Pepe Escobar - L'Impero del Caos, Ricaricato

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Pepe Escobar - L'Impero del Caos, Ricaricato



Tutta la guerra si basa sull'inganno. Perciò, quando siamo in grado di attaccare, dobbiamo sembrare incapaci; quando usiamo le nostre forze, dobbiamo sembrare inattivi; quando siamo vicini, dobbiamo far credere al nemico che siamo lontani; quando siamo lontani, dobbiamo fargli credere che siamo vicini.

– Sun Tzu, L'arte della guerra





di Pepe Escobar – Sputnik

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

 

L'Impero del Caos è implacabile. Azioni legali, destabilizzazioni, sanzioni, rapimenti, rivoluzioni colorate, false bandiere, annessioni: Il 2025 sarà l'anno dei BRICS – e i partner dei BRICS – come bersagli scelti sotto il fuoco.

L'inestimabile Prof. Michael Hudson ha coniato il “caos” come politica ufficiale degli Stati Uniti. È una politica bipartisan – che attraversa tutti i silos dello Stato Profondo.

In assenza di una visione strategica a lungo termine, e in mezzo alla progressiva espulsione imperiale dall'Eurasia, all'Egemone non resta che scatenare il caos dall'Asia occidentale all'Europa e ad alcune parti dell'America Latina – un tentativo concertato di Dividere e Imperare sui BRICS e di ostacolare la loro spinta collettiva ad affermare la sovranità e il primato degli interessi nazionali.

Già un anno e mezzo fa i Think Tank statunitensi avevano avanzato la nozione di swing states [stati in bilico]. Non nella versione elettorale americana campanilistica, ma nella sua trasposizione alla geopolitica.

All'epoca, tutti e sei i candidati erano membri dei BRICS (Brasile, India, Sudafrica), o potenziali membri o partner dei BRICS (Indonesia, Arabia Saudita, Turchia).

Il codice per gli “swing states” era inequivocabile: tutti questi sono bersagli per la destabilizzazione – come dire che se non rispettate l'“ordine internazionale basato sulle regole”, andrete a fondo.

L'Arabia Saudita, diffidente nei confronti delle sue ricchezze parcheggiate nei mercati finanziari di Londra e New York, sta ancora cautamente coprendo le sue scommesse: teoricamente Riyadh è un membro dei BRICS, ma in pratica non lo è realmente. La Turchia è stata invitata come partner (ma non c'è ancora una risposta ufficiale).

E poi c'è la potenza del Sud-Est asiatico, l'Indonesia, che è stata ammessa come membro a pieno titolo proprio questa settimana – sotto la presidenza brasiliana dei BRICS. Chiamiamolo BRIIICS: il vettore predominante di una ricalibrazione sismica delle placche tettoniche geopolitiche, destinata a rimodellare il commercio, la finanza e la governance.

Il BRIIICS e i partner selezionati stanno configurando una rete formidabile – decisa a riscrivere le regole del gioco: attualmente 10 membri a pieno titolo e 8 partner a pieno titolo – e non solo – rappresentano il 41,4% del PIL mondiale in termini di PPA e circa la metà della popolazione mondiale. Ecco contro chi si scontra l'Impero del Caos.

Immaginate Cina-India-Russia-Iran-Indonesia-Sudafrica-Brasile-Egitto-Arabia Saudita come le perle transcontinentali del mondo emergente multi-nodale. Popolazioni enormi, enormi risorse naturali e potenza industriale, miriadi di possibilità di sviluppo.

Le élite al potere dell'Impero del Caos non hanno nulla da offrire come contrappunto a questa crescente potenza geopolitica – completa di una propria banca per lo sviluppo (che, in effetti, ha bisogno di molto lavoro), di un impegno totale per sviluppare e testare sistemi di pagamento alternativi e di una vasta alleanza commerciale transcontinentale che si propone di eludere progressivamente il dollaro statunitense.

Invece di lavorare sulla diplomazia, sul dialogo e sulla cooperazione, l'Impero del Caos – e l'Occidente collettivo vassallo – “offrono” qualcosa alla Maggioranza Globale: il loro pieno sostegno a un genocidio di pulizia etnica e il loro pieno sostegno a una banda di terroristi in giacca e cravatta di decapitatori “moderati” che prendono il potere in una ex nazione araba sovrana.

Benvenuti al Terrore e al Genocidi R Noi.

 

Nel dubbio, annettere tutto

Sviluppando ulteriormente i risultati ottenuti al vertice dello scorso ottobre a Kazan, i BRICS stanno essenzialmente applicando una strategia di Sun Tzu. Inganno. Nessun grande proclama. E nessuna minaccia diretta all'Impero del Caos, se non il chiaro obiettivo di liberarsi della morsa del FMI e della Banca Mondiale – come nel aumento del commercio in valute locali.

La spinta dei BRICS, lentamente ma inesorabilmente, sta già muovendo altri pezzi multilaterali nello scacchiere, dall'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) all'ASEAN.

I vertici dei BRICS si concentreranno su una triade: la guerra tecnologica contro gli Stati Uniti, l'aumento della quota di commercio globale e la ricalibrazione dei progetti della Belt and Road Initiative (BRI). Sotto diversi aspetti, la BRI è il fulcro dell'approccio cinese ai BRICS.

L'attenzione di Pechino comprende i mercati di tutto il Sud Globale, i BRICS, gli accordi di libero scambio dell'ASEAN e l'APEC (fondamentale per il commercio e gli investimenti nell'Asia-Pacifico). Si dà il caso che l'APEC sia strettamente legata alla BRI. L'attenzione del Presidente Xi per la costruzione e il rafforzamento di un mercato esteso a tutta l'Eurasia è stata concettualizzata per la prima volta dalla BRI, lanciata nel 2013.

Parallelamente, dal 2022 il ministro degli Esteri Wang Yi ha costantemente ampliato la richiesta di Xi di una “nuova architettura di sicurezza in Medio Oriente”.

Per la Cina, ciò significa un classico Equilibrio di Potere: l'Iran come pilastro molto forte, in collaborazione con la Cina in Asia occidentale per contrastare gli Stati Uniti. Nel 2021, la Cina e l'Iran hanno firmato un progetto cruciale di cooperazione economica della durata di 25 anni.

Poi c'è l'energia. Circa il 50% delle importazioni di greggio della Cina proviene dall'Asia occidentale. I fornitori cinesi – di petrolio e gas – sono molto diversificati: Arabia Saudita, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Oman, Kuwait, Qatar e Iran (attraverso la Malesia).

Parallelamente, Pechino non avrà problemi a mantenere QUAD e AUKUS come piccoli fastidi. La svolta della NATO verso l'Asia è fallita in partenza: la Cina sta costruendo rapidamente una complessa strategia di negazione dell'area.

In Africa, l'Alleanza degli Stati del Sahel continuerà a espandersi – e la Francia come potenza neocoloniale è finita. Nel resto dell'Africa, la Nuova Resistenza Decolonizzante inizia solo ora.

L'America Latina, tuttavia, è foriera di gravi problemi. L'Impero del Caos sotto Trump 2.0 potrebbe fare la Dottrina Monroe in grande – oltre al delirio di annettere il Canada, la Groenlandia, il canale di Panama e qualsiasi altra latitudine ignara. Nel complesso, sarà una corsa dura per alcuni nodi selezionati del “cortile di casa”, a parte la devastata neocolonia Argentina.

 

Gestire la sconfitta degli Stati Uniti contro la Russia

Il suicidio collettivo dell'Europa raggiungerà il parossismo – per la totale corrosione di un modello sociale, industriale e culturale.

Il catalogo dei mali comprende la piena demenza woke di Bruxelles, la fine dell'energia a basso costo, la deindustrializzazione accelerata, le economie in caduta libera, il debito impagabile – pubblico e privato – e, ultimo ma non meno importante, nella cosiddetta democrazia del NATOstan, l'assoluto disprezzo della “leadership” della NATO-UE per il cittadino/contribuente medio europeo quando si tratta di imporre tagli severi ai servizi sociali a vantaggio di un aumento delle armi.

La probabile guerra commerciale di Trump 2.0 contro l'UE non farà che accelerare il collasso dell'economia europea.

Prendiamo la Francia, che si trova già in un macello terribile. Il debito francese ora viene scambiato a livelli di spread da Grecia 2012 rispetto ai titoli tedeschi. Oltre il 50% dei 2,5 trilioni di euro del mercato dei titoli di Stato francesi è di proprietà degli avvoltoi globali e del denaro caldo. Non c'è Mario Draghi con il bazooka della BCE a salvare l'euro dalla sua nuova crisi esistenziale. E Le Petit Roi è solo un prigioniero anatra zoppa odiato persino dai sorci di Parigi.

Lo storico, antropologo e demografo Emmanuel Todd, autore dell'innovativo La Défaite de L'Occident (qui la prima recensione in inglese), è uno dei pochissimi intellettuali francesi che comprende davvero le nuove regole del gioco.

In un'intervista stupefacente al portale privilegiato dell'alta borghesia francese, Todd sottolinea l'assurdità di considerare Trump vittorioso “in un'economia a pezzi”; e per di più quando “gli Stati Uniti stanno perdendo una guerra, su scala globale, contro la Russia”.

Quindi, in mezzo a tutto il clamore sull'“iperpotenza di Trump come individuo magico”, Todd ha proposto una formulazione sbalorditiva e cristallina: “Il compito di Trump sarà quello di gestire la sconfitta degli Stati Uniti contro la Russia.”

 

La Siria come Libia 2.0

Beh, tutti noi fattoni di cultura pop sappiamo che gli Stati Uniti continueranno a “vincere” – alla maniera di Hollywood; piuttosto alla maniera della World Wrestling Federation (WWF). Ciò che è certo è che, indipendentemente dai missili di Trump 2.0 lanciati nelle guerre commerciali contro l'Europa e l'Asia, le élite privilegiate dell'Impero del Caos, messe all'angolo, saranno spinte a infliggere danni enormi alla Maggioranza Globale.

La vittoria in Siria li già ha mandati in uno stato di ebrezza – e la mentalità “i veri uomini vanno a Teheran” è di ritorno carica di rivalsa (l'Iran, non a caso, è uno dei principali membri dei BRICS).

Ci sono tutte le condizioni perché la Siria diventi la Libia 2.0. Ma non si tratta di un caso in cui "la casa vince sempre" – innanzitutto perché non c'è una “casa”. Nel vicino Libano, Hezbollah si è già riorganizzato. Resta la prospettiva che, dopo essersi riorganizzati e ri-strategizzati, Hezbollah, Ansarullah in Yemen, una nuova opposizione siriana e l'IRGC in Iran si coalizzino in una formazione diversa e rinnovino la vera battaglia – quella contro Eretz Israel.

Nessuno sa cosa stia effettivamente governando il salafita-jihadista in giacca e cravatta Ahmad Al-Sharaa, già Abu Mohammad Al-Jolani. A vari livelli, l'Occidente collettivo, le monarchie del Golfo Persico e Israele non si fideranno mai di lui e lo riterranno eliminabile. È solo un'utile patacca temporanea.

Al-Jolani è stato l'emiro dell'ISIS di Ninive, l'emiro di Jabhat Al-Nusra e il primo emiro di Al-Qaeda nel Levante. Egli incarna da solo l'intera gamma della propaganda occidentale sul “terrore”. I suoi seguaci sono già furiosi perché non ha trasformato immediatamente la Siria in un emirato islamico.

Se non trasferirà il potere nel 2025 – e non tra quattro anni – a un parlamento, a un governo e a un presidente appena eletti, scordiamoci la revoca delle sanzioni alla Siria.

L'Impero del Caos – per non parlare di Tel Aviv – vuole infatti una Siria nel caos permanente; non certo un governo stabile e rappresentativo che si opponga al furto del loro petrolio, gas e grano.

C'è poi l'incombente scontro frontale tra Eretz Israel e il neo-ottomanismo turco. Il progetto turco di controllare la Siria è a dir poco vacillante. L'Impero del Caos non rinuncerà ai curdi; il Ministero degli Esteri turco sta già ventilando la possibilità di una “operazione militare”. Parallelamente, il denaro arabo non inizierà ad affluire per ricostruire la Siria a meno che Damasco non sia totalmente asservita alle monarchie del Golfo Persico.

 

È tutta una questione di debito – e di produzione industriale

I BRICS sono ovviamente lacerati da gravi contraddizioni interne, che saranno spietatamente sfruttate dall'Impero del Caos. A cominciare dall'Iran, dagli Emirati Arabi Uniti, dall'Egitto e dall'Arabia Saudita (quando i sauditi si presentano alle riunioni) che faticano a raggiungere il consenso sullo stesso tavolo.

A ciò si aggiungono le contraddizioni interne di una potente lobby anti-BRICS in Brasile, persino all'interno del Ministero degli Esteri, che rispecchia la disputa interna iraniana tra gli irriducibili sostenitori dell'Asse della Resistenza e la folla atlantista.

Ciò che più conta, a livello istituzionale, è che Cina-Russia, nella sfera più alta dei BRICS e anche in quella del soft power, continuino a enfatizzare l'uguaglianza, l'armonia e l'attenzione allo sviluppo umano come valori politico-economici cruciali – in totale sintonia con la Maggioranza Globale.

Ciò che non cambierà, anche sotto l'incessante pressione dell'Impero del Caos, è la spinta dei BRICS a costruire un sistema parallelo e realmente democratico di relazioni internazionali. Ciò non implica la costruzione di una controparte BRICS della NATO; anche la SCO funziona come un'alleanza libera. Dopo l'ineluttabile sconfitta americana in Ucraina, la NATO prima o poi imploderà, insieme al suo braccio politico-propagandistico, l'UE.

Il Prof. Michael Hudson, ancora una volta, ha colto nel segno (collettivo). Il nocciolo della questione è il debito estero: “Non c'è modo che i Paesi BRICS possano crescere e allo stesso tempo pagare i debiti esteri che hanno contratto negli ultimi 100 anni e soprattutto dal 1945.”

Queste obbligazioni in dollari sono detenute da élite comprador/oligarchiche “che non vogliono detenere le proprie valute perché i Paesi del Sud Globale e le loro oligarchie si rendono conto che i debiti non possono essere pagati”. Quindi “i Paesi BRICS, per crescere, devono svalutare i loro debiti” e risolvere lo scontro tra interessi acquisiti e interessi nazionali.

Il Prof. Hudson è convinto che “i parassiti nazionali devono essere affrontati” in modo che i BRICS siano in grado di “erigere una nuova struttura commerciale e finanziaria internazionale”. L'Impero del Caos, ovviamente, “si alleerà con i parassiti locali” per fomentare – che altro – il caos, il cambio di regime e il terrore.

Per quanto i BRICS debbano elaborare una filosofia economica concertata – diciamo, realisticamente, nei prossimi quattro anni o giù di lì – la scritta geoeconomica è già sul muro. Dall'inizio del millennio, la produzione industriale statunitense è cresciuta solo del 10%; dal 2019, letteralmente dello 0%.

In confronto, dal 2000 la produzione industriale della Cina è cresciuta di quasi il 1000%, quella dell'India di oltre il 320% e quella della Russia di oltre il 200%.

La NATOstan sviluppata non cresce dal 2019 pre-Covida. L'Europa occidentale ha raggiunto il suo picco nel 2007-8 – e la Germania nel 2017. L'Italia è un caso molto triste: la produzione industriale è diminuita del 25% dal 2000.

A ciò si aggiunga che l'Impero del Caos, rispetto alla Russia, è assolutamente non competitivo nella produzione di armi, e francamente risibile quando si tratta di ipersonica e difesa missilistica.

Una road map fattibile per i BRICS+ e la Maggioranza Globale per contrastare la “strategia” imperiale del caos incontrollato sarebbe quella di accelerare l'integrazione in tutte le sfere; applicare Sun Tzu per aumentare il quoziente di contraccolpo delle mosse di Trump 2.0; e costringere i silos dello Stato Profondo a prendere decisioni sbagliate in serie.

Tale approccio dovrà progredire in sincronia con la strategia “Diversità è Forza” ideata dai BRICS, in cui ogni nazione e partner porta al tavolo comune una ricchezza di materie prime, risorse energetiche, know-how manifatturiero, logistica e, non da ultimo, soft power: complessivamente, i lineamenti di un nuovo ordine equo in grado di dissolvere il caos incontrollato.

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