Stravincere e sopravvivere: le origini del conflitto ucraino

Stravincere e sopravvivere: le origini del conflitto ucraino

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<<E' in genere l'impulso a “stravincere” che innesca nuove guerre>>

Luciano Canfora

 

Nello sforzo di tantissimi intellettuali occidentali che provano a dare una spiegazione razionale alla guerra in Ucraina, certamente merita una menzione speciale l'opera di Benjamin Abelow intitolata “Come l'Occidente ha provocato la guerra in Ucraina”.

Si tratta di un testo breve e scorrevole (davvero un grande merito in un panorama editoriale dove le opere di politica internazionale sono troppo spesso prolisse e ferraginose se non addirittura involute nei ragionamenti proposti) che prova a fare luce della crisi in corso partendo da una visuale soprattutto legata alla politica di sicurezza europea che è indissolubilmente legata alle decisioni prese dai paesi occidentali uniti nella NATO, ovvero quella particolare alleanza militare  nata alla fine della Seconda Guerra Mondiale in funzione antisovietica e che con la caduta del Muro di Berlino si è trovata senza avversari e in definitiva senza più una ragione sociale per continuare ad esistere. E il  motivo della sua esistenza non poteva che essere quello di trovare un nuovo nemico a cui confrontarsi: la Russia, erede storica dell'ormai abbattuta Unione Sovietica era l'ideale.

Da qui parte la tesi di Benjamin Abelow che vede la Russia non colpevole di aver riportato la guerra in Europa e che anzi incolpa l'Occidente di aver provocato la Russia fino a spingerla ad invadere l'Ucraina come estrema risorsa per porre un argine all'aggressività della NATO. L'Alleanza Atlantica, secondo l'autore, si è allargata ad Est inglobando sostanzialmente tutti i paesi dell'ex Patto di Varsavia e rimangiandosi le promesse fatte ai russi che i paesi dell'est europeo sarebbero sempre rimasti neutrali.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso del Cremlino è stata la dichiarazione della Nato (risalente al 2008) che spalancava le porte della Nato alla Georgia e all'Ucraina. Ma nonostante i ripetuti avvertimenti di Putin ormai la piccola palla di neve aveva iniziato a rotolare dalla cima della montagna diventando una valanga inarrestabile con la rivoluzione di Majdan che ha visto i filo occidentali prendere il potere a Kiev nel 2015.

Nella ricostruzione di Benjamin Abelow viene posto l'accento su due elementi fondamentali e poco conosciuti: la costruzione di batterie missilistiche formalmente antimissile e dunque con scopi difensivi in Polonia e Romania. Batterie missilistiche avversate dai russi perché considerate idonee a sparare anche missili da crociera d'attacco a meno di 1000 km da Mosca in linea d'aria. Altrettanto importante secondo la tesi dell'autore le dichiarazioni d'intenti e i memorandum firmati da Washington  (a titolo bilaterale e formalmente non impegnando gli altri paesi della Nato) e la nuova Ucraina post Majdan che rendono di fatto Kiev alleata degli USA anche dal punto di vista militare.

Tutto il resto è cronaca che si può leggere sui giornali.

Molto pregevoli in questa opera sono le vaste citazioni di autori di assoluto prestigio quali John Marsheimer, Stefan F. Cohen e George F. Kennan per citarne alcuni e la bibliografia comodissima e utile.

Infine davvero azzeccata e anticonformista la scelta dell'editore Fazi di affidare la prefazione ad uno storico dell'epoca classica come Luciano Canfora che infatti non manca di stupirci - e farci riflettere - individuando forse una legge eterna della storia, quando dice che la causa di questa guerra come di tutte le guerre è l'impulso a “stravincere” di chi era uscito vincente dai conflitti precedenti. Una verità questa certamente meritevole di ulteriori approfondimenti e riflessioni che spero Canfora decida di regalarci.

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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