Scuola pubblica di Bari: iPAD Apple o te ne vai
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Dispositivi Apple obbligatori e se non ti adegui devi cambiare scuola.
È questo l’incredibile, vergognoso diktat rivolto a studenti e genitori di una scuola pubblica di Bari.
Acquisto obbligatorio di un iPad personale a carico della famiglia, con costi (in “convenzione”) che oscillano da 470 a oltre 700€ per ogni alunno. Un’imposizione inaccettabile che esclude tassativamente l’utilizzo di dispostivi equivalenti (i ben più economici Android) e obbliga i nuclei familiari a sopportare spese costosissime sotto una pesantissima minaccia: l’obbligo per chi non si adegua di cambiare scuola (e compagni).
Un ricatto bello e buono, perpetrato in ossequio al Piano nazionale per la Scuola digitale approvato dal governo e consumato ad esclusivo vantaggio di una grande multinazionale americana, la Apple, leader del settore e nota per i suoi prodotti sofisticati ed extra lusso. Con buona pace della scuola pubblica ed egalitaria, del diritto allo studio e della Costituzione. Legge fondamentale dello Stato stuprata ancora una volta in nome del mercato grazie al paravento farlocco della “rivoluzione digitale”.
Ma c’è il comodato d’uso gratuito per chi ha l’ISEE basso diranno i soliti piddini benpensanti.
E chi è giusto un pelino sopra la soglia minima di decenza che farà? Come potranno sostenere una spesa simile le coppie con un solo genitore lavoratore e un paio di figli?
Come se non bastassero i rincari stellari di energia e carrello della spesa. L’ennesimo atto di bullismo consumato ai danni degli studenti (i più deboli ovviamente) - già penalizzati da due anni di scriteriata gestione pandemica e costretti alla totale rottura delle relazioni sociali in nome della DAD e a continuare ad indossare le mascherine in classe mentre il mondo intero se ne è liberato - e del sistema scuola nel suo complesso.
Un’istituzione ridotta alla fame da decenni di sistematici tagli alla spesa e depotenziamenti strutturali e curricolari. Perché crescere giovani cittadini liberi e pensanti è oramai una minaccia allo status quo. Servono consumatori, soltanto quelli. E chi non può consumare che torni serenamente al lavoro minorile. E adesso cari presidi e docenti continuate a raccontarci quanto siete belli e bravi. Un vero presidio di democrazia e inclusione. Sì, ma al contrario.