Rompere le catene del vincolo interno
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di Gilberto Trombetta
L’Italia è da decenni un Paese spogliato della sua sovranità.
È iniziata con la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, quando gli occupanti tedeschi furono sostituiti dagli occupanti americani, spogliandoci così della nostra autonomia per quanto riguarda soprattutto le politiche estere.
Come se non fosse abbastanza, una classe dirigente - politica e non solo – ha deciso di cedere anche la restante autonomia decisionale regalando a Bruxelles la nostra sovranità monetaria e fiscale attraverso l’adesione all’Unione Europea prima e all’Eurozona poi.
Com’è possibile che un Paese abbia rinunciato a tutto quello che costituisce le fondamenta di uno Stato libero rispetto a una colonia?
È stato possibile con la complicità anche di quelli che di tale sovranità, sancita nel primo articolo della Costituzione, sarebbero dovuto esserne i garanti.
In Italia abbiamo una pletora di Costituzionalisti che da anni lottano contro la Costituzione stessa. Sabino Cassese ne è uno dei maggiori rappresentanti.
Ma non basta.
Perché da anni quelli che dovrebbero essere i massimi garanti della Costituzione – cioè Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale - e dei diritti in essa sanciti, sono invece i garanti del vincolo esterno.
Succede così che l’attuale presidente della Corte Costituzionale affermi, come se fosse normale, «l’indiscutibile supremazia del diritto comunitario su quello nazionale».
Per riconquistare il nostro sacrosanto diritto all’autodeterminazione, cioè per rompere le catene del vincolo esterno, è necessario rompere prima le catene del vincolo interno rappresentante da tutte quelle persone che da decenni lottano indefessamente per privarci di tutto quello che la Costituzione ci aveva invece garantito.