Referendum, "non ho votato ma non ho nulla da esultare"

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Referendum, "non ho votato ma non ho nulla da esultare"

Non ho votato, ma non ho nulla da esultare. Poi, certo, col mancato quorum perdono alcune delle figure più squallide del nostro paese: Salvini, Berlusconi, Renzi, Calenda e tutto il gruppo dirigente radicale. La loro sconfitta coincide però con un altro colpo assestato alle nostre istituzioni democratiche, di cui il referendum è parte integrante.

Non c’erano però soluzioni. Gli italiani sono distanti dai processi democratici. Da anni vedono il voto come un esercizio inutile: alle scorse politiche hanno votato prevalentemente per le due forze antisistema (Lega e 5stelle) e ora si ritrovano al governo Mario Draghi. 

Inoltre i quesiti referendari erano troppo lontani dalla sensibilità delle persone, troppo complessi per una discussione senza la mediazioni partiti. 

Permettetemi di aggiungere un altro punto: il referendum serve a ratificare le riforme parlamentari, non funziona, non ha mai funzionato per propiziarle. La legge sul divorzio e quella sull’aborto nascono in parlamento, sono il frutto della discussione politica tra i partiti. Checché ne dicano quei mascalzoni dei radicali i referendum sono venuti dopo.

Paolo Desogus

Paolo Desogus

Professore associato di letteratura italiana contemporanea alla Sorbonne Université, autore di Laboratorio Pasolini. Teoria del segno e del cinema per Quodlibet.

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