Si elogia Israele per i vaccini, ma negarli ai palestinesi è un crimine di guerra
Lodi, elogi, applausi per Israele da parte dei media occidentali per la campagna vaccinale anti Covid-19, per la sua velocità ed efficienza. In primis, bisognerebbe dire che Israele ha pochi milioni di abitanti ed è più facile mettere in piedi una campagna a tappeto per le vaccinazioni.
Quello che è stato occultato è l'ennesimo crimine perpetrato ai danni dei palestinesi, esclusi dai vaccini.
Israele, riconosciuta dall'Onu come potenza occupante, non può esimersi dai suoi obblighi e doveri.
La questione è stata spiegata bene dalla stessa stampa israeliana: “Secondo la Quarta Convenzione di Ginevra, Israele, se è considerata una potenza occupante, è tenuta a fornire vaccini ai palestinesi in Cisgiordania e Gaza. La Convenzione obbliga una potenza occupante a importare le forniture mediche necessarie, inclusi medicinali, vaccini e sieri, quando le risorse del territorio occupato sono inadeguate".
Le Nazioni Unite riconoscono inequivocabilmente Israele come potenza occupante sia su Gaza che sulla Cisgiordania. Ad esempio, nel 2004, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione vincolante 1544 , esplicitamente "[r] eiterando l'obbligo di Israele, potenza occupante, di attenersi scrupolosamente ai propri obblighi e responsabilità legali ai sensi della Quarta Convenzione di Ginevra relativa alla protezione dei civili Persone in tempo di guerra del 12 agosto 1949 ". La questione sembra chiara, ci sarebbe poco da discutere,.
Tuttavia, Israele nega di essere la potenza occupante, almeno per la questione di essere obbligato a rispettare le Convenzioni di Ginevra. Tuttavia, questa affermazione non è solo smentita da numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, lo è anche dalla stessa condotta di Israele in Palestina.
Intanto, l'Onu attraverso Tor Wennesland, nuovo coordinatore speciale dell'organismo mondiale per il processo di pace in Asia occidentale, durante una riunione del Consiglio di sicurezza, ha ribadito: "Le Nazioni Unite continuano a esortare Israele ad aiutare ad affrontare i bisogni prioritari dei palestinesi ed a sostenere la disponibilità del vaccino COVID-19 più in generale."
Wennesland ha fatto riferimento alla massiccia campagna di vaccinazione condotta dal regime israeliano nei territori occupati, che esclude la popolazione palestinese, e ha invitato le autorità israeliane a mantenere "lo stesso livello di impegno e cooperazione per quanto riguarda la consegna dei vaccini" ai palestinesi.
Il diplomatico norvegese ha espresso preoccupazione per gli impatti economici della pandemia sulla vita dei palestinesi, e ha ricordati che il costo della vita e dei mezzi di sussistenza nei territori palestinesi occupati rimane elevato, in particolare nella Striscia di Gaza assediata.