutto è quello di oggi, che ha già subito il rialzo con percentuali in doppia cifra rispetto agli scorsi anni. Ben altra cosa sarebbe stata prendere a riferimento il prezzo dei prodotti nel periodo antecedente la loro vertiginosa crescita.
 
Il Governo stima un risparmio a famiglia tra i 150 e i 100 euro, senza alcun indicatore affidabile per tale stima, essendo tale iniziativa una prima assoluta, a parte qualcosa di simile messo in piedi dalla Francia nei mesi scorsi. Inoltre sarà ogni singola azienda della GDO a decidere cosa mettere nel paniere dei prodotti a prezzi “calmierati”. La gran parte chiaramente saranno marchi delle stesse aziende della GDO, che potranno dunque vantare il bollino governativo anti-inflazione, incrementando ulteriormente le proprie vendite.
 
Perfino tra gli analisti economici della GDO c’è scetticismo rispetto all’efficacia di tale misura, non essendo l’industria ad abbassare i prezzi. E qui ecco il secondo regalo alle imprese. Aderiscono al Patto i più grandi marchi dell’industria alimentare italiana, i cui prodotti già avevano dei prezzi alti per le famiglie più povere, che potranno godere di tale pubblicità governativa a costo zero, per vendere i loro prodotti a prezzi scontati e riconquistare una fetta di consumatori poveri che negli ultimi anni avevano perso.
 
Come già segnalato da USB al ministro Urso al tavolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri sulle misure antinflazione del governo: qualsiasi iniziativa presa dal Governo rischia di essere vuota campagna pubblicitaria, che nulla apporta alla generale condizione dei redditi delle famiglie italiane, se non si attuano misure legislative per l’aumento dei salari e delle pensioni, per il ripristino e l’estensione del reddito di cittadinanza, per il finanziamento dei servizi pubblici (istruzione, sanità e casa), per il rinnovo dei contratti della PA, per il concreto sostegno alle famiglie strozzate dall’aumento delle rate dei mutui,.
 
Dove prendere i soldi? Proprio da quelle imprese della GDO, dell’industria alimentare e farmaceutica con cui il Governo ha siglato il Patto anti-inflazione, in gran parte multinazionali con sedi fiscali in Paesi con regimi agevolati, che in questi anni di enormi difficoltà economica per i normali cittadini, si sono arricchite generando extraprofitti. Senza un’azione di redistribuzione della ricchezza, che sposti le risorse dai profitti delle imprese e dalle rendite finanziarie verso i salari e le pensioni non ci sarà iniziativa efficace per sostenere i redditi delle famiglie italiane contro l’inflazione." (1)
 
"Il patto anti-inflazione? Solo un’operazione di facciata", chiosa Federconsumatori, suggerendo di contro le seguenti misure concrete.
 
 
 
E questa è solo la premessa.
Monitoreremo la situazione, raccogliendo testimonianze e aggiornandovi.
 
 
 

Agata Iacono

Agata Iacono

Sociologa e antropologa

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