"Quando". Nel piccolo mondo borghese di Veltroni
Di Laura Baldelli, docente di Storia e Letteratura, della redazione di “Cumpanis”
C’è voluta molta pazienza per vedere fino alla fine il nuovo film di Veltroni, tratto dal suo omonimo libro; eppure avevo seguito il consiglio via social del regista Alessandro Negrini che raccomandava, come unica difesa da un film di Veltroni, quella di rivedere un film immenso; perché allora tanto spreco di tempo, energie emotive solo per criticarlo? Ignorarlo non sarebbe stato più saggio?
Ma la stampa lo ha definito un film di amore e politica, una fiaba politica, un racconto miracolistico e lo stesso autore in un’intervista al Bif&st 2023 di Bari, durante la presentazione della prima ha dichiarato: “…un film con uno sguardo innocente, libero, candido, senza le sovrastrutture di chi lo ha vissuto, come quello di un giovane che legge il passato e il contemporaneo, senza giudizio e con occhio benevolo, perché il mondo è cambiato, non rimane sempre lo stesso: non ci sono più la P2, lo stragismo degli anni di piombo, Gladio, i regimi, il muro di Berlino. Non è un film nostalgico, è un film che guarda al futuro perché c’è ancora tanto lavoro da fare e il mondo può cambiare ancora.”
E per fortuna libro e film si fermano al 2015, in quanto pubblicato nel 2017, risparmiandoci il racconto-flash della pandemia.
Dopo un’affermazione del genere non si può rimanere indifferenti, inermi e lasciar correre, questa storia l’abbiamo vissuta in prima persona, non abbiamo abiurato la nostra idea, continuiamo a difenderla e lottiamo contro l’imperialismo culturale, economico-finanziario del neo-liberismo che colonizza il mondo occidentale e con ogni mezzo combatte il multipolarismo di chi lavora per la sovranità economica dei popoli.
Inoltre il film non è “un’autobiografia collettiva di una generazione” come Mirella Serri ha scritto sulla “Stampa”, bensì il pensiero unico tradotto in spot!
Procedendo per ordine occorre anche una critica estetica del “cinema secondo Veltroni”: il film, che ha anche ricevuto soldi pubblici, ha una regia televisiva da fiction con colori saturi e sparati, con un tempo narrativo da favola che risolve, liquidando in un lampo eventi storici epocali, con un uso-abuso del dolly e della musica, senza farci mancare la didascalia educativa, tutta politicamente corretta, cioè a-storica, melò, a-conflittuale, ma oserei anche anti-storica, anti-conflittuale e aggiungo ruffiana, puntando sul “comico riempitivo” di scene-cameo che nulla aggiungono alla storia, ma anche sulle emozioni, scatenate da luoghi comuni scontati e ipocriti come l’immancabile “Bella ciao”, ormai un jingle senza significato.
Il film di Veltroni non ha la dignità cinematografica di “Good-bye Lenin” di Wolfgang Becker del 2003, di cui copia l’idea del risveglio dal coma e trovare un mondo completamente diverso.
Nel racconto miracolistico non poteva mancare la suora-bella, interpretata da Valeria Solarino, della quale non posso che ammirare la sua naturale bellezza, personaggio copiato totalmente dalle fiction televisive.
I dialoghi, infarciti con giudizi politici liquidatori di eventi epocali, sono recitati da Neri Marcorè con voce monotòno…confermando che è di moda il comico che fa politica! Infatti Neri Marcorè, folgorato dalla lettura del romanzo, ha suggerito la realizzazione del film e ha voluto interpretare Giovanni, il protagonista che ai funerali di E. Berlinguer il 13 giugno 1984, dopo un incidente cade in coma e si risveglia dopo 31 anni, come se nulla fosse.
L’esigua trama è una saga del luogo comune, ma non è un film satirico nazional-popolare sul genere dei fratelli Vanzina, neanche il genere di film di Gennaro Nunziante con Checco Zalone che ci descrivono i terribili mutamenti antropologici, dettati dal consumismo e dallo sdoganamento dell’ignoranza da parte delle tv private. Nel film di Veltroni il luogo comune si fa idea, sdoganando e rivendicando l’ignoranza storica! Ci sono frasi recitate con un’inqualificabile superficialità, ma che pesano come macigni e vengono spacciate per buoni sentimenti, percepiti come poesia; una per tutte: nel rimpianto caramelloso del PCI, di Enrico Berlinguer, del popolo comunista con la frase: “l’ideologia era sbagliata, ma non gli ideali, non le persone”.
Veltroni parla di quel popolo-famiglia…quasi chiesa che fu il PCI, vero protagonista del film, ma per sua dichiarazione “senza nostalgia”, perché guarda al futuro. Infatti frettolosamente il suo Giovanni/Marcorè dice: “Non c’è più l’URSS, no non mi manca… c’era già stato lo strappo”.
E questo Veltroni lo chiama lo sguardo candido, senza le sovrastrutture ideologiche, che pensa abbiano i giovani di oggi. Purtroppo questa si chiama ignoranza, significa fare tabula rasa della Storia e della storiografia, significa cancellare identità storiche, eliminare categorie storiche di analisi e giudizio, significa guardare al futuro senza alcuna formazione critica: fragili davanti al revisionismo storico e manovrabili dal mainstream.
Veltroni è stato segretario del PDS e del PD, sindaco di Roma, vice-presidente del consiglio dei ministri, Ministro dei beni culturali, Direttore de “L’Unità”…ed incolpiamo solo Silvio Berlusconi di aver sdoganato l’ignoranza con le sue tv commerciali? Il comico Corrado Guzzanti anni fa ne fece un’imitazione perspicace da rivedere per quanto fu veritiera, ritenendolo più preparato a parlare di vini e di cinema americano, che per risolvere i problemi degli Italiani.
Nel piccolo mondo moderno di Veltroni di borghesi per nulla illuminati, non ci si chiede perché ci sia la disoccupazione, perché scoppino le guerre, perché milioni di persone siano costrette a migrare, non si ricercano le cause, proprio esattamente come tutta la non-politica del PD e della CGIL; ma se non si eliminano le cause, non si estirpano i mali. Infatti non c’è alcuna volontà di creare lavoro e rispettarlo nei diritti dei lavoratori, valorizzare la scuola pubblica, finanziare la ricerca, difendere la sanità pubblica, rispettare e risanare il territorio e costruire la pace nel rispetto della Costituzione.
Sembrano “candidi” ma non lo sono affatto, vogliono che gli altri lo siano per meglio manovrarci, ed ora hanno anche una segretaria che ben li rappresenta.