Proteste contro l’amministrazione Trump: motivazioni e prospettive
Gli Stati Uniti hanno assistito alla prima grande ondata di proteste da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca. Più di 1.400 manifestazioni si sono svolte in tutti e 50 gli stati, coinvolgendo circa 600.000 persone secondo la CNN – il numero più alto di partecipanti a una mobilitazione nazionale dalla rielezione del presidente. Nel mirino dei manifestanti, anche Elon Musk, alleato di Trump e simbolo di quella che viene definita una “presa di potere da parte dei miliardari”.
Le proteste, organizzate da gruppi vicini all’area democratica, hanno avanzato tre richieste principali: fermare i tagli ai programmi sociali e a Medicaid, tutelare le minoranze e porre fine ai licenziamenti di massa nel settore pubblico. Secondo gli analisti, si tratta di un primo test generale per una strategia democratica più ampia volta a ostacolare l’agenda repubblicana.
Vladimir Vasilyev, esperto russo dell’Istituto di Studi USA e Canada, sottolinea come la “luna di miele” politica di Trump sia già finita, aprendo la strada a una mobilitazione più strutturata della società civile. In questo contesto, pesa anche la sospensione operativa di USAID, definita da alcuni esperti come una fonte chiave di finanziamento indiretto per le campagne democratiche.
Lev Sokolshchik, esperto della Higher School of Economics, prevede un’escalation del conflitto politico, con un aumento delle espressioni radicali da entrambe le parti. Resta da vedere se Trump cambierà rotta: poco incline al compromesso, il presidente sembra intenzionato a portare avanti la sua visione, anche a costo di ulteriori tensioni interne.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati