Se la democrazia, partecipazione e Bilanciamento dei poteri diventano ostacoli al militare
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di Federico Giusti delegato cub
La difesa nazionale e quindi la costruzione di infrastrutture militari sui territori dovrà essere di esclusiva competenza dello Stato.
Una proposta di legge da tempo presentata in Parlamento, a firma di Fratelli d'Italia, prevede che caserme, basi militari, centri di addestramento non siano in futuro soggetti al rispetto dei vincoli ambientali come previsto oggi dalle leggi regionali.
In sostanza, con l'arrivo del Riarmo europeo, Regioni, Comune e Province, dovranno farsi da parte e non mettere bocca sugli insediamenti militari, siamo davanti a una Proposta di legge ben più insidiosa della sacralizzazione urbi et orbi , in linea con il revisionismo storico imperante, del sottomarino della X MAS (FdI vuole sacralizzare il sommergibile della X Mas - HuffPost Italia, XIX Legislatura - Lavori - Progetti di legge - Scheda del progetto di legge)
tanto che la Commissione Difesa della Camera, come riportato da Il Fatto Quotidiano del 9 Marzo, vorrebbe discutere ed approvare in gran fretta questa proposta di legge anche per l'imminente inizio dei lavori per la base del Tuscania tra Pisa e Provincia.
La proposta di legge è quindi arrivata, dopo mesi, in Commissione con l'obiettivo di approvarla in tempi rapidi ed escludere ogni studio preliminare, e vincolante, sull'impatto ambientale degli avamposti militari.
Detto in altri termini, se un'area ha come destinazione di uso proprio l'ambito militare non sarà soggetta, a legge approvata, al rispetto dei vincoli ambientali, diventerà materia di esclusiva competenza dello Stato, avvolta nella segretezza propria di un'opera nevralgica per la sicurezza nazionale e andrà avanti speditamente verso la realizzazione.
Se prendiamo il caso della base del Tuscania, che si svilupperà tra Pisa e Provincia, si capisce la importanza di questa proposta di legge per velocizzare i processi di militarizzazione e poco importa se un poligono o una caserma nascerà nell'area di competenza di un Parco. E ove non basteranno i fondi a disposizione si potrà completare l'opera, con qualche opera di compensazione, attingendo dal fondo per il recupero della aree dismesse guadagnando la eterna riconoscenza delle comunità locali che dopo anni di attesa vedranno strade nuove, edifici recuperati e ampia valorizzazione dei terreni e degli immobili.
Nel paese delle tante, troppe, servitù militari, estromettere le amministrazioni locali, e con esse la cittadinanza, dai processi decisionali o dalla semplice verifica degli impatti di alcune opere, potrebbe portare a disastri ambientali, a congestionare territori ritenuti nevralgici senza alcuna valutazione sugli effetti che questi processi potrebbero avere sulla fauna, sulla flora e sulla salute dei cittadini.
Quanto accaduto in Sardegna dovrebbe invece valorizzare i percorsi democratici e gli strumenti di controllo, lo studio degli impatti ambientali
E non dimentichiamo come il recupero e l'ampliamento delle basi dismesse abbia rappresentato nel tempo anche un grandissimo business, siamo davanti a innumerevoli problemi che non riguardano solo l'ampliamento delle basi militari nel nostro paese ma anche a dei percorsi atti a favorirne la dislocazione con procedure accelerate, senza lo studio sugli impatti ambientali e temiamo anche in deroga a numerose norme, ad esempio quelle in materia di appalti. La militarizzazione dei territori procede a ritmi serrati e sotto i nostri occhi.