Perché i migranti venezuelani continuano a tornare in patria?
Per mesi ci hanno proposto la narrazione di una fuga di massa dal Venezuela. Con numeri che se fossero stati reali avrebbero significato lo svuotamento del paese. Ma l’importante per il solito circuito di media mainstream era screditare il Venezuela, non raccontare la verità di quanto accadeva nel paese. Nessuno ha mai negato ci fosse stata emigrazione. Dopotutto sarebbe stato strano il contrario, visto che il paese è schiacciato da anni di dure sanzioni che mirano a strangolare economicamente Caracas. Senza tener conto dei tentativi golpe e la guerra ibrida condotta contro la Repubblica Bolivariana.
Ma questi aspetti vengono scientificamente occultati. Così come adesso viene occultato il processo contrario. I migranti venezuelani ritornano in patria. Dove saranno seguiti e se necessario curati gratuitamente dal socialismo bolivariano.
Altro aspetto da nascondere. L’opinione pubblica deve credere alle buffonate di Trump sul narco-stato guidato col pugno di ferro dal tiranno Maduro.
Riguardo ai migranti di ritorno in Venezuela la vicepresidente Delcy Rodríguez ha riferito che fino ad oggi oltre 6.000 venezuelani sono rientrati nel paese, lungo il confine con lo Stato di Táchira e più di mille lungo il confine con lo Stato di Zulia.
Ha anche assicurato che la stessa realtà inizia a riflettersi lungo il confine con il Brasile: “I connazionali dal Brasile stanno iniziando a tornare, tutti con le stesse motivazioni… attacchi discriminatori, attacchi di xenofobia che esistono in questi paesi, che è una campagna che è stata alimentata nei suoi inizi dall'estrema destra estremista venezuelana e dal governo dei paesi del cartello di Lima che ha scatenato questa campagna di aggressione contro i nostri compatrioti".
#EnVivo || Pdte. @NicolasMaduro: Uno se hace reflexiones, como el por qué si Colombia es tan chévere, ¿por qué estos venezolanos se regresan a su Patria?
— Vicepresidencia Vzla (@ViceVenezuela) April 15, 2020
A tale proposito, la vicepresidente ha sottolineato che i cittadini di ritorno cercano le politiche del "modello di socialismo bolivariano" che, a differenza dei paesi in cui hanno vissuto di recente, garantisce una salute libera e di qualità a tutta la popolazione, protezione sociale e screening massicci e personalizzati.
La vicepresidente della Repubblica ha poi dichiarato che in altri paesi della regione, devono essere pagati tra i 60 e gli 80 dollari per effettuare il test rapido per rilevare il nuovo coronavirus. Questo non avviene in Venezuela dove l’esame è gratuito.
Il governo ha schierato una squadra al punto di confine tra San Antonio del Táchira e Cúcuta per fornire assitenza alla migrazione venezuelana che decide di tornare nel loro paese di origine. In questo luogo, un Centro di diagnosi globale internazionale lavora con professionisti della salute e ottengono cibo gratuito, test diagnostici per il Covid-19, alloggio e altri servizi. Una volta terminata la quarantena preventiva, saranno in grado di tornare alle loro case.
Inoltre il Venezuela grazie a una lungimirante strategia basata su tamponi effettuati in gran numero, il numero più alto dell’America Latina per milione di abitanti, e un monitoraggio costante attraverso il sistema Patria, è riuscito ad appiattire la curva dei contagi. Insomma, il socialismo bolivariano ha domato la bestia Covid-19.