Quando il PD parla di "ingerenza estera" e "Parlamento sovrano"
1778
I piddini sono una categoria antropologica davvero molto interessante, perché riescono sempre a stupirti nei modi più incredibili. Come in questo caso.
Con un breve tweet, e come se nulla fosse, rispolverano il concetto di sovranità da loro sistematicamente osteggiato, demonizzato e sovente paragonato al fascismo.
Riscoprono la centralità di quel parlamento da loro negli anni svilito ed esautorato delle sue prerogative costituzionali in favore del governo di tecnici ed “esperti”.
Diventano d’improvviso fieri paladini dell’indipendenza politica della Repubblica nonostante siano gli stessi che sostengono il principio di un’economia governata dallo spread, accolgono con entusiasmo i ricatti e i diktat europei che impongono provvedimenti criminali come il pareggio di bilancio, l’aumento dell’età pensionabile, la privatizzazione delle aziende strategiche come autostrade, i tagli alla scuola e alla sanità e tutte le altre riforme che hanno condannato l’Italia a un destino di precarietà, deflazione e aumento esponenziale di miseria e disoccupazione.
Con tutta evidenza, quindi, questa gente è perfettamente consapevole di quanto accade intorno a loro. Ma finché le “ingerenze estere” sono compatibili con la loro agenda politica (e funzionali a mantenere il loro potere) sono più che ben accette. Di più, diventano un vero e proprio manifesto politico: “ce lo chiede l’Europa”.
Salvo trasformarsi in patrioti da avanspettacolo non appena c’è da prendersela con il piccolo Stato pontificio, reo di dire la sua su un tema divisivo e che stride con la sensibilità di milioni di cittadini italiani.
Ma non è così che funziona.
La sovranità nazionale o la si difende sempre (e a maggior ragione quando viene calpestata nel nome dell’interesse di un pugno di banchieri) oppure si tace. Diversamente ci si dimostra solamente un branco di pagliacci.