Rapporto G-20 sulle "imprese sane" è il via libera alla macelleria sociale
Ormai sono sulla bocca di tutti i dati dell'Istat, in un solo anno persi 945.000 posti di lavoro. Potremmo ricordare le parole dell'Ex Ministro Gualtieri: "Nessun Perderà il lavoro", in data 11 marzo 2020. Non spareremo sulla Croce Rossa.
È imbarazzante quando i media addebitano la perdita dei posti di lavoro alla pandemia da Covid-19, quando anni di tagli all'assistenza sociale e l'abrogazione delle tutele per i lavoratori, al minimo segnale di crisi, c'è un'emorragia di licenziamenti.
Ancora più preoccupanti sono i rimedi e gli scenari per il mondo post pandemia, specie in Italia.
Nonostante la perdita di posti di lavoro dal G-20, è arrivato un ammonimento, o meglio dire un diktat all'Italia: aiutare solo le imprese sane.
Cosa vuol dire?
Le misure prese per fronteggiare la pandemia hanno comportato la distruzione di interi comparti industriali facenti capo alle piccole imprese, ergo già i primi licenziamenti, passando per i piccoli artigiani, commercianti, partite Iva.
Insomma chi non ha accesso al credito e chi con i ristori governativi ha potuto a stento sopravvivere, figurarsi mantenere la propria attività.
Le sedicenti imprese sane, sono i grandi gruppi industriali e finanziari che, pur non avendo subito chissà perdite, per ristrutturarsi, non solo prenderanno finanziamenti ma licenzieranno e imporranno, con il soccorso del potere politico, condizioni di lavoro ancora più degradanti.
Che mondo sarà dopo la pandemia, emerge a tratti, a puntate, sui media, con il contentino del tanto sbandierato Recovery fund, in realtà pochi spiccioli rispetto alla gravità della situazione economica come ha confermato più volte il Professor Emiliano Brancaccio.
In verità, come ha spiegato bene, di recente, l'ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis è in arrivo uno tsunami, l'avvertimento del G-20 all'Italia è solo un tuono in lontananza.