Repubblica Turca di Cipro Nord: è davvero nell'interesse dell'Italia non riconoscerla?
In occasione di una sua recente visita a Nicosia dove ha incontrato il suo omologo greco-cipriota, Nikos Christodoulides, il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha espresso l’opposizione dell’Italia alla soluzione dei due Stati alla questione cipriota promossa dalla Repubblica turca di Cipro del Nord (TRNC).
Luigi Di Maio ha affermato che l’Italia "respinge con determinazione” qualsiasi proposta di pace che “non rientri nei parametri degli accordi esistenti e delle decisioni delle Nazioni Unite". Sbattendo così di fatto la porta in faccia alla Turchia e la Repubblica Turca di Cipro del Nord che invece insistono sul fatto che una "relazione di cooperazione" tra due Stati è la loro "nuova visione" che spezzerebbe decenni di stallo negoziale.
Inoltre il presidente della TRNC Ersin Tatar ha dichiarato che non vuole nessun coinvolgimento dell’Unione Europea in alcun colloquio di pace perché ritiene che il blocco europeo non abbia una posizione equilibrata, ma bensì la sua azione sia volta a tutelare gli interessi solo della parte greco-cipriota.
Il ministro degli Esteri italiano ha inoltre espresso “completa solidarietà” alla Repubblica di Cipro per "provocazioni e azioni unilaterali" che danneggiano i diritti sovrani dell'isola e che "non possono essere tollerate".
Insomma, Di Maio ha deciso di assumere una posizione completamente appiattita a quella dell’Unione Europea nei confronti della questione cipriota. Questa è davvero la scelta migliore per l’Italia?
Ignorare la realtà
Chiudere in maniera così brutale a ogni ipotesi di riconoscimento della Repubblica Turca di Cipro del Nord significa semplicemente ignorare la realtà.
La Repubblica Turca di Cipro del Nord è infatti uno Stato sovrano e indipendente che controlla e governa effettivamente un territorio sin dalla sua proclamazione avvenuta il 15 novembre 1983 dal Parlamento turco-cipriota, organismo espressione della libera volontà popolare della Comunità turca di Cipro.
L’esistenza dello Stato turco-cipriota non può essere quindi negata perché ciò equivarrebbe a negare la realtà. Quindi per la cosiddetta ‘questione cipriota’ non ci sarebbe da ricercare alcuna soluzione. Questa c’è già, si tratta di arrivare a una definizione chiara. Oppure provare un’altra strada: la soluzione federale. Una soluzione prospettata dal piano Annan, che tra l’altro presuppone una piena e legittima statualità turco-cipriota nell’Isola.
Le origini della ‘questione cipriota’
Cipro è una questione politica complessa. In definitiva, ruota attorno a un fatto fondamentale: l'esistenza di due popoli distinti sull'isola, vale a dire i turco-ciprioti e i greco-ciprioti, e la loro relazione.
L'isola di Cipro, che geograficamente è un'estensione della penisola anatolica, è stata terra di molte conquiste per la sua vicinanza ai paesi del Medio Oriente e per la sua posizione strategica all'incrocio tra Oriente e Occidente. Cipro ha visto una successione di governanti, vale a dire Assiri, Egiziani, Persiani, Romani, Arabi, Crociati e Turchi che governarono l'isola come parte dell'Impero Ottomano dal 1571 al 1878. Cipro non è mai stata un'isola greca.
È sia utile che importante tenere presente che non c'è mai stata a Cipro una "nazione cipriota" a causa delle distinte caratteristiche nazionali, religiose e culturali di ciascun popolo etnico che, inoltre, parla lingue diverse. È anche interessante notare che sebbene i due popoli avessero vissuto insieme nell'Isola per secoli, non vi furono praticamente matrimoni intermedi e non fu nemmeno istituita una singola partnership commerciale.
Come affermato dal presidente del Vatan Partisi, Do?u Perinçek, in un articolo apparso sulla rivista Limes: «A Cipro non sono ciprioti neanche gli asini. I greci e i turchi dell’isola appartengono a nazioni diverse e a causa di quanto accaduto in passato non hanno alcuna intenzione di convivere. Hanno già deciso in modo irreversibile che non ci può essere un futuro comune».
I greco-ciprioti e i turco-ciprioti vissero in modo relativamente pacifico fino a quando la Grecia ottenne l'indipendenza dagli ottomani nel 1821. L'agitazione greco-cipriota per la cosiddetta "Enosis" (l'unione di Cipro con la Grecia), perpetrata dai greci, fu ulteriormente intensificata con il cambio di amministrazione a Cipro (dai turchi ai britannici) nel 1878. L'obiettivo finale dei greci e dei greco-ciprioti era di cacciare gli inglesi e annettere Cipro alla Grecia e di ellenizzare l'intera popolazione dell'isola.
I greco-ciprioti, in cospirazione con la Grecia, lanciarono una violenta campagna per l'annessione dell'isola alla Grecia nel 1955. L'organizzazione terroristica EOKA, sotto la guida dell'arcivescovo Makarios, uccise indiscriminatamente chiunque, gli inglesi (allora governanti coloniali), i turco-ciprioti e anche alcuni loro parenti, si opponesse all'idea di "Enosis".
Oggi, la questione cipriota può forse essere riassunta così: la repubblica di partenariato formata nel 1960 tra i due popoli di Cipro si è rotta nel 1963. Per il momento, greco e turco-ciprioti vivono separati. Il futuro di Cipro risiede in una nuova integrazione politica o in un rapporto a distanza basato sulla cooperazione volontaria e attiva tra i due popoli, ciascuno al sicuro nel proprio territorio sovrano e ciascuno con i propri costumi, tradizioni e identità?
Il 15 agosto 1996 il Daily Telegraph scriveva: "I turco-ciprioti hanno il diritto costituzionale dalla loro parte e comprensibilmente temono una nuova persecuzione se l'esercito turco si ritira. Quasi in nessuna parte del mondo esiste una pace duratura che non si basi sui diritti delle persone di governarsi da soli”.
Perché nel 1974 l’allora primo ministro turco Bülent Ecevit (kemalista del Partito Repubblicano del Popolo) decise di inviare truppe turche a Cipro?
La Grecia dei colonnelli aveva deciso di attuare l’enosis, ossia l’unione del territorio cipriota con la Grecia. Il 15 luglio del 1974 truppe provenienti dalla Grecia sostenute dalla Guardia nazionale greco-cipriota, con un golpe, rovesciarono il governo dell’arcivescovo ortodosso Makarios e installarono Nicos Sampson, un giornalista nazionalista, come "presidente".
La Turchia decise quindi di intervenire, in base al Trattato di Garanzia, per proteggere la comunità turco-cipriota e garantire l'indipendenza di Cipro.
Nel 1981 il quotidiano greco Eleftherotipia pubblicò un'intervista a Nicos Sampson in cui affermava: «Se la Turchia non fosse intervenuta, non solo avrei proclamato l’enosis, avrei annientato i turchi a Cipro».
La situazione attuale e la posizione dell’Italia
Come abbiamo visto a Cipro abbiamo due popoli, due democrazie e due Stati sull'isola. I negoziati per la soluzione della questione cipriota e l'obiettivo auspicato dovrebbero essere basati su questa realtà.
Perché ostinarsi nel non riconoscere la Repubblica Turca di Cipro Nord o peggio ancora come fa Di Maio appiattirsi completamente sulle posizioni greco-cipriote?
Bisogna poi tener conto di un altro aspetto per quanto riguarda l’Italia: mentre le relazioni tra Italia e Turchia andavano migliorando la Francia tentava di incunearsi nel Mediterraneo orientale attraverso Siria e Cipro. Una strategia avviata da Sarkozy ma portata avanti in maniera decisamente spregiudicata da Emmanuel Macron. Non risale a molto tempo fa la notizia che la Parigi avrebbe deciso di schierare a Cipro i suoi caccia Rafale ed è in trattativa per vendere i suoi caccia alla Grecia.
Un governo italiano deciso e con visione strategica chiara potrebbe procedere al riconoscimento di Cipro del Nord. Una mossa capace di ribaltare il tavolo e spiazzare chi come la Francia cerca di inserirsi nel Mediterraneo orientale, oltre che scompaginare i piani imperialisti dell’accoppiata USA-Israele.