Perché mischiare Palestina e Covid?
Si, ma perché una manifestazione con quel titolo, tenutasi per il concomitante Global Health Summit G-20 di Roma, è stata surrogata con bandiere palestinesi (oltre che con striscioni inneggianti alla causa curda e all’evergreen “antifascismo” e “antirazzismo”)? Verosimilmente nell’illusione di riempire la piazza e, ancor di più, per mimetizzare l’assoluta identità di vedute degli organizzatori della manifestazione con quelle del Global Health Summit G-20. Neanche una parola, quindi, contro la follia di inaffidabili vaccini che ora si prospettano obbligatori anche agli adolescenti per poter frequentare la scuola (e, a breve, anche per i bambini); neanche una parola su una criminale gestione dell’emergenza che continua a vedere l’imposizione del protocollo “Tachipirina e vigile attesa”; neanche una parola sui tamponi farlocchi sui quali si basano i lockdown; neanche una parola su una dittatura sanitaria che – per dirne una – prevede a Venezia di estendere le norme del lockdown anti-Covid per imporre, per venti giorni, una “zona rossa” per tutelare il G-20. Unico elemento di “dissenso” sulla gestione dell’emergenza Covid, la necessità di abolire il brevetto sui vaccini anti-Covid, già propugnata dal presidente Usa Biden e, quindi, diventata una proposta “rivoluzionaria” per “attirare le masse” che hanno risposto come già detto.
Eppure, se si fosse voluto davvero, unificare la questione Covid alla denuncia delle infamie di Israele (o viceversa) ben altro avrebbe dovuto essere detto. Ad esempio, smascherare la mistificazione di “Israele: primo stato che è riuscito a sconfiggere il Covid”, attestata da sempre più “negativi” e dall’apertura di ristoranti, centri commerciali e discoteche, strombazzata da tutte le TV. In realtà, ottenuta, non grazie ai vaccini, ma abbassando il numero dei cicli di amplificazione ai quali sottoporre i tamponi. Un sistema che, specularmente, ha trasformato in “focolai di Covid” comunità ebraiche ortodosse (come gli antisionisti Haredim) e, verosimilmente, già applicato da de Luca a Mondragone, nel giugno di un anno fa, contro lavoratori stagionali bulgari.
Ma denunciare questo avrebbe richiesto un ripensamento in tutta la “sinistra antagonista” che, invece, resta in prima linea nell’osannare i “vaccini per tutti” e nel tacciare di “negazionismo” chiunque osi criticare questa criminale gestione dell’emergenza Covid. Ad essa dedichiamo quanto scritto da Marx ed Engels nel loro Manifesto e che cioè, quando non si ha una elasticità mentale capace di capire gli imprevedibili sviluppi che il capitalismo impone alla società, “anche coloro che si ritengono socialisti si distinguono dai reazionari solo per la loro pedanteria e per la loro fede fanatica e superstiziosa nelle virtù miracolose della loro scienza sociale”.
*Articolo pubblicato su Pecorarossa.it