Per La Stampa la Cina non ha diritto di parola

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Per La Stampa la Cina non ha diritto di parola


 
C’è da rimanere basiti dal livello raggiunto dai giornali Fiat che intendono gestire monopolisticamente le informazioni da filtrare al popolo italiano. Se su Repubblica di Molinari ci siamo espressi ieri, oggi ci concentriamo sui lucidi deliri di Paolo Mastrolilli, inviato de La Stampa a New York.
 

Citando le solite fonti anonime del Dipartimento di Stato Usa, Mastrolilli in un articolo dal titolo "America accusa Russia e Cina: 'False notizie in Italia sul virus" in  estrema sintesi ci dice come dagli Stati Uniti sono molto preoccupati che qui da noi quelli che prima erano bot solo russi ora si sono messi a fare "disinformazione" a favore della Cina. Insomma sono diventanti bot sino-russi con algoritmi bilingue.
 

Interessante affrontare tutte le singole questioni aperte dai lucidi deliri complottisti del Mastrolilli perché ci danno la portata del momento storico e i pericoli drammatici che incorrono in Italia per la libera informazione.
 

Scrive il Mastrolilli citando la fonte anonima che a questo punto è di diritto il principale Ghost Writer del giornale ora diretto da Giannini: "Questa denuncia viene dal dipartimento di stato americano, che ha raccolto le prove di un'alleanza tra Pechino e Mosca per lanciare una campagna di disinformazione nel nostro paese basata sulla risposta all'epidemia di coronavirus".
 

Visto che, come sempre in passato e come viene confermato anche nel caso della pandemia per Covid, le fake news provengono dall’amministrazione nord-americana – con Trump e Pompeo ridicolizzati dalla stessa comunità scientifica del loro paese – e che giornali come La Stampa continuano a fare il solito copia e incolla rendendo virali le bufale made in Usa, siamo rimasti travolti dalla curiosità di leggere il resto dell’articolo.
 

E dalla lettura si scopre che le informazioni sugli algoritmi bilingue dei bot sino-russi provengono dal cosiddetto Global Engagement Center che, riporta il Mastrolilli, nato per contrastare l'Isis si è spostato a monitorare la "propaganda russa". Del resto, gli esperti del centro si devono essere accorti molto presto che i terroristi che hanno distrutto la Siria venivano direttamente fiancheggiati dal loro governo. Da chi, come dichiarato da Bolton apertamente, aspirava in chiave anti Iran proprio ad uno "stato sunnita" cuscinetto tra Iraq e Siria come quello creato dall'Isis e da chi come Hillary Clinton, attraverso le email pubblicate da Wikileaks, tifava apertamente per loro.
 

E allora niente più Isis ma Russia.

 
Ma andiamo avanti nella lettura. Quindi, secondo Mastrolilli, che cita una fonte anonima del dipartimento di stato che si rifà al lavoro di questo Global Engagement Center: "In Italia abbiamo visto account di social media legati che amplificano la narrativa pro-cinese". E prestate attenzione a questo momento perché è un vero capitolo di anti-giornalismo: Mastrolilli, che cita fonti anonime del ministero degli stati statunitensi lo ripetiamo, spiega così il danno che si sta producendo all’informazione in Italia: "Ad esempio rilanciando i tweet del ministero degli esteri cinesi e del Global Times".


Straordinario. Una fonte anonima del ministero degli esteri Usa considera disinformazione una presa di posizione del ministero degli esteri cinese e per il Matrolilli è una notizia su cui fondare un intero articolo complottista.
 

Ma è solo avvicinandosi al finale che raggiungiamo il meglio. "La Stampa ha chiesto al Dipartimento di Stato di approfondire i dettagli di questa campagna congiunta e un'autorevole fonte ci ha risposto così: 'Diffondere la disinformazione sul Covid 19 segue una nota tattica russa di capitalizzare sull'incertezza che la paura della pandemia genera. La narrativa cinese più comune, rilanciata da Mosca, riguarda gli aiuti forniti dall'Italia e la pretesa che Pechino sia il principale alleato di Roma contro il Covid. Il Gec ha analizzato i tweet provenienti da 18 account legati alla Russia [...] le narrative comuni degli account filo russi promuovono le critiche agli Stati Uniti e alla Nato per non aver fatto abbastanza in aiuto all'Italia"


Quindi una seconda fonte (o sempre la stessa con più ruoli?) praticamente è preoccupata da quelle che sono notizie vere inconfutabili che riguardano il supporto immediato e incondizionato di Russia e Cine nel momento del bisogno, mentre l'unico "aiuto" della Nato è stato quello al Lussemburgo con un ospedale di campo che invece che in Lombardia da Taranto è stato portato nel paradiso fiscale dell'Unione Europea nell'indignazione furibonda del sindaco Pd della città pugliese. Ma qui veniamo al senso dell'articolo che dagli Usa hanno fatto trascrivere a Mastrolilli tramite la solita "fonte": da Washington e a ragione hanno timore sempre maggiore e fondato che gli italiani non credano più alle menzogne diffuse da la Stampa e devono portare il livello dello scontro ad una guerra ideologica totale. Ed è per questo forse che il Mastrolilli chiosa quasi con furia: "alcuni account twittano queste falsità oltre cento volte al giorno".
 

Non sappiamo se il Gec stia monitorando l’Antidiplomatico direttamente. Il Global Times e il ministero degli esteri cinese erano, sono e resteranno per il nostro giornale fonti di notizie da diffondere al pubblico italiano, direttamente da Twitter e dai canali ufficiali e non citando vere o presunte fonti anonime per veicolare messaggi come nel caso di Mastrolilli per gli Usa. Se per La Stampa la Cina non ha diritto di parola è riprovevole. Se per censurare la versione di paesi che non si allineano alla versione imposta da Washington si usano fonti anonime del ministero degli esteri che ha diffuso le fake news più gravi degli ultimi trent’anni è semplicemente squallido.


La Redazione

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