Sentiment analysis: il vaccino russo Sputnik V
di Francesco Galofaro e Marco Pondrelli - Marx 21
Ci occupiamo oggi del dibattito sul vaccino russo Sputnik V. È sempre più chiaro infatti il fallimento della strategia europea e italiana per le vaccinazioni, sempre che di “strategia” si possa parlare. Essa sia basa su un misto di mercato, competizione nell’accaparrarsi le dosi e preclusione ideologica verso i “nemici dell’occidente”, ovvero Russia e Cina. Così, mentre alcuni Paesi hanno già vaccinato la totalità della popolazione o ci sono vicini, l’Italia arranca: in certe regioni si stanno vaccinando i prof, altre arrancano ancora nel coprire la fascia degli ottantenni.
Vediamo subito la fig. 1. Mostra una netta prevalenza dell’atteggiamento positivo nei confronti del vaccino russo. Anche tra i critici, quelli al di sotto del valore di -0,2 sono una manciata. Se guardiamo le parole chiave utilizzate dai sostenitori del vaccino (fig. 2), il sintagma ricorrente è “prima dose”. Sempre nuovi Paesi infatti si aggiungono alla lista degli utilizzatori dello Sputnik V.
Spicca il nome di San Marino: grazie al vaccino russo, la Repubblica del Titano ha vaccinato tutti i cittadini. In risalto anche Gaza, che nella giornata del 22 febbraio ha ricevuto 20mila dosi dello Sputnik dagli Emirati Arabi Uniti.
Anche un’occhiata ai tweet che esprimono un sentimento negativo è molto esplicativa. La maggior parte sono state generate dal seguente tweet, rilanciato centinaia di volte:
“Ho sentito bene al TG? L’Europa su ordine di Biden non acquisterà il vaccino russo SputnikV ? Ma siamo seri? Ora la salute ha i colori della politica? Se questo vaccino funziona, funziona! E io ho diritto di sceglierlo. Caxxo c’entra Biden? Siamo diventati tutti zerbini! UE”
Dunque, il sentimento di rabbia dei post più critici non è diretto verso il vaccino russo, ma contro coloro che fin qui lo hanno deliberatamente ignorato.
Figura 3