Perché gli Stati Uniti attaccano la criptomoneta venezuelana El Petro?

Secondo l’analista politico Basem Tajeldine la disperazione del governo degli Stati Uniti nei confronti del Petro è comprensibile perché la criptomoneta venezuelana ha l’obiettivo di affrontare e superare le aggressioni e sanzioni economiche

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Perché gli Stati Uniti attaccano la criptomoneta venezuelana El Petro?



di Fabrizio Verde
 

Nel mirino di Donald Trump c’è ancora il Venezuela. Il presidente degli Stati Uniti ha infatti firmato un nuovo ordine esecutivo per sanzionare ogni tipo di transazione effettuata con la criptomoneta venezuelana ‘El Petro’. Una misura che secondo quanto rivela l’agenzia AVN sarebbe stata caldeggiata dall’Assemblea Nazionale del Venezuela. Il Parlamento di Caracas si trova ancora adesso in stato di oltraggio nei confronti delle istituzioni costituzionali venezuelane perché ha incorporato tre deputati la cui elezione è stata viziata da brogli. 

 

Il testo firmato da Trump afferma che le nuove misure sanzionatorie si sono rese necessarie perché il governo guidato da Niclas Maduro attraverso la moneta elettronica prova ad «eludere le sanzioni statunitensi con l’emissione di una moneta digitale attraverso un processo che l’Assemblea Nazionale democraticamente eletta del Venezuela ha denunciato come illegale». 

 

L'ordine esecutivo, pubblicato sul sito web della Casa Bianca, vieta a partire dal 19 marzo «le transazioni correlate, la concessione di finanziamenti e altre transazioni da parte di una persona dagli Stati Uniti o all'interno degli Stati Uniti, con qualsiasi valuta digitale rilasciata da, per o per conto del governo del Venezuela a partire dal 9 gennaio 2018».

 

Perché gli Stati Uniti attaccano ‘El Petro’?

 

Secondo l’analista politico Basem Tajeldine la disperazione del governo degli Stati Uniti nei confronti del Petro è comprensibile perché la criptomoneta venezuelana ha l’obiettivo di affrontare e superare le aggressioni e sanzioni economiche del governo guidato da Donald Trump. Insomma, può rivelarsi l’arma vincente di Caracas nella guerra economica scatenata dagli Stati Uniti. 

 

«È naturale l'atteggiamento erroneo e iracondo degli Stati Uniti di fronte a quella che sembra essere una politica di successo, non solo del Venezuela, ma di svariati paesi stanno già costruendo la propria criptovaluta (...) il Venezuela ha dato l’esempio, un paese che ha chiaramente subito blocchi finanziari e commerciali da parte del governo degli Stati Uniti», ha spiegato l’analista.

 

Tajeldine crede che gli Stati Uniti abbiano piena consapevolezza che la criptovaluta venezuelana rafforzerà l'economia nazionale, così che le sanzioni e le aggressioni di Trump che colpiscono il popolo venezuelano non saranno più in grado di incidere negativamente sulla vita dei venezuelani.

 

‘El Petro’ non era un progetto velleitario e fallimentare?

 

La decisione di sanzionare la criptomoneta venezuelana ci dice che la narrazione dominante sul Venezuela ha ancora una volta mistificato la realtà. A dominare la scena sono state ancora una volta le immancabili - quando si parla di Venezuela - fake news. Opinionisti, presunti esperti ed economisti si erano affrettati a dichiarare il progetto di moneta digitale, sostenuta dalle grandi risorse naturali possedute dal Venezuela, come velleitario e poco più che simbolico. Invece, a differenza delle oltre 1.500 criptovalute esistenti nel mondo, El Petro, è l'unica che ha il supporto fisico di 5.342 milioni di barili del campo 1 del Blocco Ayacucho della Fascia Petrolifera dell’Orinoco.

 

Affermavano a reti unificate che questo nuovo e pionieristico bitcoin bolivariano non sarebbe riuscito a risollevare l’economia di Caracas piegata dalla guerra economica e da anni di ribasso dei prezzi del petrolio. Voce principale del bilancio venezuelano. Ma visto il grande successo e l’interesse mostrato da investitori provenienti da ogni angolo del pianeta, il governo statunitense ha deciso di sanzionare ‘El Petro’ smentendo di fatto chi aveva bollato il progetto come propagandistico e fallimentare. 

 

Tre anni di sanzioni contro il Venezuela

 

Negli ultimi tre anni il governo degli Stati Uniti (USA) ha deciso di applicare arbitrariamente sanzioni contro il Venezuela cercando di bloccare ogni tipo di ripresa per Caracas, al fine di cercare una ribellione popolare o un golpe per rovesciare il governo di Maduro democraticamente eletto. 

 

Questo tipo di misure risale al 2015 con l'emissione dell'Ordine esecutivo 1369, firmato l'8 marzo dello stesso anno dall'allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e volto a isolare la nazione sudamericana sulla scena internazionale. 

 

L’ordine esecutiva bollava il Venezuela come una «insolita e straordinaria minaccia alla sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati Uniti». L’azione innescava una serie di sanzioni e misure unilaterali contro i funzionari e le istituzioni statali. 

 

2015

 

9 marzo 2015: l'ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dichiara «emergenza nazionale» a causa della «minaccia straordinaria e inusuale» che, a suo parere, rappresenta il Venezuela per la sicurezza americana.

 

2016

 

28 aprile: il Comitato per le Relazioni Estere del Senato degli Stati Uniti approva una legge per estendere, fino al 2019, le sanzioni applicate dalla nazione nordamericana ai funzionari del governo di Caracas.

 

2017

 

13 febbraio: l’Ufficio di Controllo delle Esportazioni degli Stati Uniti include il vicepresidente esecutivo, Tareck El Aissami, in un elenco di persone legate al traffico di droga, e lo sanziona ai sensi della Legge sulla Designazione dei Capi Stranieri del Narcotraffico.

 

27 luglio: pochi giorni dopo l'elezione dell'Assemblea Nazionale Costituente (ANC), l'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump applica sanzioni contro Tibisay Lucena, presidente del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE); Elías Jaua, ministro della Pubblica Istruzione; Tarek William Saab, Procuratore Generale; Néstor Reverol, ministro dell'Interno, della Giustizia e della Pace; Carlos Alfredo Pérez, direttore della Polizia Nazionale Bolivariana (PNB) e Franklin García, ex direttore della PNB.

 

Al contempo, sono sanzionati Sergio Rivero Marcano, comandante della Guardia Nazionale Bolivariana (GNB); Jesús Suárez Chourio, Comandante Generale dell’Esercito; Carlos Erick Malpica, Tesoriere Nazionale; Alejandro Fleming, ex vice ministro per il Nord America e l'Europa tra il 2015 e il 2016; Rocco Albisinni, presidente del Centro nazionale per il Commercio Estero; Simón Zerpa, allora vicepresidente delle finanze di Petróleos de Venezuela (PDVSA), e Iris Varela, oggi ministro degli Affari Penitenziari.

 

31 luglio: il giorno successivo le elezioni dell'ANC, gli Stati Uniti impongono sanzioni dirette contro il presidente della Repubblica, Nicolás Maduro, congelando i beni soggetti a giurisdizione nel territorio degli Stati Uniti.

 

9 agosto: il Dipartimento del Tesoro sanziona i costituenti Francisco Ameliach, Adán Chávez, Darío Vivas e Hermann Escarrá, così come Érika Farías, attuale sindaco del municipio Libertador; Carmen Meléndez, oggi governatore di Lara; Tania D'Amelio, rettore del CNE e Bladimir Lugo, colonnello della GNB.

 

25 agosto: il governo degli Stati Uniti, attraverso l'ordine esecutivo 13808, vieta alle banche statunitensi di condurre nuove operazioni con il governo o con Petroleos de Venezuela S.A (PDVSA), nonché le transazioni in obbligazioni emesse dallo Stato e dalla compagnia petrolifera statale. La decisione costituisce la prima sanzione diretta a colpire il sistema economico e finanziario del Venezuela.

 

9 novembre: Steven Munchin, Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, annuncia nuove misure coercitive contro Jorge Eliézer Márquez, Ministro dell'Ufficio del Presidente; Ernesto Villegas, Ministro della cultura; Freddy Bernal, Ministro dell’Agricoltura Urbana; e Carlos Osorio, Ministro dei Trasporti.

 

Socorro Hernández e Sandra Oblitas, direttrici del CNE; Carlos Quintero, sostituto del rettore del CNE; Elvis Amoroso, membro dell’Assemblea Nazionale Costituente (ANC); e Manuel Fernández, presidente della Compañón Anónima Teléfonos de Venezuela (Cantv).

 

2018

 

5 gennaio: il Dipartimento del Tesoro applica sanzioni a Rodolfo Marco Torres, governatore di Aragua; Francisco Rangel Gómez, ex governatore dello Stato Bolivar; Fabio Enrique Zavarse Pabón, Generale della Guardia Nazionale Bolivariana (GNB) e Gerardo José Izquierdo Torres, Ministro di per una Nuova Frontiera di Pace.

 

19 marzo: il governo degli Stati Uniti vieta le transazioni correlate, l’erogazione di finanziamenti e altre transazioni con qualsiasi valuta digitale emessa dal governo venezuelano a partire dal 9 gennaio 2018.

 

Lo stesso giorno, il Dipartimento del Tesoro emette sanzioni restrittive nei confronti di William Contreras, presidente della Soprintendenza per la Difesa dei Diritti Socioeconomici (Sundde); Américo Mata, ex presidente della Tuy River Basin Development Corporation Francisco de Miranda (Corpomiranda); Nelson Lepaje, ex capo del Tesoro Nazionale; Carlos Rotondaro, ex presidente dell'Istituto Venezuelano di Sicurezza Sociale (IVSS). 

 

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