Quali armi nucleari potrebbe trasferire l'Occidente all'Ucraina
Inchiesta di Svobodnaja Pressa: “Tomahawk” per Zelenskij, piano segreto di Washington e Kiev
di Aleksej Mikhajlov*
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I vertici politico-militari russi hanno rilasciato dure dichiarazioni dopo la pubblicazione sul New York Times della notizia secondo cui funzionari statunitensi ed europei starebbero discutendo la possibilità di trasferire armi nucleari a Kiev. Inoltre, il testo dell'articolo contiene una strana dicitura: requisite all'Ucraina dopo il crollo dell'URSS.
In base al Memorandum di Budapest, Kiev aveva trasferito alla Russia le proprie riserve di armi nucleari. È improbabile che il discorso verta sulla restituzione improvvisa e volontaria di Mosca di testate atomiche all'Ucraina.
È invece possibile che dietro queste velate enunciazioni si nasconda una nuova formulazione politica. «La Russia non ha rispettato la propria parte dell'accordo sul Memorandum di Budapest. Pertanto, restituiremo all'Ucraina il suo arsenale nucleare. All'epoca Kiev ha consegnato a Mosca le testate atomiche. Quindi noi le compenseremo con le nostre scorte».
Naturalmente si può discutere a lungo su come, da un punto di vista politico, sia possibile una simile manovra. Ma è molto più interessante analizzare gli aspetti tecnico-militari del trasferimento di armi speciali a Kiev da parte dell'Occidente.
Un compito insostenibile
Al momento del crollo dell'URSS, in Ucraina c'erano tre distretti militari. Il territorio della repubblica sovietica serviva anche come base per le unità delle Forze missilistiche strategiche e per l'aviazione missilistica strategica. Per questo motivo l'Ucraina disponeva dell'intera gamma di armi nucleari: dalle cariche nucleari strategiche ad alta potenza, ai proiettili di artiglieria armati di testate speciali tattiche.
Già più di una volta, l'Ucraina ha dichiarato di essere pronta a riattivare il proprio arsenale nucleare. E tali dichiarazioni di Vladimir Zelenskij, a fine 2021, erano state proprio una delle ragioni per il via all'Operazione militare speciale (SVO).
Quella secondo cui l'Occidente consegnerà a Kiev armi nucleari, è un'opinione piuttosto diffusa sui social network e i canali Telegram russi. L'Ucraina dirà che si tratta di mezzi di propria produzione. Oppure l'Occidente consegnerà semplicemente i materiali e l'Ucraina farà tutto autonomamente.
In URSS sussisteva un complesso schema per ottenere uranio e plutonio per uso militare. Vi erano impegnati speciali kombinat, centri energetici, istituti, ecc. E, però, tutti questi centri si trovavano sul territorio della RSFSR. Pertanto, l'Ucraina non dispone di capacità speciali per la produzione di materiali fissili bellici. Fa solo sorridere l'opinione secondo cui armi nucleari possano venir prodotte da scorie di combustibile nucleare di centrali atomiche.
C'è anche da dire che l'Ucraina, prima dell'inizio della SVO, disponeva di una potente base scientifica per la produzione di elementi di cariche nucleari da materiali fissili già pronti. È anche vero che non ci fossero laboratori industriali speciali per la loro produzione. Ma, volendo, non è troppo difficile creare tali infrastrutture.
Con l'avvio della SVO, tuttavia, la Russia ha costantemente colpito i centri e gli impianti industriali che avrebbero potuto essere utilizzati per la realizzazione di cariche nucleari. Dunque, Kiev non dispone oggi nemmeno delle capacità minime per costruire una carica nucleare, anche se dovesse ricevere uranio arricchito o plutonio.
E se si studia attentamente la situazione dell'industria nucleare in USA, Gran Bretagna e Francia, si vede come nemmeno là ci sia materiale fissile disponibile. A partire dagli anni '90, quei paesi hanno ridotto sistematicamente tutte le loro linee di arricchimento. A fine anni 2010, tutti gli impianti sono stati chiusi. Negli Stati Uniti, per esempio, già da qualche decina d'anni non si produce più alcun nuovo munizionamento speciale. Stessa situazione per Londra e Parigi.
Vero è che i governi dei tre paesi stanno attualmente cercando di far rivivere la “passata grandezza nucleare” e di riavviare i cicli di produzione di materiale bellico fissile. Ma, anche secondo le stime più ottimistiche, ciò sarà possibile, se davvero lo sarà, non prima del 2027.
Secondo i dati ufficiali della National Nuclear Security Administration statunitense, i due siti di arricchimento del plutonio entreranno in funzione nel 2027. Ma non ci sono dati precisi su quando potranno iniziare davvero a produrre. Per questo motivo, l'Amministrazione dichiara sinceramente che i termini di realizzazione del progetto sono di 25 anni.
E se per il programma di produzione di plutonio, Washington ha almeno delle scadenze preliminari, per quella dell'uranio la situazione è più complicata. 9,5 miliardi di dollari se ne andranno solo per riavviare l'impianto di Oak Ridge; ma non si può dire, ora, quando comincerà a operare.
Miseria europea
Nella situazione attuale, è già chiaro che l'unica variante per Kiev di dotarsi di armi nucleari sia quella di ottenerle dagli arsenali dei paesi occidentali. Ma di quali mezzi potrebbe trattarsi?
Si deve sapere che le armi nucleari hanno due componenti: carica atomica e mezzo di lancio. Presi separatamente, questi due componenti sono praticamente inutili. Operano solo quando siano combinati in un tutto unico.
Al momento, Kiev ha solo tre “alleati”, che possono trasferirle armi speciali: USA, Gran Bretagna e Francia.
E, innanzitutto, occorre tenere conto delle specificità degli arsenali nucleari di questi paesi. Britannici e francesi detengono solo testate ad alta potenza, installate su missili balistici con base marittima. Per la verità, Parigi dispone anche di poco più di 50 missili nucleari basati su aerei.
Pertanto, Francia e Gran Bretagna, quali donatori di armi nucleari per l'Ucraina, sono immediatamente escluse. Tali cariche possono essere trasferite solo come parti di ICBM e Kiev non è in grado di lanciare oggetti simili. Pertanto, l'intero progetto appare avventuroso e va anche notato come, in generale, l'arsenale nucleare di entrambi i paesi sia estremamente ridotto.
Manovre dietro le quinte
Al contrario, gli Stati Uniti, oltre alle armi nucleari strategiche, dispongono anche di un arsenale piuttosto ampio di bombe tattiche B-61. In caso di guerra, e secondo i relativi programmi NATO, gli USA trasferiscono questi elementi ad altri paesi, tra cui Germania, Olanda, Belgio, ecc.
Una caratteristica importante della B-61 è che si tratta di un mezzo sia strategico che tattico. La bomba contiene uno speciale pulsante che consente di regolarne la potenza. I caccia F-16 trasferiti in Ucraina, dopo una veloce modifica e senza particolari problemi, possono diventare vettori di queste armi. Un po' più di tempo occorrerà per modernizzare i MiG-29 ucraini per adattarli alla B-61. Ma questo è un obiettivo alla semplice portata degli specialisti della NATO.
Base della B-61 è la testata W-80, realizzata a fine anni '70 proprio per essere installata sui missili da crociera. I primi a venire dotati del nuovo prodotto sono stati i BGM-109A TLAM-N: “Tomahawk” navali destinati ad attacchi nucleari. I TLAM-N sono stati dismessi dieci anni fa, ma le testate sono state rimosse e utilizzate per realizzare le bombe B-61 nella nuova versione 12.
E, se si studiano attentamente i documenti americani e le fonti pubbliche, si può concludere che non tutto è così univoco. In caso di necessità, la W-80 può essere rimossa dalle bombe aeree e, previa modifica, preparata per essere installata sui “Tomahawk”.
I moderni BGM-109D ed E non possono diventare vettori di testate. La loro struttura non consente di montare gli elementi necessari per l'interazione con la W-80.
E, però, l'arsenale della US Navy dispone tuttora di un numero sufficiente di BGM-109S più vecchi con testate ad alto potenziale esplosivo. In pratica, si tratta degli stessi TLAM-N, che necessitano di poche semplici operazioni per essere trasformati in missili nucleari. C'è di più: in Unione Sovietica si riteneva che, realizzando una versione formalmente «non nucleare» del “Tomahawk”, Washington stesse cercando di aumentare segretamente il proprio arsenale strategico.
E in questa situazione, la richiesta di Kiev di ricevere i "Tomahawk" comincia ad apparire sotto altra luce. Vero è che sorge la domanda da dove l'esercito ucraino potrebbe lanciare tali missili da crociera. Kiev non dispone di navi adatte, mentre il dispiegamento di lanciatori Mk-41 – o anche il “Typhon” mobile - sul territorio ucraino porterebbe a un'immediata e brusca risposta da parte della Russia.
Ma già oggi si può sicuramente affermare che le richieste di Zelenskij per le forniture proprio di “Tomahawk” non sono comparse semplicemente per la stupidità della leadership militare e politica ucraina; fanno parte di un gioco più grosso.
Piano “B”
Proviamo a immaginare dove Kiev potrebbe colpire se ottenesse armi nucleari.
Bisogna sapere che il suo arsenale sarà limitato a due o tre testate nucleari tattiche. Anche se Bankova [quartieri presidenziali a Kiev] avesse a disposizione dei “Tomahawk”, sarebbe insensato colpire la Russia in profondità. Il missile verrebbe abbattuto abbastanza rapidamente. E anche se raggiungesse il bersaglio, i danni per la Russia sarebbero seri, ma ovviamente non critici. Invece, la risposta di Mosca sarebbe estremamente dura.
Nella situazione venutasi oggi a creare, Kiev dispone di una sola variante: colpire le forze russe in Donbass o nella regione di Kursk. Questo, nella speranza di ridurre la superiorità delle forze armate russe in termini di personale e di mezzi e, a determinate condizioni, mutare addirittura il corso della SVO.
https://svpressa.ru/war21/article/439496/
(traduzione fp)